Alla riscoperta di Morricone: quando il suono diventa storia
Loprieno dirige l’Ensemble Symphony Orchestra. L’appuntamento in piazza Libertà ad Azzano Decimo

«In Friuli troviamo un pubblico molto attento, ci veniamo sempre con piacere»: Giacomo Loprieno dirige l’Ensemble Symphony Orchestra “Alla scoperta di Morricone”, domani, lunedì, alle 21 in piazza Libertà ad Azzano Decimo, in chiusura della Fiera della Musica. «Uno spettacolo fortunatissimo – prosegue il direttore d’orchestra ligure – che ogni anno si rinnova nella scaletta. Prendiamo per mano lo spettatore e lo guidiamo dagli anni ’60 ai giorni nostri, tra una pellicola e l’altra, utilizzando una voce narrante, e la musica si incastona in questo racconto con solisti di altissimo livello. È un viaggio continuato di due ore dove l’ascoltatore si perde e si ritrova dopo aver visitato tante meraviglie che Ennio Morricone ci ha lasciato».
In che modo è una scoperta?
«Affianchiamo brani famosissimi come “Nuovo Cinema Paradiso”, “La leggenda del pianista sull’oceano”, “Per un pugno di dollari”, “Mission” a film meno noti ma con colonne sonore altrettanto belle, per farle scoprire al grande pubblico. Il nostro intento è divulgare la sua musica, abbiamo realizzato circa sessanta colonne sonore fino ad oggi, ne restano altre 440 da raccontare e da far ascoltare. Chiaramente le rielaboriamo, le rendiamo più attuali, diamo sonorità e ritmi più vicini alle orecchie del pubblico di oggi, però mantenendo fedele la melodia e la struttura che il Maestro ha scritto».
Si tratta di temi entrati nel Dna della collettività?
«La cosa incredibile è che ai nostri concerti, che sono sempre sold out, trovi ragazzi di 25 anni come persone di 70. Forse il 25enne non ha visto “Il buono, il brutto, il cattivo” eppure certi temi li ha dentro. La musica di Morricone ha la stessa potenza di grandi compositori da Beethoven a Puccini e Verdi. Ci sono melodie che sono eterne e lui ne ha scritte molte. Il pubblico forse non sa neanche che sono sue, però le riconosce quando è lì seduto in platea».
Quanti elementi sul palco?
«Sono 35, tra cui cito il violino solista Attila Simon (Cirque du Soleil), il primo violoncellista Federico Covre, meraviglioso sul tema de “La Califfa”, il soprano Anna Delfino che ha una voce incredibile. Ma quasi tutti gli elementi diventano solisti in un brano o nell’altro».
Il ruolo del direttore d’orchestra?
«Più mitizzato che altro, la figura classica che tutti immaginano, severo con la bacchetta, è un cliché. Il vero lavoro si fa durante le prove, creando lo spettacolo e instaurando fiducia reciproca con i musicisti. Il direttore è uno dei tanti dell’orchestra, ha il compito di guidarli. Poi durante lo spettacolo bisogna essere convincenti, allora lì diventa importante l’espressione del viso, del tuo corpo, i movimenti».
Con l’Ensemble avete collaborato con tanti big.
«Abbiamo cominciato nel 2010 decidendo di abbandonare la musica classica per portare la nobiltà dell’orchestra al servizio di artisti come Allevi, Sting, Bocelli, Battiato, Pooh, Cocciante, Nile Rodgers & The Chic, Kylie Minogue, Bersani, Tozzi, Brunori... Uno dei nostri pregi è di essere versatili e prestarci a tutte le forme della musica, conferendo un valore aggiunto».
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