“Silenzio assoluto” di Milašinovic: caccia, crimini e coscienza tra Friuli e Bačka
Ispirato a un fatto reale, il romanzo di Goran Milašinovic è un’accusa spietata all’edonismo umano e alla violenza sulla natura, tra realismo sconcertante e narrazione ipnotica

Silenzio assoluto, il romanzo dello scrittore serbo Goran Milašinovic edito da Gaspari, si ispira a un fatto realmente accaduto nel 2002. Se il titolo può inizialmente evocare qualcosa di astratto, la storia si rivela invece quanto mai concreta, immersa in un realismo macabro e sconcertante. “Il crimine comincia dall’innocenza” recita la frase in copertina, perfetta sintesi di un’opera che non è solo un semplice resoconto di fatti, ma un’esplicita critica al modo di vivere privilegiato, egoista, materialistico e, soprattutto, troppo spesso inconsapevole e incurante della bellezza della natura.
La storia è ambientata tra l’Italia e la Serbia, fra le colline del Collio friulano e la regione della Bačka, patrimonio naturale protetto dall’Unesco.
Protagonista delle vicende è Tito Fonda, uomo bizzarro ma non privo di acume, eccentrico commerciante friulano con un’indomabile passione per la caccia. Quella che lui definisce “un cerchio perfetto che deve per forza concludersi con l’eliminazione dell’animale”, verso il quale non dimostra alcun sentimento o scrupolo, è al tempo stesso la maggior fonte di piacere e la causa della rovina della sua vita.
Tutto ha inizio quando l’istinto brutale di Tito trova concreta realizzazione, tramite la corruzione, nella concessione di una riserva di caccia privata nella regione serba della Bačka. Da qui, la sua vicenda si sviluppa con un intreccio di eventi, tra continui flashback e descrizioni dettagliate di ambientazioni e personaggi.
Come per Tito la caccia, per Mario Bernardis, amico d’infanzia del protagonista, la cucina è il riflesso del suo edonismo, puro godimento e piacere materiale libero da qualsiasi principio etico. Estroso e raffinato, Bernardis è il proprietario del ristorante Vita Selvatica, tra Udine e Gorizia, dove ogni settimana prendono vita i suoi famosi “banchetti” organizzati in segreto per l’élite della zona, ossia stravaganti e ricercate pietanze all’insegna del perduto edonismo gastronomico. Più che un vincolo d’amicizia, a legare i due amici è il contrabbando di rara e preziosa selvaggina dalla Serbia all’Italia: chilometri di strade e istanti di fiato sospeso al valico dei confini che sembrano sconcertare più il lettore che gli indifferenti responsabili di questi crimini feroci e traffici illeciti.
È la notte dell’11 settembre 2002 quando Tito Fonda attende una telefonata decisiva: la conferma dell’arrivo a destinazione del più grande trasporto segreto mai organizzato.
Non si tratta però di semplice selvaggina, ma di migliaia di usignoli e altre specie di uccelli canterini, uccisi per un organo speciale “indispensabile” al folle e cieco egoismo di Bernardis. Uccelli, soprattutto, la cui caccia è severamente vietata in tutto il mondo.
Così, la narrazione si evolve tra intrecci di vita privata, scandali, personaggi chiave per la risoluzione del caso e perfino l’ingresso del mondo della politica.
Il tutto è raccontato con una scrittura lineare e scorrevole, dove il narratore si accontenta di restare in secondo piano per lasciare spazio alla voce oggettiva dei protagonisti. Le descrizioni restituiscono un’atmosfera sospesa tra la realtà e l’inquietudine al lettore, che, curioso e intimorito, è spinto a leggere la storia tutto d’un fiato.
Il romanzo di Milašinovic colpisce per la sua capacità di scuotere le coscienze, forse ora più che allora, concentrandosi sulla doppia natura dell’uomo: da un lato peggior assassino e violentatore della natura, dall’altro essere umano ancora capace di sensibilità e consapevolezza.
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