Quando l’opera d’arte è prodotta utilizzando un algoritmo: un Master sull’IA a Udine
Domenica 25 maggio, dalle 15 alle 17, Palazzo di Toppo Wassermann ospiterà il seminario pubblico “Arte e IA”: un dialogo tra l’artista italiano Luca Martinelli e il media artist statunitense Lake Heckaman

Cosa definisce un’opera d’arte quando il suo autore non è (più) soltanto umano, ma un algoritmo? E come cambia il significato di “realtà” in un’epoca in cui gli spazi digitali sono abitati da avatar, dati in tempo reale e paesaggi generativi? Sono domande che riguardano tanto la filosofia quanto l’estetica, e che il Master in Filosofia del Digitale e Intelligenza Artificiale dell’Università di Udine ha scelto di esplorare attraverso un linguaggio inaspettato: l’arte contemporanea.
Domenica 25 maggio, dalle 15 alle 17, Palazzo di Toppo Wassermann ospiterà il seminario pubblico “Arte e IA”: un dialogo tra l’artista italiano Luca Martinelli e il media artist statunitense Lake Heckaman. Non una lezione accademica, ma un esperimento: un confronto aperto sulle sfide esistenziali poste dalla rivoluzione digitale, a partire da pratiche artistiche che mettono in discussione le nostre certezze.
Uno dei nodi centrali del pensiero contemporaneo è la ridefinizione della creatività. Se per secoli l’arte è stata legata all’intenzionalità umana, oggi gli algoritmi generativi – dai Gpt ai sistemi di image synthesis – pongono interrogativi radicali: può esistere un’opera “senza autore”? E cosa significa “originalità” in un contesto in cui l’IA rielabora, in pochi istanti, l’intera storia dell’arte?
Da queste domande parte il lavoro di Lake Heckaman, artista new media con base a Brooklyn. Con una formazione in matematica teorica e data science, realizza installazioni immersive che uniscono simulazioni GPU, dati in tempo reale e ambienti interattivi progettati con TouchDesigner. Le sue opere – come il progetto Zeitgeist – esplorano l’intreccio tra percezione, tecnologia e coscienza umana, restituendoci un’estetica del tempo e dell’instabilità.
In un mondo dove ogni gesto lascia una traccia algoritmica, l’arte può diventare lo spazio per rendere visibile l’invisibile: la pressione dei dati che plasmano la nostra esperienza quotidiana.
Il seminario – organizzato dal professor Roberto Masiero – vedrà anche la partecipazione di Vandalo Ruins, artista e creative director attivo nel campo dell’AI art e degli Nft.
Il suo progetto Dark Tales, esposto di recente alla MIA Photo Fair, sviluppa una narrativa generativa dove estetiche noir, storytelling interattivo e riflessione filosofica si incontrano. Ruins si definisce un “human enthropist”, e la sua estetica dell’incertezza gioca sulla tensione tra entropia, identità fluide e agentività algoritmica.
Ogni episodio di Dark Tales è un’opera in divenire: non solo frutto della macchina, ma anche della relazione tra autore, codice e spettatore. In questa prospettiva, l’arte non è più solo rappresentazione ma interrogazione, lente critica sul presente digitale.
Durante l’evento, Heckaman presenterà un’installazione generativa capace di modificarsi in tempo reale in base all’interazione del pubblico.
L’incontro è aperto a tutti – studiosi, curiosi, scettici, appassionati – e non richiede competenze specifiche. L’obiettivo è offrire chiavi di lettura per orientarsi in un presente dove arte, filosofia e intelligenza artificiale si intrecciano nel tentativo di dare senso alle trasformazioni del nostro tempo.
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