Storia di Lucy, la prima caduta di Gorizia

Cristianini e l’avventurosa baronessa Christalnigg uccisa sulla sua rombante Itala il 10 agosto 1914

GORIZIA. È stato incluso nella linsta degli scienziati piú influenti del decennio, lavora nel campo dell’informatica, predispone i computer a imparare prevedere e persuadere, e scrive storie “per terapia” e per non perdere il mondo dal quale è venuto e al quale, nonostante ne viva lontano da ormai 18 anni, non vuole rinunciare.

È Nello Cristianini, goriziano, classe 1968, docente di Intelligenza artificiale all’università di Bristol e autore di “L’ultima estate: la storia di Lucy Christallnigg e della fine di un mondo”, presentato a Cormònslibri.

Un racconto al cui centro ci sono un’inquieta contessa austriaca, ma goriziana d’elezione e la sua tragica fine, avvenuta la notte del 10 agosto 1914, primo giorno di guerra, sulla strada che da Bovec porta a Gorizia per mano di militari austriaci a guardia della frontiera con l’Italia al cui alt, lei spavalda guidatrice di una rombante Itala, non si era fermata, mentre da Klagenfurt rientrava in città con un carico di materiali per la Croce Rossa.

A fare da sfondo a questa tragica vicenda, Gorizia, la Nizza dell’impero Absburgico, luogo incantato per gli aristocratici viennesi che qui venivano a godere del sole ancora pallido del Mediterraneo. Una Gorizia multietnica e multiculturale, che sarà spazzata via per sempre dalla Grande guerra.

Un mondo dove apparentemente regnava la convivenza, l’ordine e il rispetto delle regole (al punto che il marito di Lucy, il conte Oscar, si sentí in dovere di dare cinque corone al militare che aveva sparato perchè «aveva fatto il suo dovere») e le contrapposizioni, che sarebbe scoppiate violente solo qualche anno dopo, erano di là da venire.

«Ed era proprio questo aspetto che mi premeva mettere in luce – spiega Cristianini –: far rivivere sulla pagina, attraverso la storia della contessa Christalnigg, emblematica di un mondo al suo tramonto, una Gorizia che pochi conoscono, una realtà sulla quale forse non si è riflettuto abbastanza, per molti versi anticipatrice di possibili scenari futuri di tolleranza e rispetto delle diversità».

Anni luce distanti da quelli che Cristianini adombra nei suoi studi di scienziato fisico informatico. Scenari questi legati alla rivoluzione informatica, che «impone – così Cristianini –, dilemmi morali infiniti, sui quali manca una riflessione approfondita. Su che cosa a esempio,succede a un paese il cui governo, grazie a internet, conosce le opinioni di tutti, o cosa voglia dire per un bambino crescere con la coscienza di essere sempre guardato? Le telecamere di sorveglianza che vediamo in giro sono niente a confronto del monitoraggio continuo cui siamo sottoposti come utenti di social network».

Insomma è il trionfo del Grande fratello orwelliano? «Con la differenza sostanziale che Orwell aveva immaginato che ad accendere una videocamera sulla vita di ciascuno di noi sarebbe stato il governo, mentre quella telecamera noi oggi la compriamo volontariamente attraverso il computer».

Quali i rischi? «Che il tutto ci sfugga di mano, che si finisca col non comprendere piú il perché di quello che accade. Quando Google sarà piú efficiente delle persone, darà i consigli migliori e guiderà le nostre scelte, che effetto avrà su di noi? Siamo capaci di costruire macchine e sistemi informatici di questo tipo, ma siamo sicuri che è proprio quello che vogliamo?

Per questo, come è avvenuto che un romanzo, “The silent spring” di Rachel Carson del 1962, ci rendesse consapevoli dei pericoli legati al degrado ambientale, c’è bisogno non solo della scienza, ma anche della filosofia, della letteratura per capire quello che abbiamo fatto, prima che sia troppo tardi».

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