Tomas Marcuzzi alias Uolli da Tissano a Sky Arte

UDINE. Uolli fa capolino a Sky Arte. Con i suoi mondi in mano, il film maker classe 1978 originario di Tissano (frazione di Santa Maria la Longa in provincia di Udine) è stato fra i tre protagonisti della puntata di “Artisti in fuga” – la serie dedicata ai talenti italiani all’estero – che ieri ha parlato anche di Anna Giudice e Fabio Del Percio.
Siamo in Islanda, la seconda casa di Tomas Marcuzzi, in arte Uolli. È nell’ultima terra emersa al mondo che Uolli ha incontrato la Natura nella sua forma più dirompente. Con lei dialoga nelle sue opere, come nel caso delle “Scatoline del vento”, piccole opere d’arte che Uolli lascia sviluppare proprio al vento, delega a lui la responsabilità finale dell’opera.
«Faccio vincere la Natura in partenza – spiega –. È lei a decidere il corso dell’opera». Ed ecco che, aperta la scatolina, fiocchi di neve sprizzano da ogni parte sullo sfondo di girandole gialle. In un altro caso, svela animali al pascolo, in un altro ancora, asciuga i panni stesi mentre un uomo sale una scala. È arte allo stato puro. Artigianato d’eccellenza.
Un artigianato che però si è potuto esprimere soltanto lontano dall’Italia.
«Trovavo ostacoli visivi e quindi anche mentali – dice Uolli –. In Islanda ho conosciuto l’infinito, ma soprattutto ho trovato un canovaccio, un foglio bianco, il nulla con cui è più facile giocare. Da piccolo sono cresciuto in un piccolissimo paese in cui non c’era niente. Avevo davanti a me sempre un foglio bianco, dovevo inventarmi tutti i giochi, le costruzioni, ricreare i mondi da zero. Arrivare in Islanda mi ha riportato allo stesso gioco di quando ero piccolo».
In Islanda Uolli è approdato a 19 anni, sulla scia della musica che amava ascoltare. E dopo diversi viaggi, proprio in Islanda ha girato i video di Meg e degli Yombe, un duo electro-pop italiano. Il mondo di Uolli è «naif» come spiega il film maker di Meg, Franco Battiato, Niccolò Fabi (fra gli altri). È un mondo «basato sul gioco, sullo stupore, sul come avrà fatto?”».
Per ottenerlo Uolli ha «abbandonato il computer molti anni fa per ritornare alla manualità dell’infanzia», sottolinea l’autore di set al 100 per cento artigianali.
«Essere fra i tre protagonisti di questa serie è per me ancora tutto stranissimo – racconta –. Da un lato mi sono sentito lusingato e fortunato a essere stato scelto da Sky per partecipare a questo progetto, dall’altro quando mi è stata fatta la proposta ho sentito addosso un peso e una responsabilità che ancora oggi mi destabilizzano un po’, non sono abituato a stare davanti alla macchina da presa, ma soprattutto non mi reputo un “artista”, ho sempre cercato di mettere un po’ di arte in tutti i miei lavori, ma ho sempre lavorato su commissione, sono un pubblicitario e, svincolato da questo ruolo, mi sono sentito davvero nudo e con addosso una responsabilità grande come una casa, con dilemmi esistenziali che non sto qui nemmeno a elencare. Quello che posso dire è che l’emozione più grande per me è stata ed è quella di vedermi in quei luoghi, nel vedermi a casa mia, perché solo lassù mi sento davvero io».
L’arte di Uolli punta a «esprimere un gioco, un immaginario possibile, uno stravolgimento della realtà in chiave analogica – sottolinea –. Creo mondi dentro altri mondi, gioco con l’ironia e i contrasti. La mia è una visione distorta della realtà, ma in un certo senso anche tangibile, semplicemente creo mondi dentro altri luoghi in cui mi piacerebbe vivere. Le Scatoline del vento nascono da un vissuto personale in quest’isola, ho provato a fare diversi lavori qui e ogni volta sono stati messi in discussione anche distrutti dal vento, che qui è un protagonista assoluto. E allora l’ho fatto diventare complice di questa mia opera artistica. A me piace giocare».
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