Rossini sul palco del Mittelfest con il Piccolo Opera Festival

Al Monastero di Santa Maria in Valle “Questo è un nodo avviluppato”. Il direttore Ribis: «Lo spettacolo è nato da una suggestione avuta a Dobrovo»

Mario Brandolin

Un bel team di produttori, il Piccolo Opera Festival del Fvg, la prestigiosa Accademia Chigiana di Siena e il Centro Sloveno di Educazione Musicale Emil Komel, per uno spettacolo d’opera site specific, mercoledì 26 luglio alle 18.30 al Monastero di Santa Maria in Valle: “Questo è un nodo avviluppato”, dal celeberrimo sestetto de La Cenerentola di Gioacchino Rossini.

L’ha ideato il direttore del Piccolo Opera Festival, il baritono friulano Gabriele Ribis, che abbiamo intervistato. «In realtà – spiega Ribis –, il titolo l’ha voluto il direttore di Mittelfest Giacomo Pedini, quando io aveva pensato a un titolo un po’ più rustico che era Balkon Opera».

Vale a dire?

«L’idea di questo concerto è nato da una suggestione: l’anno scorso ho assistito al Castello di Dobrovo, sul cui spazio interno si aprono molti balconi, a un concerto di chitarre. E guardando questi balconi li ho subito associati a una scenografia per uno spettacolo lirico, in particolare a certe soluzioni del grande regista francese Jean-Pierre Ponnelle. E mentre queste chitarre suonavano, io immaginavo i cantanti che spuntano e si affacciano a questi balconi. Una suggestione dalla quale sono partito per imbastire lo spettacolo».

E che spettacolo sarà?

«Intanto la scelta dei brani musicali, che sono solo duetti, terzetti, quartetti, quintetti e sestetti non arie, brani d’assieme, quelli di maggior impatto in un contesto così particolare dal momento che la loro esecuzione avviene nella scenografia offerta dalle finestre di varia configurazione dei corridoi di Santa Maria in Valle».

Le musiche?

«Vanno dal sacro al profano e sono tratte solo da opere di Wolgang Amadeus Mozart e di Gioacchino Rossini che saranno eseguite al piano da Ferdinando Mussutto. C’è il sestetto Cosi torbidi pensieri dal Don Giovanni, quello di Così fan tutte, alla Bella Despinetta, e poi alcuni poco conosciuti ma bellissimi, a mio avviso, come il quartetto Siete Turchi, non vi credo e il quintetto Oh, guardate che accidente! dal Turco in Italia di Rossini. Senza tralasciare Questo è un nodo avviluppato del titolo».

Spettacolo nato con l’intento di mettere insieme giovani artisti locali con altri internazionali. Come sono stati scelti i cantanti?

«Dall’Accademia Chigiana, da cui arrivano i giovani Elena Maria Giovanna Pinna soprano, Eleonora Filipponi mezzosoprano, Stefano Roberto e Moyses Colucci tenori e Alessio Fortune Ejiugwo baritono. E dalla Scuola Komel di Gorizia che ha scelto la cantante slovena, il soprano Emma Starešinič e il basso, l’udinese Massimiliano Migliorin».

Come li hai fatti giostrare tra le finestre?

«Come se fossero un gruppo di persone che comunicano da una finestra, da un palazzo all’altro, come avveniva, forse avviene ancora, soprattutto nei vicoli dei piccoli paesi del sud, dove le donne si parlavano da una parte all’altra della strada senza spostarsi da casa. Non quindi un affaccio passivo, ma con lo scopo di creare un disegno complessivo fatto di intenzioni e tensioni tra i diversi momenti musicali, un impasto che da sonoro diventa anche spettacolare. Secondo la formula dei “concerti al balcone”, oggi sempre più diffusi, in particolare in Emilia Romagna con musiche specialmente di Rossini. Un modo per presentare l’opera in maniera più spettacolare e per valorizzare un edificio storico».

A proposito di valorizzazione di ambiti che esulino dai teatri, lei con il suo Piccolo Opera Festival ha trovato casa al Castello di Spessa di Capriva, dove su un fianco della collina è stato ricavato un bel teatro di verzura dove vengono realizzate le opere.

«Una struttura sostenibile, che finita l’opera ritorna giardino, che riduce l’impatto e valorizza il luogo. Trovo poco edificante piazzare degli enormi scatoloni palcoscenici, in luoghi del patrimonio architettonico, in ville e castelli, perché invece di valorizzare il luogo li mortifica, li standardizza. Così il risultato di essere in un prato, in una piazza o in una villa è sempre lo stesso. Quello che cerchiamo di fare col Piccolo Opera Festival, e lo spettacolo a Mittelfest, è cercare di ridurre al massimo l’impatto, sottolineare le caratteristiche del luogo o dello spazio e contenere anche i costi. È una grande sfida, ma anche una grande ricchezza che permette di valorizzare la bellezza di un territorio».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto