«Siberia è la mia pensione»

Parla Fiumani dei “Diaframma”. Domani sera a Pnbox

PORDENONE. È tempo dei Diaframma. Domani, venerdì, a Pnbox. Abbiamo incontrato il fondatore della band Federico Fiumani.

- Preso nel vortice è più un lavoro figlio di una progressione creativa naturale, o ne hai guidato in maniera un po' più forzata alcune parti?

«In effetti è un po’ forzato. Potevo aspettare di più, è figlio di una frenesia che è propria del mio modo di fare».

- In occasione del trentennale di Siberia, il fatto di vedere il disco ancora vissuto da vecchi e nuovi ascoltatori come un punto di riferimento di un genere (un successo incredibile anche per la ristampa in vinile) e di una stagione indimenticata penso sia per lei motivo di soddisfazione.

«Mia madre dice che Siberia è la mia pensione. È uno specchio fedele di quegli anni, ci arrivavano input molto precisi dall'Inghilterra e noi siamo stati bravi a recepirli mettendoci poi del nostro. È un disco diventato un classico per cui è aldilà delle mode, son soddisfazioni. Mai avrei creduto che sarebbe stato ricordato così, mentre lo facevo».

- Qual è il suo rapporto con la lettura e la letteratura in particolare?

«Non mi ispiro a nessuno in particolare. Moravia è il mio romanziere preferito e, in effetti, in un mio disco (volume 13) qualcosa di lui c’è. Quello era un periodo in cui leggevo tantissimi romanzi per cui venne fuori un disco letterario. Tra i poeti direi Roversi e Rimbaud, poi mi piace molto Sandro Penna, ma è una scoperta relativamente recente.

- Il fatto di aver cambiato più volte formazione lo considera un aspetto normale nel percorso di crescita della band o qualche volta le ha creato delle difficoltà?

«Direi normale, spesso è stata una necessità. Gente che veniva assunta a lavoro fisso poi non avrebbe potuto garantirmi una presenza continuativa. Altre volte ho cambiato per incompatibilità caratteriale, altre volte perchè il musicista non dava il massimo.

- La dimensione live la sente più congeniale alla sua natura musicale o anche il lavoro in studio ha acquisito importanza?

«Ultimamente mi diverto anche a lavorare in studio mentre prima lo odiavo. L'importante, visto che ci stai dieci ore al giorno e per diversi giorni, è trovare in studio persone con cui vai d’accordo».

- Le capita ancora di sentire i vecchi compagni degli esordi?

«Di rado, paradossalmente frequento più musicisti di altri gruppi di quel periodo, per esempio Piero, Marcello dei Neon o Alex Spalk dei Pankow».

- È già stato a Pordenone? Nei primi anni '80 conosceva la scena punk locale (dai Tampax al movimento Great Complotto)? Ha qualche disco?

«Guarda, proprio ieri ascoltavo la ristampa del vinile del Great Complotto! Certo la conoscevo benissimo, e anche qui ho avuto la fortuna di viverla quando c’era. Compravo tutto all'epoca : non solo dischi, ma anche fanzines, demos spediti per posta, tutto. Ci abbiamo suonato molte volte negli anni Novanta, ai tempi del Rototom di Gaio di Spilimbergo, bellissimo locale.

Maurizio Capobianco

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