Lo scrittore Nicola Lagioia ospite del festival LeggerMente: «La letteratura ci rende umani»
Appuntamento venerdì 7 marzo al Cinema Splendor di San Daniele: «I giovani leggono, il problema sono gli adulti. Torino? Esperienza intensa»

Lo scrittore Nicola Lagioia sarà ospite venerdì 7 marzo sul palco del Cinema Splendor di San Daniele. Appuntamento alle 21 con la sua lectio “Presto saprò chi sono”, ospite di LeggerMente, il festival progettato e condotto da Paolo Patui e attualmente diretto da Alessandro Venier.
Che tipo di viaggio nella letteratura sarà?
«Racconto delle varie epoche che abbiamo attraversato come specie nella letteratura. Noi di solito diamo come convenzione l’atto di nascita della letteratura occidentale con l’Iliade e l’Odissea, riferendoci ai poemi scritti, ma in realtà prima di essere un testo scritto da un autore a cui diamo il nome di Omero, la guerra di Troia era cantata in forma orale per secoli dagli aedi, dai rapsodi. Dai poeti. La letteratura nasce dunque in forma orale ed è molteplice; non c’è un solo autore, sia nello spazio che nel tempo, generazione dopo generazione. Potrebbe essere anche la storia di un paese; basti pensare ai nostri nonni, agli anziani. La narrazione orale fino a poco tempo nei paesi era viva: persone che a stento sapevano scrivere, erano abilissimi raccontatori di vicende che avevano a che fare con le vite dei santi, con i padroni, con i miracoli. Era proprio letteratura fantastica, con maestria, che sapeva giocare con la suspense, con una costruzione drammaturgica. L’altra caratteristica dell’oralità è la mobilità. Il racconto può cambiare da narratore a narratore; è la scrittura che poi lo fermerà per sempre. E c’è anche l’elemento della ritualità: una compresenza di corpi, tra chi la sta ascoltando e chi racconta. C’è la voce. Nella scrittura tutto questo non c’è, e questa mancanza fa sì che ci sia un elemento in più: l’intimità, nella lettura e nella scrittura».
La sua educazione sentimentale attraverso i libri.
«Ho tanti madri e padri che mi nutrono. Difficile parlarne. Mi viene subito in mente la poesia italiana del Novecento, come Montale e Penna. D’Annunzio, Pascoli, Campana. O la letteratura, come Morante, Fenoglio, Calvino. Sciascia, che ho proprio riletto in questi giorni. Però potrei parlarti di Toni Morrison e di Roberto Bolano».
Nella lectio affronta degli equivoci.
«C’è un equivoco di fondo: pensare che la letteratura salvi il mondo. Ecco, la letteratura non evita che i disastri si consumino, non ferma purtroppo le guerre, ma fa in modo che ci si guardi tra di noi come esseri umani nonostante le guerre, nonostante il modo in cui disonoriamo ragione e sentimenti facendo prevalere il lato violento nei comportamenti. La letteratura è una brava alleata per rimanere umani».
Nostalgia del Salone del Libro che ha diretto dal 2017 al 2023?
«No. È stata un’esperienza bella, intensissima. È stato rilanciato bene il Salone, e mi sembrava interessante lasciarlo all’apice del fulgore. Non ho nostalgia, nei confronti del Salone ho casomai un sentimento d’amore rafforzato».
Qual è la forma di racconto contemporaneo più attrattiva per i giovani che leggono poco?
I giovani leggono, casomai il problema sono gli adulti. Leggono molto di più della nostra classe dirigente. Il problema è l’età adulta. I ragazzi leggono più degli universitari per esempio. I giovani amano il fantastico e l’horror. Gli adulti la letteratura testimoniale. Strano che fino a una certa età ci si nutra di immaginazione sfrenata, e poi si voglia il realismo. Il fatto che da adulti perdiamo slancio nella capacità immaginifica degli scrittori, inizio a trovarlo un po’un limite».
Che seduzione ha per lei il podcast?
«Il Podcast ha a che fare con l’oralità tecnologica. Mette insieme l’oggi, la tecnologia, e il passato remoto con cui abbiamo cominciato a raccontare. È interessante, perché non ha ancora raggiunto una regola aurea, offre ancora possibilità di invenzione. Il problema non è di tipo creativo, ma di sostenibilità economica. Si ascoltano i podcast, ma sono di fruizione gratuita. Non so se a pagamento li si comprerebbe».
Ci segnala un esordiente o un veterano come prossima lettura?
«Mi è piaciuto molto l’ultimo libro di Mario Desiati, “Malbianco”. E segnalo Nicoletta Verna, “I giorni di vetro”».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto