L’altare di San Martino: il gioiello del Rinascimento ritorna al suo splendore
L’intervento di restauro nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Prodolone. Un’operazione anche digitale: sarà realizzata una copia a tre dimensioni della chiesa

Nel volgere di pochi decenni Santa Maria delle Grazie a Prodolone, in comune di San Vito al Tagliamento, divenne un vero scrigno dell’arte rinascimentale friulana grazie all’importanza dell’omonima Confraternita sorta come voto per la peste nel 1467, e il mantello protettivo che la Vergine allarga sui suoi fedeli, salvaguardandoli dalla pandemia, è il tema del primo intervento ad affresco che poco dopo ne decorò la navata.
L’opera è del Bellunello, vero corifeo del nuovo linguaggio prospettico della rinascenza stabilitosi nella vicina San Vito, come anche il colto Pomponio Amalteo che nel 1538 ricevette l’incarico di affrescarne l’abside con un ciclo di ampio respiro dedicato alle storie di Maria, suggellando con il fare ampio e maestoso appreso dal suo maestro e suocero, il Pordenone, la piena padronanza dello spazio e dell’anatomia.

Ma a testimoniare la ricchezza della Confraternita di Santa Maria e dei suoi mecenati, i signori di Colloredo Prodolone, nel frattempo era stato chiamato, intorno al 1515, anche Giovanni Martini, all’epoca l’artista più conteso in Friuli, per intagliare l’altare maggiore a due piani e 14 figure di santi e dottori della chiesa, con al centro la Madonna col Bambino e nel ripiano superiore la figura del Redentore a doppia altezza, debitore dagli esempi del Bellini e di Carpaccio.
Ricco di ornati di gusto classico, dorature, policromie, e figure di sciolto naturalismo, qui Martini impiega varie tecniche decorative come il pressbrokat, lasciando a Prodolone uno dei pochi suoi capolavori ancora rimasti in loco. Di fatto l’altare anticipa in qualità esecutiva quello monumentale da lui realizzato nel 1526 per Mortegliano, oggetto proprio in questi mesi, con il supporto della Fondazione Friuli, di un intervento straordinario di messa in sicurezza all’interno del grande cantiere attivato di quel duomo, già danneggiato dagli eventi atmosferici del 2023.
E come parallelo e analogo intervento di carattere conservativo e simbolico da realizzare nel territorio del Friuli occidentale, la Fondazione ha adottato anche l’altare di Prodolone, che presentava, a oltre venticinque anni dal suo restauro, i primi segnali dei danni del tempo quali polveri, distacchi, alterazioni dei pigmenti e soprattutto l’attacco del tarlo.
Per volontà del suo presidente da poco insediato, l’avvocato Bruno Malattia, d’intesa con la Soprintendenza Abap-Fvg, e in stretta collaborazione con la Parrocchia di San Martino di Prodolone, la Fondazione ha di fatto avviato sull’altare di Martini un progetto pilota che intende porsi come esemplare nel campo della manutenzione e conservazione preventiva di un bene culturale come questo, di grande rilievo storico artistico, ma un po’ fuori dal Grand Tour del turismo culturale, visto che la chiesa è aperta al culto solo raramente.
Come primo atto è stato rifatto l’impianto di allarme, da parte della ditta Sicurezza 2000, ed avviato il monitoraggio microclimatico attraverso datalogger, affidato alla ditta Cmr di Vicenza, mentre la restauratrice Anna Comoretto, che già aveva operato nel 2001 al recupero conservativo dell’altare, dopo aver proceduto alla disinfestazione dall’attacco di insetti xilofagi, che avevano danneggiato anche gli stalli, è ora all’opera sull’impalcatura che circonda l’altare. Ma se per grazia ricevuta Santa Maria diventa un cantiere modello, in realtà la chiesa non fa che beneficiare, qualche secolo dopo, del bel gruzzolo che i suoi camerari avevano depositato nel Monte di Pietà di Udine, diretto antenato della Fondazione Friuli.
Al tradizionale intervento di restauro va però aggiunto anche un altro evento miracoloso, essendo Santa Maria entrata anche, per intercessione di un geometra di nome Paolo Sbrizzi e del manager Stefano Iacumin, nelle grazie di Stonex srl, azienda leader mondiale nel settore delle misurazioni e dei rilievi, che si è affiancata quale partner tecnologico e sponsor alla Fondazione aprendo anche nella nostra regione le nuove frontiere digitali del restauro. Ecco dunque che l’altare di Martini ora ha un gemello virtuale in virtù dei rilevamenti 3D realizzati unitamente alla scansione degli esterni tramite drone, finalizzati alla generazione di un modello virtuale non solo dell’altare ma esteso alla chiesa stessa, che vive dunque ora una vita parallela immersa in una nuvola di punti, mettendo in atto un modello di approccio innovativo di alta tecnologia all’intervento di restauro.
Tale monitoraggio ne seguirà le varie fasi operative permettendo anche ricostruzioni virtuali dell’altare stesso, sfruttando al meglio tutte le potenzialità offerte dalle strumentazioni Stonex, dalla fotogrammetria alla scansione laser in un'unica piattaforma progettata per migliorare l’efficienza e la precisione delle attività di scansione e rilevamento 3D, ad alta intensità, con una precisione millimetrica. Ma a Prodolone il cantiere è appena all’inizio, e si stanno programmando anche altri interventi quali un nuovo impianto di illuminazione ma soprattutto un progetto di valorizzazione di ampio respiro che completerà l’operazione in corso.
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