Un intreccio di ricordi e di testimonianze per ritrovare Terzani
Il docu-film “Il viaggio della vita” al Visionario. Il regista: «La sua voce valore aggiunto di questo lavoro»

«Volevamo raccontare Tiziano Terzani attraverso la sua inconfondibile voce, partendo dall’inizio, intrecciando la sua vita agli avvenimenti di cui fu testimone, cominciando dalle sue origini.
Un bambino povero, destinato al mestiere di suo padre, che riesce invece a fare il ginnasio, il liceo, la Normale di Pisa, lavora alla Olivetti e poi viaggia e racconta il Vietnam, la Cambogia, la Cina, Hong Kong, Singapore, la guerra, il socialismo, la rivoluzione, il capitalismo.
Il titolo “il viaggio della vita” è stato suggerito dal figlio di Tiziano, Folco perché quello di Tiziano Terzani è stato un viaggio incredibile, perché la sua vita ne contiene tre di vite: quella del corrispondente di guerra, quella dell’uomo che ha dei dubbi e quella dell’uomo di pace».
Il regista e sceneggiatore Mario Zanot, anticipa con queste parole il senso di un lavoro appassionato che lo ha impegnato per due anni e che grazie al linguaggio del cinema è diventato il film-documentario “Tiziano Terzani.
Il viaggio della vita”, in uscita lunedì, alle 20, a Udine, dove Visionario e vicino/lontano uniscono le forze per dar vita a un evento speciale dedicato alla figura di Tiziano Terzani, un riferimento in città, grazie anche al premio letterario internazionale a lui intitolato, che si appresta a festeggiare il suo ventennale nel maggio 2024.
In sala, per conversare con il regista, Angela Terzani Staude, moglie di Tiziano, presidente della giuria del Premio Terzani e cittadina onoraria di Udine.
«Attraverso quest’opera si capisce meglio Tiziano – confida Angela Terzani –. Grazie a questo lavoro coincidono due dimensioni che sarebbero rimaste disgiunte: quanto Tiziano fosse un uomo coraggioso e positivo e quanto lo disperasse la guerra e la fine di una ideologia. Io stessa sono stata ingannata dalla sua rabbia e dalla sua forza. Il dubbio non lo ha mai lasciato. Il risultato è un ritratto intimo, in cui lui parla con la sua voce e in cui vediamo lo sguardo dell’uomo, al di là del giornalista.
Tiziano era una coscienza illuminata, viene sempre qualcosa da lui, soprattutto un’apertura sulla complessità della vita e di come può e deve vivere un uomo in un mondo così complesso. Per sé e per gli altri».
Dopo Anam, il senzanome, l’ultima intervista a Tiziano Terzani, il regista Mario Zanot approfondisce dunque la figura del grande giornalista, inviato di guerra, commentatore, scrittore. «Ci siamo conosciuti personalmente quando era prossimo a lasciare il corpo.
Diceva: “non sono un guru, sono un fiorentino vestito di bianco”. Credo che il pubblico resterà colpito dalla sua presenza e dalla sua voce, perché è lui che racconta sé stesso. La sua voce è uno strumento potente, è il valore aggiunto di questo lavoro. Tiziano Terzani si mette in scena, in gioco».
«Delle quaranta ore di registrazioni – aggiunge Zanot – siamo arrivati a condensare un’ora, raccogliendo foto dell’archivio Terzani, Super 8 di famiglia, filmati storici, animazioni 3D, illustrazioni originali e motion graphic: tanti elementi diversi che si fondono per ripercorrere la vita di Tiziano, dall’infanzia alla morte.
Alla voce narrante di Monica Guerritore il compito di congiungere tra loro i capitoli di questo incredibile viaggio in cui Terzani riflette sul senso della propria vita e della vita in generale, arrivando alla conclusione che l’unico vero maestro non è in nessuna foresta, non è in nessuna capanna, non è in nessuna caverna di ghiaccio dell’Himalaya: è dentro di noi. Sono i piccoli esempi, i nostri piccoli comportamenti che possono cambiare le cose.
Tiziano ci credeva e teneva tantissimo. Per questo spero che il film sia visto dai ragazzi, nelle scuole. Perché il suo è un messaggio pieno di speranza».
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