Il Premio Friuli Storia a Irina Scherbakova: la scrittrice russa trionfa con “Le mani di mio padre”

La giuria dei lettori ha scelto l’autrice di Mosca con il 55% dei voti. Ha convinto il suo saggio autobiografico. Secondo Fumian e terzo Corn

Valerio Marchi
Irina Scherbakova con la copertina del suo saggio
Irina Scherbakova con la copertina del suo saggio

Una volta selezionate le tre opere finaliste da parte della giuria scientifica (presieduta da Tommaso Piffer e composta da Elena Aga Rossi, Roberto Chiarini, Ernesto Galli della Loggia, Ilaria Pavan, Paolo Pezzino, Silvio Pons, Andrea Possieri e Andrea Zannini), la più vasta giuria popolare di un premio di saggistica in Italia, con 360 lettori sparsi in tutta Italia, ha fatto la sua scelta.

La XII edizione del Premio Friuli Storia è stata vinta, con il 55% dei voti, da Irina Scherbakova, autrice del libro “Le mani di mio padre. Una storia di famiglia russa” (Mimesis 2024, con traduzione di Stefano Vastano), mentre pochi voti hanno fatto la differenza fra il secondo e il terzo classificato: nell’ordine, “Pane quotidiano. La creazione dell’invisibile mercato mondiale del grano tra XIX e XX secolo” di Carlo Fumian (Donzelli 2024) e “L’Italia occupata 1917-1918. Friuli e Veneto orientale da Caporetto a Vittorio Veneto” di Gustavo Corni (Gaspari 2024).

Gli studi storici su Caporetto e Vittorio Veneto sono copiosi, ma è merito di Corni essersi addentrato – tramite fonti d’archivio austro-germaniche e italiane, una ricca produzione diaristica e pubblicazioni di esponenti della vita amministrativa – in uno scenario non debitamente valorizzato dalla storiografia, ovvero il ventaglio di rapporti occupanti-occupati, fra gli estremi dell’odio e della compassione. L’interesse dell’autore per il tema risale agli anni ’80, ed è recente la sua decisione di tornare su un capitolo che non era stato concluso. Quest’opera consente ai lettori di accostarsi sia a frangenti storici di alto rilievo sia a stati d’animo individuali significativi.

Dal canto suo Carlo Fumian ha offerto, al pari della vincitrice, un collegamento con il 2022: infatti, al tempo dell’invasione russa in Ucraina – e, dunque, del coinvolgimento di due dei maggiori esportatori di grano – stava lavorando al suo saggio e si attendeva grandi ripercussioni su traffici e prezzi, ma così non è stato. Partendo da questa considerazione, egli ha individuato momenti storici, luoghi cruciali e meccanismi del processo grazie al quale, tra Otto e Novecento, è sorto un mercato globalizzato capace di assorbire anche i colpi più duri. Il tema potrebbe apparire meno attraente di altri, però l’autore, senza mai rinunciare all’analisi puntuale e alla ricostruzione scrupolosa dei fenomeni storici nella loro complessità, lo fa apprezzare con chiarezza e semplicità.

Ma veniamo alla vincitrice, che lasciò la Russia – provando, come ci ha confidato, rabbia, impotenza e disperazione – quando Putin, nel 2022, lanciò un’aggressione su vasta scala non solo contro l’Ucraina, ma anche, sciogliendolo, contro Memorial (l’associazione per i diritti umani e lo studio delle repressioni in epoca sovietica Memorial, di cui lei era responsabile del lavoro educativo e di sensibilizzazione). In quello stesso anno le è stato conferito il Nobel per la pace.

Nata a Mosca nel 1949, Scherbakova è cresciuta nell’era successiva alla morte di Stalin, quando il terrore di massa era finito ma le sue tracce erano ancora profonde, con uno Stato che si opponeva ad ogni riflessione sul passato e vietava di menzionare il gulag nella sfera pubblica: da qui la decisione di dedicarsi alla raccolta delle testimonianze delle vittime dei gulag e, in generale, dell’oppressione sovietica e russa.

Tutto, nel libro, è ricollegato a precisi eventi e contesti che ci fanno attraversare un secolo di “grande storia”, a partire dalla Rivoluzione bolscevica del 1917: ma si tratta dello sfondo, o del palco, su cui si agitano i componenti della famiglia dell’autrice (oltre che, ovviamente, altri personaggi). È una famiglia ebraica di origini ucraine, e non per caso l’opera offre anche quadri riferiti all’antisemitismo in varie epoche e circostanze.

Nella sua prefazione, Stefano Vastano ha efficacemente definito l’opera «una suggestiva autobiografia familiare, e al contempo un dossier corale sulla politica e sulla cultura russa dagli inizi del XX secolo sino ai deliri neo-imperiali e agli incubi di guerra nella Russia putiniana»: una Russia intrisa – ci ha spiegato l’autrice – di un nazionalismo aggressivo, incentrato su una memoria mitizzata di Stalin e della vittoria nella Seconda guerra mondiale.

Il Premio è realizzato con il contributo di Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Fondazione Friuli, Banca di Udine BCC, Comune di Udine e Poste Italiane Spa. La cerimonia di premiazione è in programma a Udine il prossimo 25 ottobre. 

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