Una piano per la sua gente: sempre piú albergo diffuso

di LAURA PIGANI
Una presenza importantissima per la Carnia, per il Friuli e non solo. Leonardo Zanier aveva quella rara capacità di lasciare un profondo segno in qualsiasi campo si cimentasse. Aveva idee lungimiranti e fino all’ultimo istante non ha mai smesso di pensare e progettare. Con un occhio di riguardo nei confronti della sua terra, la sua Comeglians e la frazione di Maranzanis in particolare, dove era nato il 10 settembre del 1935.
Lascia i figli Luca e Andrea, avuti dal primo matrimonio, la figlia Elisa, nata dall’unione con l’architetto italo-svizzero Flora Ruchat Roncati, sua compagna per oltre 40 anni e morta nel 2012, e la figlia di quest’ultima, Anna. E, in Friuli, lascia il fratello Marino, che risiede a Comeglians nella frazione di Povolaro, e la sua famiglia. L’ultimo saluto a Leonardo Zanier sarà reso domani, martedí, alle 10, al crematorio di Lugano con una cerimonia laica.
«Era un grande uomo, un grande sindacalista e poeta, che ha dato tanto non soltanto alla Carnia e al Friuli, ma al mondo» sintetizza Barbara Giannelli, insegnante di Budoia e grande amica della famiglia Zanier, che ha raggiunto i familiari a Riva San Vitale. I versi che più lo rappresentano, secondo l’amica di vecchia data, sono quelli di “Domani”, tratti dalla celebre raccolta “Libers...di scugnî lâ”,: “Domani…/non è una parola/domani/è la speranza/non abbiamo che lei/ usiamola/ facciamola diventare/ mani/ occhi e rabbia/ e vinceremo la paura». Perché anche se il suo stato di salute lo aveva costretto a passare lunghi periodi in ospedale, la sua mente continuava a essere un fulcro di idee. «Ho la testa di un quarantenne» diceva a Barbara quando lei gli leggeva le notizie sulla Carnia e le commentavano insieme. «Aveva una voglia infinita di vivere – racconta Giannelli, che non nasconde le lacrime, via via che i ricordi emergono – nonostante le complicazioni sanitarie: la sua scomparsa lascia un vuoto enorme».
Sua l’idea dell’albergo diffuso in Carnia, maturata dopo un’esperienza a Zurigo. Progetto condiviso dalla moglie Flora e dall’architetto Carlo Toson, per il quale lui era come un secondo padre. «Sono cresciuto con lui – spiega Toson –, era amico di mio papà ed era una presenza fissa a casa nostra, a Povolaro. Quello dell’albergo diffuso era il grande sogno di Leo, nel quale sono entrato nel 1978, a 20 anni. Flora è stata la mia mentore, quella che mi ha insegnato il mestiere». Sull’albergo diffuso «ha combattuto tanto» argomenta Toson, che ha raccolto l’intera storia dal’78 a oggi in un volume, ora su Amazon. «Il progetto – sottolinea l’architetto – non riguardava soltanto l’ospitalità, ma il rilancio di tutte le attività della Carnia. Una prima realizzazione si è avuta negli anni Ottanta a Sauris, sebbene calata dall’alto, con l’amministrazione che acquisì ruderi per sistemarli». Negli anni Novanta, invece, il progetto prese vita a Comeglians, a Maranzanis, «quando la cooperativa di proprietari ottenne i finanziamenti europei e creò il primo nucleo di alloggi». Anche l’abitazione di famiglia di Leo, casa di Pasca, era stata destinata ad albergo diffuso. In occasione della sua ristrutturazione, nel 2012, «nella copertura sono state inserite pianelle di cotto e strisce di maiolica verdi e azzurre per dare un senso di apertura verso il mondo» ricorda Giannelli, che non può fare a meno di aggiungere: «Per la sua Carnia aveva ancora molti altri progetti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto