Una serata di emozioni con il mito dei Deep Purple: a Pordenone oltre quattromila spettatori travolti dal grande rock
Bandane e t-shirt per i fan di ieri e di oggi al parco San Valentino: l’avvio con Highway Star accolta da un boato, poi due ore senza fiato

PORDENONE. Bandane e T-shirt con l’icona stampata di Ian Gillan: venerdì 30 giugno i ragazzi degli anni ’70 e i ventenni in cerca di leggende del rock erano in fila alle 16, davanti ai cancelli del parco San Valentino a Pordenone: pronti all’abbraccio ai Deep-Purple.
“Primo alla meta da Reggio Emilia”. Giuliano Ferrari 58 anni ha parcheggiato la moto dopo 380 km per il Pordenone Blues & Co. Festival 2023. «Primo concerto nel 1982 – ha rievocato – e non sono nostalgico: adoro la musica e basta». I veterani fanno la coda con l’“amarcord” degli anni ruggenti dell’adolescenza. «Sono “diparpliano” da 50 anni – ha raccontato Gianlauro Lauretani – con gli amici nel Trevigiano. Suonavo con “Gli agorà” negli anni d’oro del rock: incisi 200 dischi e tutti regalati».

Il popolo dell’hard rock e dell'heavy metal abbraccia la sua leggenda senza età, anche con i capelli grigi che spuntano dalle bandane copiate da Roger Glover.
«I Deep Purple sono energia allo stato puro anche per me che ho 11 anni e suono per Rai2 – ha detto Nicolò Cannizzaro guardato a vista dal papà –. Da grande farò il musicista». Due cuori e la stessa passione: Aldo e Virginia Marconato in trasferta da Ponzano Veneto. «Nel 1976 ci siamo innamorati al Golden Park di Postonia con le canzoni dei Deep – cavalcano l’onda romantica a 67 e 64 anni Aldo e Virginia –. Non ci siamo più lasciati e per noi Ian Gillan è la vita».

Lo slogan. “I Deep Purple sono rimasti i Depp Purple”. Ci credono Carlo Bragato in arrivo da Caorle che a 62 anni è il sosia di Mal e anche i “rokkettari” Roberto e Franco Scaboro, Roberto Sabatin, tutti pensionati in trasferta da Mirano e dintorni. «Arriviamo da Feltre perché siamo cresciuti con quella musica del rock duro». Daniela Cargnel e Maurizio Arnoffi hanno i capelli bianchi e il sorriso senza età.
«Da Udine solo per amore – confessa Mina Cavallaro – del mio fidanzato Flavio Marcon, ma la passione è per i Kiss». Dal 1968 non tradisce il rock duro della band: Giorgio Giusti ha una fedeltà che cavalca i secoli. «Ho conosciuto questo gruppo musicale rock quando ero ancora un teenager – racconta -. Mi piace la musica rumorosa che entra nel corpo, quando ho saputo che con il tour erano Pordenone ho preso al volo l’occasione di sentirli dal vivo. Alla loro età hanno ancora la voglia e l’energia di esibirsi e questo è incredibile: per il concerto lascio la moglie a casa».
Le storie si intrecciano tra i fan in attesa di vibrare come non mai di fronte alle leggende del rock. La fila, il controllo dei biglietti poi dentro. Oltre quattromila cuori, un incontro tra vecchi amici, un bicchiere, un piatto di pasta, qualche chiacchiera. Poi l’attesa, fino al primo buio. La colonna sonora d’introduzione, l’arrivo della band sul palco sottolineato da un boato. L’attacco a pieni decibel con Highway star. Suoni, chitarre, voci, che si mischiano come se il tempo non fosse mai passato per questi miti della musica. Si parte a tutta e non si toglie il piede dall’acceleratore per quasi due ore. Indimenticabili “Smoke on the Water”, “Hush“, “Child in time“, per fare esplodere emozioni”. —
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