Sesso libero e femminismo, ecco il vero Amadeus

UDINE. Amore saffico, tradimenti e perversioni sono soltanto alcuni fra gli ingredienti del primo manifesto dell’affettività. Un documento inedito perché inesplorato, celato fra note e arie della trilogia italiana di Wolfgang Amadeus Mozart (in coppia con il librettista veneto Lorenzo Da Ponte): le “Nozze di Figaro”, il “Don Giovanni” e “Cosí fan tutte”. A riscoprire il femminismo antelitteram del compositore austriaco hanno pensato Leonetta Bentivoglio e Lidia Bramani (giornalista e musicologa) in “E Susanna non vien. Amore e sesso in Mozart” (Feltrinelli Editore). Le autrici, introdotte da Fabrizia Maggi della direzione del Css di Udine, presentano il testo venerdí alle 18 alla Feltrinelli.
Durante una chiacchierata con la coautrice Leonetta Bentivoglio, chiediamo com’è nata l’idea di un testo sull’affettività in Mozart?
«La trilogia spesso è vista come un unicum, ma sono stati accentuati altri aspetti, come per esempio il lato politico illuministico del “Don Giovanni” eroe della libertà. La dimensione affettiva non era mai stata esplorata eppure per me è sempre stata evidente».
Sfogliando il libro, si percepisce un amore profondo verso Mozart da parte di entrambe...
Vero. Lidia è una musicologa mozartiana divenuta punto di riferimento per gli studiosi. Ora sta curando l’edizione dell’epistolario. La mia è una storia diversa, da giornalista culturale. Da molti anni coltivo un progetto sulla trilogia italiana.
Perché?
Le tre opere affrontano in modo particolarmente preveggente il tema di un’affettività molto spregiudicata, lanciata verso il nostro tempo.
E come?
In questo Mozart troviamo modelli per i legami affettivi e collegamenti con l’attualità, anche in letteratura e cinematografia. Era un femminista ante litteram che ha anticipato una serie di temi.
Spesso però la figura del Don Giovanni è letta in modo opposto, anche il “Cosí fan tutte” è stato considerato quasi un trattato misogino, perché?
Non è stata colta l’essenza delle opere. C’è stato in mezzo l’ottocento romantico.
Ma Mozart, da cattolico, come coniuga un sesso cosí spregiudicato con la religione?
Era un cristiano, ma non bigotto. E soprattutto era anticlericale. Aveva un pensiero profondamente democratico, rispettava gli uomini e le donne, contro ogni forma di sopraffazione.
Per esempio?
Don Giovanni è uno stupratore e assassino, basti pensare a donna Anna. E Mozart lo condanna. Ma se le azioni delle persone non ledono nessuno, allora tutti sono liberi di fare ciò che credono. È una visione che rispecchia un po’ il pensiero attuale di molti cristiani, basti pensare alle parole di papa Francesco, quando si domanda “chi sono io per giudicare?”.
Michela Zanutto
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