Un legionario friulano da Maseris a Saigon

Alessio Alessandrini ha romanzato l’avventurosa vita dell’emigrante Antonio Dell’Angelo

Da Maseris, frazione di Coseano, a Saigon in Vietnam dopo una vita avventurosa e coraggiosa di emigrazione e piena di slanci passionali, in cui il cuore e gli incontri che da esso derivano hanno sempre un ruolo fondamentale. Protagonista è un animoso friulano che dovette cambiare anche nome e cognome perché da Arturo Dell’Asíno diventò Antonio Dell’Angelo quando, arruolatosi nella Legione straniera, fu costretto a cancellare il passato. Tutto questo lo si può leggere in un romanzo che ricostruisce liberamente una vicenda vera, rimasta nei ricordi e nell’immaginario del paese dove tutto ebbe inizio con la nascita di Arturo-Antonio, avvenuta l’8 giugno 1928. A mettersi sulle sue tracce, non solamente con gli strumenti della fantasia (come, a esempio, faceva Emilio Salgari), ma ripercorrendone proprio i luoghi visti e ascoltando i testimoni della straordinaria odissea è stato Alessio Alessandrini, scrittore veneto di Summaga di Portogruaro, già autore di altri intensi romanzi. Con “Il legionario. Storia di amore di emigrazione” (Sismondi editore, 12 euro), completa un dittico friulano aperto con “La tedesca”, in un intreccio che si concludeva nel 1945.

La prima parte del racconto è dedicata a Maseris dove secoli fa erano andate a vivere le famiglie scese da oltre il Tagliamento e in particolare da Vito d’Asio, Pielungo e dai borghi della val d’Arzino. In friulano Arzino si dice “Asín” ed ecco allora che i nuovi arrivati vennero chiamati “Chei dell’Asín”, con successiva italianizzazione in Dell’Asíno, cognome che si trova solo nella zona di Coseano proprio per marcare l’origine di quel gruppo di famiglie. Chiamarsi cosí non doveva essere facile se il cappellano a un certo punto propose loro di cambiare cognome per evitare scherzi e scherni contro i figli a scuola. Ma il papà di Aurelio-Antonio disse di no e cosí lui rimase Dell’Asíno in Friuli e in giro per l’Europa quando cominciò a fare l’emigrante. Decisione presa dopo un amore complicato per una ragazza del paese, spaventata dal suo carattere troppo impulsivo. Volle allora partire e andare in Francia. Aveva solo 18 anni. Alessandrini, nel romanzo, ripercorre passo dopo passo i tragitti di chi allora doveva attraversare le Alpi da quasi clandestino. Sono pagine interessanti, anche in chiave attuale, per capire come avveniva quel tipo di emigrazione e a quali rischi, fatiche e sfruttamento ci si sottoponeva. Per gli italiani il soggiorno e il lavoro in Francia si erano fatti durissimi: su di loro incombevano l’accusa e l’infamia di essere un popolo di traditori dopo che Mussolini s’era alleato con Hitler. Il nostro piccolo eroe non si spaventò arrivando prima a Parigi e poi in Alsazia, a Mulhouse, dove andò a lavorare in una miniera di potassio, trovando anche l’amore rovente di una donna appassionata, finché lei decise di sposarsi con un capetto per trovare sicurezza economica piú che affettiva. Arturo-Antonio diede fuori di matto e la scenata di gelosia poteva costargli la prigione e l’espulsione. Decise allora di arruolarsi nella famigerata Legione straniera, finendo prima in Algeria e poi nella giungla vietnamita, dove si combatteva la guerra d’Indocina. Anche lí il ragazzo di Maseris incrociò lo sguardo d’una dolce ragazza asiatica e si innamorarono, infrangendo la regola che impediva ai legionari di avere rapporti con la popolazione.

C’è la violenza della guerra e c’è tenerezza con la comprensione dell’altro nel capitolo asiatico in cui Alessandrini conclude il lungo viaggio tra realtà e leggenda, avendo avuto al proprio fianco la moglie, Emanuela Ortis, friulana di Maseris, e quanti gli hanno raccontato, frammento dopo frammento, questa storia straordinaria, ricomponendola come in un puzzle, finché diventa un affresco corale dedicato a un uomo avventuroso, che aveva sempre sognato di formare una famiglia felice. Lo capisce, ripercorrendo in un lampo la sua vita, mentre la brezza muove gli eucalipti attorno all’ospedale militare e la sera del 5 giugno 1954 scende su Saigon.

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