Un viaggio con testi e foto per scoprire e raccontare la montagna
Il volume è intitolato Dolomiti. Un paesaggio tutelato. Gli scatti sono di Cicchetti e la prosa di Bortoluzzi

Un libro due narrazioni. Protagonista la montagna raccontata attraverso un doppio linguaggio: le fotografie di Manuel Cicchetti e la prosa di Antonio Bortoluzzi. “Dolomiti. Un paesaggio tutelato” (Marsilio Arte editore, pp. 244, euro 50) è un progetto editoriale articolato in una pubblicazione ma anche un percorso espositivo per dare voce ai luoghi, al lavoro, alla presenza umana e di infrastrutture, alla poesia e all’etica del vivere un’area estesa fra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
Territorio fra i più raccontati e visitati al mondo. Un arcipelago di vette complesso e maestoso, imponente e fragile, mosaico naturale unico e prezioso che suscita da sempre stupore e incanto, dichiarato Patrimonio Unesco dell’umanità tutelato e da tutelare, con cura, rispetto e responsabilità. Le splendide immagini della forza maestosa della materia di Manuel Cicchetti, 144 scatti scelti con rigore fra gli oltre 500 realizzati durante un andare dal passo letto ma con lo sguardo attento a cogliere la potenza dell’ambiente in stagioni diverse. Montagna né iconica né romantica, ma vissuta dalla presenza umana, anche quando è fenomeno di overtourism. «La roccia per me è materia – spiega Cicchetti– fondamentale fonte di ricerca nella quale la luce determina la capacità di raccontarne le forme nella potenza scenica. L’immagine nasce prima di tutto nella mia mente in un rigore di masse, linee e colori che assieme trovano armonia espressiva».
Sorprendente e raffinata la composizione editoriale, il cuore del volume rivela la prosa cesellata di Antonio Bortoluzzi, cantore della montagna che è anche lo scenario di molti dei suoi romanzi. Viaggio visivo e letterario alla scoperta di luoghi vissuti, plasmati e custoditi dall’uomo, dove natura e cultura si fondono in una relazione armoniosa e in continuo divenire in un intreccio di diverse lingue, tradizioni unite nell’etica di rispetto e umiltà dei montanari, anche in un presente nel quale in alcune aree il turismo è diventato il sostentamento prioritario, a volte rivelante un approccio predatorio.
Palpabile la complicità di visione e ricerca degli autori seppur nelle diversità di formazione. Bortoluzzi da sempre abituato al passo in salita e alla durezza del lavoro delle mani, nato in un piccolo borgo in Valturcana nella conca dell’Alpago (Bl). Cicchetti cittadino, abituato alla verticalità metropolitana milanese, ha imparato l’amore per le cime da bambino. Entrambi narratori attratti dalla grandiosità dei panorami dolomitici e dai segni della presenza umana, rivelano la delicata armonia tra l’opera del tempo e dell’uomo, tra persistenza e trasformazione, nel respiro delle stagioni.
Le parole di Antonio Bortoluzzi scavano nella memoria e nelle tradizioni delle comunità dolomitiche. I testi restituiscono voce a un sapere antico, fatto di gesti misurati e di relazioni fondate sulla responsabilità. Sono storie di vita quotidiana, di lavoro nei campi e lungo i pendii, di cura silenziosa per un ambiente fragile. Con uno stile sobrio ma profondo, Bortoluzzi ci invita a osservare i luoghi con occhi nuovi, riconoscendo nell'equilibrio tra scoperta e protezione la chiave per immaginare un futuro sostenibile.
«C’è una profondità di tempo da cui le Dolomiti vengono e ci parlano – spiega lo scrittore –, che ha a che fare anche con la loro composizione geologica. Vita congelata arrivata fino a noi da 200 milioni di anni fa». Un libro dunque etico e poetico, divulgativo e formativo, in viaggio in mondi simili nella cura della tutela e fra diversi idiomi, dal ladino al tedesco, dal friulano all’italiano.
Dalla rutilante mondanità di Cortina d’Ampezzo, sede delle Olimpiadi invernali nel 2026, alle atmosfere schive di gesti e parole di Tramonti di Sopra e Claut in Carnia o nelle aree bellunesi, ai paesaggi sia nascosti e ritirati sia noti e ammirati di Trento e Bolzano. Le fotografie del volume saranno in mostra a Belluno dal 4 ottobre a Palazzo Crepadona. Un’unione di differenze nel segno della scoperta di una nuova bellezza della montagna.
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