Un viaggio di speranza verso la Russia con quel desiderio di diventare genitori

fabiana dallavalle
Scrive il poeta Kahlil Gibran: “I tuoi figli non sono figli tuoi, sono i figli e le figlie della vita stessa. Tu li metti al mondo ma non li crei. Sono vicino a te, ma non sono cosa tua. Puoi dar loro tutto il tuo amore, ma non le tue idee. Tu puoi dare dimora al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita nella casa dell’avvenire dove a te, non è dato entrare neppure con il sogno. Puoi cercare di somigliare a loro, ma non volere che essi assomiglino a te, perché la loro vita non ritorna indietro e non si ferma a ieri. Tu sei l’arco che lancia i figli verso il domani”.
Di chi è un figlio? La saggezza dell’età dovrebbe farci rispondere “di chi lo ama”. Chi ha fatto l’esperienza dell’adozione sa bene che non basta generare un figlio per essere madre o padre e che la genitorialità è un viaggio. Sempre.
Monica Godio è l’autrice de “Il futuro che verrà. Come se fosse da sempre”, edito da Vertigo. Un libro in cui il tema dell’adozione è trattato con la forma di un racconto molto delicato. Che cosa significa adottare un figlio? Da dove si parte e dove si vuole arrivare? A che cosa si è disposti per giungere al traguardo? E soprattutto, quali sono le aspettative della maggior parte delle persone? Sono queste le importanti questioni a cui seguono altrettante meditate riflessioni regalate ai lettori che avranno modo di chiedersi: quando si diventa realmente genitori? Qual è il momento in cui nasce una famiglia?
“Spesso – scrive l’autrice, che vive a Rive D’Arcano dal 1983 – per quell’abbraccio, per quell’incrocio di sguardi, per quell’amore totale e incondizionato occorrono anni. Perché quando si sente il desiderio di adottare un bambino, o di prendere in affido un minore in difficoltà, si intraprende un percorso a ostacoli la cui fine può essere spesso lontana”.
La storia inizia con un viaggio verso la Russia. Monica e Viviano sono un uomo e una donna che con pazienza e caparbietà si scontrano con l’indifferenza delle istituzioni, i ritardi della burocrazia, il caos della legislazione internazionale, ma che allo stesso tempo possono contare sul sostegno delle associazioni, sulla generosità di persone di buon cuore e su professionisti competenti. La storia del nostro Paese in cui le relazioni umane sono la “banca” a cui attingere in uno Stato che è spesso contro il cittadino.
Una storia vera, ma che sembra un romanzo per l’irrealtà della vicenda umanissima che racconta, narrata con molta onestà e senza retorica, né recriminazioni. Una storia che può essere una guida, una raccolta di consigli ed esperienze per infondere coraggio a tutti coloro che vorrebbero iniziare un percorso di adozione, compiendo un meraviglioso gesto d’amore. Monica Godio , che ha lavorato con minori e adulti come consulente socio-sanitaria, e per tredici anni nella prevenzione e nel recupero dei tossicodipendenti segnala, attraverso la sua testimonianza, che “adottare un bambino è un gesto speculare al metterlo al mondo e che l’abbandono scava un solco che comunque rimane”. Traversie, difficoltà burocratiche, un sistema che spinge a rinunciare. Ma conforta sapere che alla fine i due genitori protagonisti e le loro figlie, adottate e amate, ce l’hanno fatta. “Tutti insieme affrontiamo ogni giorno il “tempo”, condividendo “ieri”, sostenendole nell’“oggi” e preparandole al “domani. Il lavoro – scrive ancora Monica Godio – è sempre duro eppure l’energia si rigenera giorno dopo giorno e l’avventura continua…A coloro i quali desiderano realizzare un sogno come il nostro voglio augurare di cuore buona fortuna, ma ricordate, spesso siamo noi gli artefici delle nostre fortune. Non mollate mai! E non permettete a nessuno di scoraggiarvi: volere è potere”. —
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