Tatti, Rodolfo e Alberto: gli occidentali al festival

UDINE. Ohibò, Sordi al Feff? Una . presenza sicuramente trasversale, davvero improbabile un gancio dell’Albertone con l’Asia. Vediamo di arrivarci con i fatti reali. Tatti Sanguineti, diamo subito un volto e un nome al fulcro di questa storia curiosa, è un amico intimo del Far East.
Anzi, scovando nelle retrovie della vicenda... «Quando Sabrina (Baracetti, ndr) mi chiese cosa ne pensassi di un eventuale festival orientale, le risposi: “Voi siete matti”. Ammetto che allora non vidi così lontano come loro. Adesso se vuoi sapere cosa succederà domani a Pechino, soltanto a Udine lo potrai scoprire».
Dunque. Tatti, seppure un Nostradamus perdente, cominciò così lo stalking al festivalone, non mancando praticamente mai. Diciassette su diciassette. Una media da Jessica Rossi (oro a Londra di tiro al volo).
Quest’anno Sanguineti, nel foyer del Nuovo e soprattutto in sala, si accompagna a un libro, a firma sua: Il cervello di Alberto Sordi - Rodolfo Sonego e il suo cinema (Adelphi), opera monumentale che curiosa laddove la cronaca ci ficcò poco il naso. Per mancanza d’indizi, fondamentalmente. Tutti, o molti, invece, ben annotati nei vari taccuini del critico savonese.
E così sabato, alle 17.45, nella zona Talks del Nuovo, avverrà la presentazione ufficiale, chiamiamola così.
Sonego. Vi sarà caduto l’occhio su questo cognome sbadatamente leggendo i rulli di una quarantina di film sordiani.
«Un veneto figlio di povera gente. Indossò le sue prime scarpe a diciannove anni. Ma con un genio che lo abitava. Saltando gli anni giovanili, Rodolfo divenne l’occhio di tanti produttori. Lo spedivano in giro per il mondo a cercare idee da buttare dentro i film. E lui regolarmente tornava con tanti fogli scritti».
Sanguineti intercetta il signor S. con la solita casualità che poi genera buone cose.
«Gli telefonai nel 1999 dalla Cineteca di Bologna. Era agosto. Stavamo restaurando Totò e Carolina, che poi sarebbe finito sul grande schermo di Venezia. Parlammo a lungo. Quattro ore. Con la promessa di rivederci a Roma. Andai a trovarlo dodici volte e lui fu generoso. Poi morì. Io penso che Sordi non avrebbe gradito questa mia invasione di campo. Sonego era la parte segreta dell’attore ed è come se volesse tenerla nascosta. Per questo ho scelto il titolo Il cervello di Alberto Sordi. Dentro ci fluttuava Rodolfo Sonego».
Ne inventò di storie, ’sto fenomeno. Una novantina. Per decine di registi. Un eroe dei nostri tempi, Il conte Max, Il vedovo, Il moralista, Costa Azzurra, I Complessi, Lo scopone scientifico, Il sorpasso, Dove vai in vacanza?... Capito chi era?
«Strana chimica degli opposti la loro - dice Tatti - Rodolfo era un comunista convinto e Sordi un democristiano. Eppure condivisero quarantasei avventure. Finché litigarono. Ma ormai la grande storia era scritta».
Avendolo a tiro di altre domande, vien naturale conoscere il destino di un altro volume a lunga gestazione su Chiari, ben sapendo l’affetto di Tatti per Walter... «Abbiamo vissuto otto anni assieme. Ho dato al volume il primo giro di penna nel 1983, ma uscirà presto. Ormai ci siamo».
Il presente. «Belle serate udinesi con le signore Felluga e Nonino. Devo stare attento alla glicemia. Le cose buone fanno sempre male».
Il futuro: «Progetti tanti. Anche uno sul calcio: Il gol fantasma di Mussolini. Negli anni Trenta il pallone non lo inquadravano quasi mai se sugli spalti c’era il duce. E un contratto con Mediaset. Vedremo».
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