Una famiglia ebraica nel Friuli storico: la storia dei Luzzatto raccontata in un libro

Valerio Marchi tratteggia le vicende a cavallo di due secoli Il volume sarà presentato oggi a Palazzo D’Aronco a Udine

PAOLO MEDEOSSI

Mamma Fanny affrontò il lungo viaggio da Udine per arrivare a Quarto, sobborgo di Genova, dove in un fermento di ardore ed emozioni Garibaldi stava per partire con i Mille, tra i quali 22 friulani. Lei cercava il suo ragazzo, Riccardo, 18 anni, che in gran segreto aveva deciso di esserci. La vide spuntare a sorpresa tra la folla, la abbracciò e disse: «Non chiedermi nulla. Io vado. Mi sentirei morire a dover disobbedirti». Altri padri, madri, sorelle si aggiravano tra le camicie rosse finché apparvero i due vapori, pronti per salpare verso la Sicilia. Riccardo venne accolto nella settima compagnia, composta da universitari e comandata da Benedetto Cairoli. Ma a riportar tutti con i piedi a terra fu il burbero buono Nino Bixio che a Luzzatto, sognante e intrepido, urlò: «Lazzarone, datti da fare. Bello star a veder faticare gli altri! » .

Questa scena, avvenuta nel 1860 e piena di sentimenti patriottici, ebbe un incredibile seguito quasi sessant’anni dopo quando Riccardo Luzzatto, vigoroso ultrasettantenne, decise di partire ancora una volta per il fronte della Grande Guerra. C’era un disegno da completare e lui, nonostante l’età, non volle restare a casa. Se a Quarto era mamma Fanny a cercare di dissuaderlo, nel 1915 fu tutta la famiglia, nipotini compresi, a dirgli che era una follia. Invece lui, giurista insigne trasferitosi da tempo a Milano, abile avvocato, uno dei principi del foro, esponente del partito radicale, deputato, fece ancora di testa sua e diventò un tenentino da prima linea meritandosi medaglie ed elogi. Fu il nonnetto del nostro esercito sul Carso distinguendosi nell’agosto del 1916 nella presa di Gorizia. La sua vicenda patriottica e politica, unica e singolare, intrecciata di ricordi, aneddoti e memorie (in cui si definiva “un interventista democratico” essendo la guerra, a suo avviso, un mezzo necessario), fu sintetizzata nella frase “Dal Volturno a Gorizia”, quella scolpita nella cappella di famiglia nel cimitero udinese di San Vito. Un monumento in stile gotico, ora triste e abbandonato, situato accanto all’ingresso di via Martini, luogo dove andare se si vuole conoscere le vicende di questa famiglia fatta di personaggi notevolissimi, a cominciare da mamma Fanny e dal suo cucciolo in camicia rossa.

Una storia analizzata, e ricostruita con la passione di chi sa unire i vari momenti di esistenze estremamente interessanti, nel libro I Luzzatto del Friuli. Una famiglia ebraica tra il Risorgimento e l’Unità. Pubblicato dall’editrice La Nuova Base (con la prefazione di Fulvio Salimbeni e un ampio apparato fotografico) ne è autore il professore Valerio Marchi, che da anni perlustra, analizza e narra la presenza ebraica in Friuli attraverso ricerche e studi che mettono in rilievo aspetti inediti dandone un resoconto organico e completo, come in questo caso nel quale i Luzzatto diventano l’esempio fondamentale per illustrare l’apporto dato dalle comunità israelite al Risorgimento. Un’azione non priva di ambivalenze e posizioni discutibili, com’è inevitabile in ogni percorso umano, ma sempre animata da passione, convinzione e dedizione.

Gli ebrei, che videro chiudere l’ultimo ghetto nel 1870 dopo la presa di Roma, maturarono la consapevolezza piena che il loro riscatto fosse inscindibilmente legato al riscatto nazionale italiano. E non mancarono di appoggiare fino in fondo i suoi protagonisti, Garibaldi in testa. «Non per niente – annota Marchi – i gesuiti attaccarono regolarmente non solo gli ebrei, ma anche il generale denunciandone le collusioni con la Sinagoga e il giudaismo massonico». C’è un capitolo significativo, intitolato “Da Mosè a Garibaldi”, tutto da leggere e su cui riflettere, come potrà avvenire oggi, giovedì 23, quando il libro sarà presentato, alle 18, nel Salone del popolo, a palazzo D’Aronco, in occasione della Giornata della memoria. Con l’autore, interverranno il sindaco Pietro Fontanini, l’assessore Fabrizio Cigolot, il presidente della Fondazione Friuli, Giuseppe Morandini, mentre Alessandra Pergolesi leggerà alcuni brani.

Non c’è solo Risorgimento in questa narrazione. Le origini dei Luzzatto in regione vanno cercate tra Trieste e Gorizia (con le prime presenze a Udine a inizio Ottocento) e la loro fortuna economica era dovuta al commercio e all’industria della seta. È così possibile parlare di una dinastia romantica e intraprendente, che subì difficoltà e vessazioni infinite sotto gli austriaci. Il papà di Riccardo, Mario, venne anche arrestato e deportato in una fortezza, ma la sua Fanny non si arrese.

A Udine faceva volare piccioni con le ali dipinte di rosso e verde, cuciva bandiere tricolori e lei portava il rivoluzionario cappello “alla Ernani” (quello dell’Eroe dei due mondi), come facevano le sue amiche con le quali aveva creato un circolo, chiamandolo Bazar Garibaldi. E Mazzini scrisse loro da Londra: “Sorelle, stategli sempre vicino”. –

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