Udine, prima del Tiepolo ci fu il Quaglio La riscoperta del “viaggiatore foresto”

Domani la visita agli affreschi di palazzo Antonini Belgrado 

Barocco

Paolo Medeossi

Udine città del Tiepolo? Sì d’accordo, ma come la mettiamo con Giulio Quaglio? Da questi interrogativi è partita una clamorosa operazione di riscoperta e riscatto a favore di un artista meno noto e celebrato in genere rispetto al grande veneziano, ma che pure lasciò un segno forte e inconfondibile tra numerosi palazzi e chiese della città, dove approdò una trentina di anni prima del Tiepolo, qui giunto sotto l’ala protettrice del patriarca Dionisio Dolfin che ne intuì abilmente lo straordinario talento. Diversa la storia di Quaglio, chiamato nel 1692 da un capomastro comasco, suo conterraneo, Giovanni Battista Novo, di cui il giovane pittore sposò poi la figlia. Ben presto ottenne tanto di quel lavoro in zona che non si mosse da Udine rimanendovi stabilmente fino al 1706, ma con ritorni successivi fino al 1724 quando riapparve per restaurare alcune delle sue opere precedenti. E in tale anno c’è una sorta di passaggio di testimone perché fu allora che fece capolino Giambattista Tiepolo.

Si tratta dunque, unendo i due personaggi, di una storia molto bella dentro la quale emerge tantissimo del fascino artistico rintracciabile ancor oggi nei nostri palazzi. Fu Giulio Quaglio a preparare un po’il terreno all’illustre collega conquistando la stima e la fiducia delle principali famiglie udinesi.

Tutto questo è possibile dirlo e verificarlo ora attraverso l’iniziativa “Udine città del Quaglio” (sottotitolo: “Un viaggiatore foresto in Friuli Venezia Giulia”) che l’associazione Itineraria ha organizzato per tutto l’anno con il patrocinio del Comune, dell’università e del club Unesco, oltre che di altri partner e di chi ha consentito le visite nei luoghi affrescati dal Quaglio, che viene così ricordato a 350 anni dalla nascita per farlo uscire dal cono d’ombra a cui sembrava destinato.

E l’esperimento ha funzionato alla grande visto che il programma di 11 visite è stato gettonatissimo dal pubblico, con una serie di esauriti come accadrà anche nel nuovo appuntamento di domani, sabato 6 luglio, alle 18.30, quando è in calendario uno dei luoghi più magici, ovvero palazzo Antonini Belgrado, in piazza Patriarcato, dove Quaglio nel 1698 affrescò splendidamente il salone del consiglio ritraendovi i personaggi più in vista della grande famiglia Antonini in base a un dettato allegorico e iconografico con episodi tratti dalla mitologia greca. L’opera venne realizzata nel momento di maggiore ispirazione di Quaglio che l’anno dopo dipinse quel gioiellino che è la chiesa di Santa Chiara. Mettendosi in evidenza a Udine, Giulio poi venne chiamato anche a Cividale, a Gorizia o a Lubiana, ma conservò sempre un legame affettivo con la città dove, con la capacità di impaginare scene di grandi dimensioni, dal gusto teatrale, ravvivate da colori brillanti, arricchì i saloni di tante dimore.

E allora se Tiepolo venendo a Udine scoprì la vastità e l’intensità dei celebri cieli, Quaglio riuscì invece a rendere spettacolari gli interni sciorinando sfilze di Giganti, Icari, Fetonti, Erinni e compagnia strepitante. Il Settecento a Udine iniziò così, con la vivacità cromatica di Giulio.

La visita di domani, a metà del programma annuale di Itineraria, sarà accompagnata dal fisarmonicista Sebastiano Zorza e seguita dalla presentazione dei vini della casa Antonutti, per far riassaporare un po’dell’atmosfera che si creava nell’intreccio tra artisti e committenti, teso a lasciare un segno di grazia e fantasia. Zorza ha elaborato appositamente un programma di 11 concerti di musiche sacre e profane, che vanno dal 1680 al 1730, coeve all’artista, attraverso uno studio inedito che darà presto vita a una registrazione. La scelta dei vini autoctoni è stata invece voluta da Itineraria per svelare il lavoro di nicchia fatto dalle nostre aziende. Il progetto, iniziato a febbraio, si concluderà a dicembre e ha già ricevuto adesioni straordinarie, tanto che sono state riaperte le liste di attesa per il pubblico. Quaglio boom dunque, ma cosa ne penserà il Tiepolo? —





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