La poliedrica Demetra lancia il suo ultimo Ep: «Mi ispiro a Bob Dylan»
Da pochi giorni sulle piattaforme sei brani ricchi di folk. L’attrice e performer udinese sta girando anche un film

“Not for sale”, non in vendita. Come non è in vendita la visione artistica di Demetra Bellina, attrice, musicista, performer udinese – «Rifuggo dall’inseguire le mode dell’attimo e faccio ciò che mi va», dice chiaramente – da poco sulle piattaforme con un Ep a sua firma ricco di folk: “Not for sale”, per l’appunto.
I titoli sono sei: Mary Was a Lamb, Only Dancing, Don’t You Come Around, Loverz, Count on Me, Not for Sale. «C’è scritto country, per specificare il genere, ma preferisco folk», spiega lei, un’instancabile ragazza del 1995 immersa in molte discipline che la rendono completa. Recita, canta, suona.
Non mi dica che pure balla?
«Mi sono iscritta a un corso di danza classica, sì. Un vecchio tarlo che rode da quand’ero piccina. In realtà da bimba mi esprimevo attraverso l’atletica: salto in alto. Devo ancora avere una penna premio con scritto sul fusto “Quarto classificato regionale”».
E così si è ritrovata travolta dal sound. Quando?
«Con naturalezza. Mio papà Michele era un musicista. Aveva una stanza in soffitta dove componeva e registrava, ma non amava poi divulgare l’opera sua. Ricordo un album bellissimo. A quattordici anni mi regalò una chitarra dicendomi: “Impara a suonarla”. Amavo il pianoforte, al tempo, cominciai a conoscerlo a sei anni appena vidi Mozart nel film “Amadeus”».
Altre eccellenze? Così le mettiamo tutte assieme.
«Canto lirico. Ci provo, eh. In realtà mi mancava. Tutto serve, non crede?».
Assolutamente. Similitudini musicali col papà?
«Lui scriveva in italiano, io in inglese. Lui suonava il blues, comunque».
Radici folk, dicevamo. Se le dico Bob Dylan?
«Mitologico, le rispondo. Diventò insostituibile da quando ascoltai le sue canzoni. Un pomeriggio stavo in ufficio da mamma e sfogliai per caso un bloc-notes dov’erano appuntate le migliori canzoni dal 1945 al 1995. Nessuna di queste mi sfuggì e Bob divenne un idolo assoluto».
Torniamo alla musica: solista o band?
«A Udine eravamo i “Lola and the Bills”». Talvolta mi esibivo solamente con chitarra e voce».
Adesso a Roma?
«Ora sono sola con varie partecipazioni di musicisti a ogni concerto. Alcuni di loro hanno registrato l’album».
Quindi non le piace finire dentro uno schema, se ho ben capito?
«Proprio no. Il discorso commerciale a volte è riduttivo: questo chiede la gente e questo ti impongono di fare? No. A questo punto, allora, è meglio non vendere. Se tutti facessimo la stessa cosa, magari guidati dall’intelligenza artificiale, sai che noia. Pile di dischi tutti uguali».
Perché scrive i testi in inglese. Come li pensa?
«L’abitudine di un ascolto. Poca musica nazional popolare, lo confesso, nella mia compilation. Penso i testi in inglese direttamente. Credo che la mia degli anni Novanta sia una generazione molto americana. Amo i film in lingua originale e le canzoni, certo».
La sua raccolta personale è corposa?
«Una cinquantina di brani, a spanne. Molti sono andati persi».
Ne ha scelti sei…
«Sì, ne è passato di tempo, però. I discografici volevano sempre metterci mano e io dicevo niet, per cui il progetto sfumava ogni volta. Un buon destino finalmente si è palesato sotto forma di un produttore, Fernando Alba della “Maqueta Records”, il quale mi aveva notato durante l’intervista a proposito di un film mentre sostenevo che il “folk gode di una specie di vita eterna”. Lui mi chiamò confidandomi: “Anche a me piace il folk, registriamo un album?”».
Col suo “Not for sale” lei Demetra fluttua in tutte le piattaforme del globo. Volendo acquistarlo?
«Arriverà il vinile, sicuramente. Il cd ormai è defunto».
Lo sta promuovendo?
«Andrò a suonare in giro, ovvio, cominciando da Roma. Ho già cominciato».
Udine?
«Magari. Se qualcuno mi volesse con il mio amico chitarrista Giovanni Grisan, è con me sul palco dal 2014. Lui ha aperto il mio recentissimo show romano e verrà in Friuli, in caso spunti una data».
Di cosa parla “Not for sale”?
«Non c’è un pensiero comune, non essendo questo un progetto strutturato per diventare disco. Io non scrivo mai con un’idea. Colgo sensazioni del momento. Prima arriva la musica, quindi le parole. Osservo e concretizzo. Un modo alla “On the road” di Kerouac, senza voler essere presuntuosa».
Sta girando un film?
«Forse». (Sorride, quindi è un sì).
Quello con lei protagonista quando uscirà?
«Indicativamente a novembre». —
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