L’omaggio a Giovanni Moro: 27 opere donate alla Fondazione Friuli

Dipinti, bozzetti e studi dell’artista carnico in mostra a palazzo Antonini Stringher fino al 19 ottobre

 

Isabella Reale

 

C’è ancora un po’ di spazio per i tanti artisti che tra fine otto e primo novecento hanno esercitato l’arte della pittura, lasciandoci il ritratto di più generazioni di nostri antenati e la memoria delle luci del paesaggio che dalle lagune sale alle Alpi carniche, tanto da fissarlo nei suoi elementi essenziali per sempre nel nostro immaginario comune? Certo non tutti hanno eccelso per meriti o per genetica, come nel caso dei tre Basaldella, o hanno militato nelle schiere dell’avanguardia, ma molti nel loro mestiere hanno infuso sentimento e anche poesia, e soprattutto tutti hanno contribuito a diffondere buon gusto, il piacere di un buon quadro da appendere in salotto, dando vita a quella cultura artistica che fa parte integrante dell’identità friulana e carnica. Un’occasione per gettare uno sguardo indietro nel tempo, ricordandoci da dove veniamo e chi siamo, è una donazione pervenuta non a un museo ma alla Fondazione Friuli, che nelle sale di palazzo Antonini Stringher a Udine espone al pubblico la sua raccolta d’arte, ricca di capolavori, che documenta ampiamente anche il nostro primo Novecento.

Vi entra ora anche Giovanni Moro, classe 1877, originario di Ligosullo dove, con piglio neo-settecentesco e una fluida vena figurativa, ha decorato la chiesa natale, e da dove è partito, come molti suoi compaesani, per cercare lavoro nei vari mestieri legati al costruire, al decorare, ma anche per istruirsi, magari nelle scuole serali, e affinarsi nell’arte. Leggendo la sua biografia, lo sappiamo attivo in Baviera, in Ungheria, Romania, Bulgaria, Turchia, per poi tornare in patria e mettere su studio e famiglia a San Daniele, presentandosi per la prima volta sulla scena espositiva alla I Esposizione degli artisti friulani allestita a Udine nel 1913, la prima dove le “arti belle” si separano dalle arti applicate. Qui mostra tutta la qualità della sua pennellata calda e tonale, veloce e sciolta, sensibile alla luce, esordendo con temi intimisti, in teneri ritratti di famiglia e delicati nudi femminili, avvolti di luce quali Riflessi, Sulla terrazza, Mia moglie, Primo romanzo, Sul Terzadia, Mia figlia, Vespro silente, quest’ultimo ora conservato ai Civici Musei di Udine insieme al Trionfo dell’Eucarestia e al Ritratto di Augusto Luxardo (1929).

Da allora Moro è presenza apprezzata e costante alle varie mostre allestite lungo gli anni Venti, che lo vedono attivissimo nelle chiese ricostruite dopo la Grande Guerra, tanto che lungo è l’elenco delle sue decorazioni di carattere religioso, da Fiume, Castagnevizza, Sdraussina, Farra, a Treppo Carnico, Sutrio, Ravascletto, Enemonzo, Arta, Ampezzo, Socchieve, Sammardenchia di Pozzuolo. Nella Mostra d’arte Carnica di Tolmezzo del 1920 , dove figurava accanto al primo cantore della Carnia, Giuseppe Da Pozzo, e si affiancava a Marco Tiziano Davanzo, Moro fissa i luoghi del proprio paesaggio dell’anima, tra le valli carniche, cercando lo scorcio pittoresco, tra natura e architettura spontanea, maine votive, sentieri e animali al pascolo, testimoniando la sua fedelta al motivo colto dal vero, ben entro il novecento.

E la donazione da parte delle eredi di 27 dipinti, soprattutto composta da studi, bozzetti, e opere finite, racconta proprio il nucleo più intimo del suo lavoro, l’ispirazione religiosa e il sentimento del paesaggio, esplicando tutta la sua vena pittorica tonale ed elegiaca: vi figura il bozzetto con San Daniele nella fossa dei leoni, dipinto realizzato nel 1938 per la parrocchiale di Ampezzo, e tra i tanti scorci paesaggistici alpini con accenni al motivo folklorico, spicca anche il bozzetto con le Case di Sappada, preparatorio al dipinto, di maggiore dimensione, conservato presso le collezioni della ex Provincia di Udine la cui fortunata inquadratura venne ripresa da più artisti del tempo.

L’omaggio a Moro sarà visitabile fino al 19 ottobre e si allinea all’attività del Centro friulano d’arti plastiche, che, su progetto di Bernardino Pittino, sta spaziando sulle personalità di punta dell’arte in Friuli, e dopo pittori come Baldan, Biban, a breve esporrà anche Mitri, Dora Bassi, dando nuovamente spazio ai tanti talenti dell’arte friulana sulle pareti della Fondazione Friuli. —

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