Roberto Costa 1924/2024, l’ingegnere urbanista che ridisegnò Aquileia
Un volume monografico e una tavola rotonda a Trieste. Fu anche l’artefice del piano regolatore di Sacile

Direttore dell’Istituto di architettura al 1975 al 1993. Primo preside della Facoltà di architettura dell’università di Trieste dal 1998. Medaglia d’oro ai Benemeriti della Scienza e della Cultura conferita dal presidente della Repubblica nel 2000. Annoverato “tra i protagonisti che con dedizione e impegno hanno lasciato un segno nella storia dell’Ateneo e non solo” e ricordato come “Ingegnere, Architetto e uomo di impegno” , si dedicò alla progettazione di spazi significativi a Trieste, spesso in collaborazione con altri professionisti e a lui si devono importanti opere cittadine nell’ambito dell’edilizia sociale e residenziale sovvenzionata. Negli anni ’50 si distinse in progetti scolastici (come le scuole elementari di San Giovanni e Borgo San Sergio) e urbani, vincendo vari concorsi: con Lucio Arneri, Antonio Guacci e Dino Tamburini per il quartiere fieristico e il mercato ortofrutticolo e ancora con Tamburini per la casa torre di via Conti. Partecipò inoltre alla creazione delle istituzioni accademiche Collegio Eca San Giusto e Sissa.
A cent’anni esatti dalla nascita, la figura di Roberto Costa verrà ricordata oggi, mercoledì alle 16. 30 alla Stazione Rogers di Trieste con un convegno e la presentazione del volume “Roberto Costa 1924/2024, una presenza attiva” a cura di Giovanni Fraziano e Edino Valcovich. All’evento prenderanno parte anche Diana Barillari, Milos Budin, Roberto Dambrosi, Roberto Fonda, Isidoro Gottardo, Alessandra Marin, Antonio Monaco Franco Nuti, Lodovico Nevio Puntin e Dusana Valecich. Il volume intende ricordare la sua presenza attiva in ambito accademico, umano e professionale, attraverso le note di alcuni amici e colleghi che hanno avuto l’opportunità di conoscerlo e accompagnarlo. Verranno ripercorse le vicende dell’architettura triestina nei primi anni del Dopoguerra, quelle relative al Piano particolareggiato del centro storico, la strumentazione urbanistica dei comuni di Aquileia e Sacile e il suo contributo alla conservazione architettonica nei Balcani e in Nigeria.
Dagli estratti di vita universitaria, azione culturale e politica che hanno visto Costa protagonista emerge, unitamente a un pensiero progressivo, la sua costante volontà di comprendere la realtà e agire per migliorarla, mettendosi in gioco con grande sensibilità professionale e cultura. Pubblicato da Eut (Edizioni Università di Trieste), il volume sarà disponibile in versione cartacea nella sede dell’incontro e verrà reso fruibile anche online sul sito dell’università.
«Le riflessioni contenute nel volume – ha osservato Valcovich – permettono di ricordare un intellettuale impegnato nel dibattito culturale dell’epoca, ma capace pure di sintetizzare con opere concrete il suo profondo e sincero impegno sociale». Presente anche in politica, Roberto Costa venne eletto come consigliere provinciale e comunale. «Parliamo di una figura poliedrica, con una visione sfaccettata del mondo e grande dimensione etica» ha ricordato Fraziano. Dambrosi si è soffermato sull’esperienza africana e l’avventura affrontata insieme a Costa all’università di Ilé-Ifẹ, le difficoltà incontrate nella fondazione di una Facoltà di architettura con i mezzi di allora a 4.500 chilometri dall’Italia: «Da lui ho appreso il significato di partecipazione: lavorando su un piano urbanistico non potevi non confrontarti e la partecipazione era la linfa del dialogo».
Milos Budin ha rimarcato la capacità di Costa di porsi al servizio dell’interesse generale portando ad esempio due opere che andavano a ridisegnare nel caso dell’Area di ricerca e confermare con la realizzazione della Grande viabilità il ruolo di Trieste. Fraziano ha concluso ricordando la laurea di Costa al Politecnico di Milano e il legame con Nathan Rogers: «segni di una valenza non solo triestina, ma di chi costruisce ponti tra una condizione locale e un respiro internazionale» .
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