Studenti fragili e insegnanti precari: la mala gestione della scuola italiana

Irene Giurovich racconta il ruolo degli insegnanti di sostegno. Il saggio è un impietoso e documentato atto d’accusa

Fabiana Dallavalle

“Di solito è il docente di serie z, quello che viene guardato a vista dalla maggior parte dei docenti curricolari, quelli di “cattedra” che si sentono di livello superiore. Ma è considerato di serie c anche dagli stessi colleghi con cui condivide il medesimo irriverente giudizio dei curricolari. Stiamo parlando dell’insegnante di sostegno”.

È chiaro fin dalle sue prime righe quale sia l’argomento cardine del libro di Irene Giurovich edito da Accademia Santelli e intitolato Insegnante precario sfigato, titolo a dir poco provocatorio ma esaustivo, ed è altrettanto chiaro quanto l’autrice, giornalista e scrittrice che ha maturato anni negli ambiti dell’insegnamento e dell’informazione, affiancando alla divulgazione l’impegno educativo svolto in numerosi istituti, abbia un’opinione precisa su quello che dovrebbe essere il ruolo dell’insegnante di sostegno ma non è.

Ovvero supporto a quei ragazzi e ragazze che hanno bisogno di un rapporto “uno a uno” per frequentare la scuola ma soprattutto per essere inclusi in un sistema che prima di tutto dovrebbe essere educante ovvero capace di tirare fuori dagli studenti quello che hanno dentro.

Il perché questo non accada ha cause diverse. In un Paese civile la scuola dovrebbe avere insieme alla Sanità il massimo dell’attenzione e delle risorse.

E invece quante volte la parola scuola è stata accompagnata da altre parole quali “aggiornamenti”, “tagli”, “ridimensionamento”? Quante volte è stato necessario scrivere o ricordare che la scuola non è un parcheggio, ma il luogo di un patto educativo e sociale tra nuove generazioni, famiglie e comunità? Tante, troppe.

Il libro della Giurovich, un impietoso e documentato atto d’accusa contro la scuola e l’insegnamento ai tempi della precarizzazione estrema prova a fare luce su un mondo che visto da fuori sembra fragile, sempre più fragile, ma visto da dentro e cioè dal punto di vista di un insegnante di sostegno precario, fa davvero spavento.

Dalla lettura del libro emergono infatti non soltanto un consapevole senso di frustrazione che prova che vive nella scuola ridotta ad “erogatrice di debiti e crediti” come scrive nella prefazione del filosofo e saggista Diego Fusaro, ma anche un a dir poco sconfortante pianeta umano in cui non solo non c’è rispetto per i bisogni degli studenti affetti da disabilità ma nemmeno tra insegnanti con cattedra e insegnanti precari di sostegno. Precari in un sistema scolastico che non include, in cui i “garantiti”, scaricano le responsabilità sugli ultimi arrivati e con altri colleghi, “ugualmente precari che cercano di lavorare il meno possibile” .

Una scuola ridotta in macerie, allineata allo spirito del tempo, ma quello peggiore in cui ogni cosa è instabile, in cui chi dovrebbe vedersi garantito un diritto, che è quello allo studio è affiancato e sostenuto da chi è precario e altrettanto fragile e solo.

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