Torna “Filosofia in città”, lettere sull’umanismo per una riflessione su quello che siamo
Settima edizione al via domenica 15 al teatro Giovanni da Udine. Tra gli ospiti Massimo Cacciari e Pier Aldo Rovatti

Domenica 15 gennaio, al Teatro Nuovo “Giovanni da Udine”, si apre la settima edizione di Filosofia in città, ciclo di incontri filosofici a cura della Società filosofica italiana – Sezione Fvg, realizzato quest’anno con Territori delle idee e Schola Humanistica di Padova, con la collaborazione di numerosi partner cittadini e con il sostegno della Fondazione Friuli e del Comune di Udine.
Il titolo della rassegna, Lettere sull’“Umanismo”, evoca subito una questione fondamentale. Che cosa intendiamo quando parliamo di “umanismo”? Siamo ormai abituati ad associare questa parola a una concezione superata, resa inattuale dai balzi in avanti delle tecnologie, che rendono labile la frontiera tra l’umano e il postumano.
Siamo anche divenuti più sensibili alle malefatte di quell’essere, chiamato “uomo”, che per millenni si è arrogato il diritto di dominare e sfruttare gli altri esseri viventi, in nome di una presunta superiorità. Ma se riportassimo in primo piano anche altri lati del nostro modo di essere umani, andando oltre le affrettate diagnosi sulla morte dell’uomo? Se rilanciassimo la scommessa di un umanismo diverso, più responsabile e meno superbo, ma consapevole della differenza umana? “Umanismo” è parola che si discosta di poco da “umanesimo”.
La prima indicherebbe una posizione filosofica antiquata, se non caduta in disgrazia, uno dei tanti “ismi” proliferati sulla scena del pensiero contemporaneo. L’altra ci ricondurrebbe, in modo più rassicurante, ai contenuti del movimento culturale che è alle origini della civiltà moderna. Dovremmo allora fare attenzione a non confonderle? Mescolarle è certamente rischioso.
Non è possibile però cancellarne la parentela, perché entrambe ci riportano al problema dell’umano. Si tratta, dunque, di assumere quel rischio, pur tenendo d’occhio le differenze di significato.
Il primo appuntamento di Filosofia in città 2023 - “Cultura scientifica e umanistica: Una frattura incomponibile?” - rilancia la vexata questio della contrapposizione tra ragione scientifica e saperi quantitativi da una parte, cultura umanistica e approcci qualitativi dall’altra. Oggi l’antagonismo tra le “due culture” può essere ridiscusso proprio pensando ai risultati di scienze quali la biologia, le neuroscienze, le scienze della Terra.
Su questa linea, verso una visione più libera dagli steccati tradizionali, si muove da tempo la ricerca di Franco Fabbro, protagonista dell’incontro, professore affiliato presso l’Istituto di Intelligenza meccanica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. In dialogo con lui Beatrice Bonato e Damiano Cantone.
La rassegna proseguirà con due altri incontri domenicali: il 26 marzo, sempre al Teatro Nuovo, “Uomo, natura, tecnica.
A partire da Heidegger”, con Marco Pacini e Matteo Segatto, moderati da Cristina Benedetti. Il 7 maggio, al Teatro San Giorgio, al festival Vicino/lontano, Pier Aldo Rovatti, Micaela Latini, Beatrice Bonato e Alessandro Di Grazia discuteranno intorno alla domanda “L’uomo è antiquato?”, da cui prende le mosse il primo numero di “aut aut” 2023.
A fine maggio sono attesi tre importanti eventi: il 25, all’Università di Udine, la tavola rotonda “Lingua morta/viva”, con Claudio Griggio, Giuseppe Marcellino, Roberto Norbedo, Edoardo Benati, Paolo Pezzuolo, Alexandre Feye; il 26, pomeriggio, al Teatro Palamostre, la Lectio magistralis di Massimo Cacciari “Umanesimo inquieto”; infine, sempre il 26 maggio, alle 21 al Teatro San Giorgio, lo spettacolo teatrale Bacchus_Pentheus, di (e con) Stefano Rizzardi e Paolo Pezzuolo, liberamente tratto dalle Baccanti di Euripide. Tutti gli incontri sono pubblici e gratuiti.
È richiesta la prenotazione, scrivendo a beatrix.bonato@gmail.com, oppure a sfifvg@gmail.com.
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