Ci siamo persi: nel primo disco del friulano Rumo il racconto dello smarrimento generazionale

L’album in uscita a mezzanotte di giovedì 8 maggio per La Tempesta Dischi. 26 anni, all’anagrafe Enrico, vive e lavora a Lunghet nella foresta della Val Colvera

Cristina Savi
Esce l'8 maggio il primo disco ufficiale del rapper friulano Rumo pubblicato da La Tempesta Dischi
Esce l'8 maggio il primo disco ufficiale del rapper friulano Rumo pubblicato da La Tempesta Dischi

«Durante la scrittura ho trovato aspetti di me che non ero mai riuscito a comprendere». È una frase che Rumo pronuncia quasi sottovoce, ma che in realtà è il centro esatto di “Ci siamo persi”, il suo nuovo album in uscita giovedì 8 maggio, a mezzanotte, per La Tempesta Dischi, l’ etichetta fondata dai Tre allegri ragazzi morti. Dopo gli esordi da indipendente e tre Ep, questo è il primo disco ufficiale del rapper friulano, un viaggio personale e corale insieme, che parte dalle radici (anche quelle più contorte) per provare a ricostruire una mappa.

Un concept album in quattordici tracce, senza featuring ma pieno di presenze: amici, amori, fantasmi, insetti, paesaggi, sogni lucidi. “Il titolo ha due significati: lo smarrimento e la perdita”, racconta. E infatti “Ci siamo persi” narra due vicende parallele: una storia d’amore tenera ma tormentata e una compagnia di amici che si sgretola. Ma non è solo ciò che va in frantumi a contare. «Oscilla fra la sensazione di rivalsa e la speranza di trovare una strada. Non solo a livello musicale, ma proprio nella vita».

Il trailer del disco – che lo mostra uscire da un tunnel verso una valle verdissima – è una metafora esplicita: “C’è uno smarrimento generazionale che cerchiamo di risolvere, ma che resta lì”.

Rumo, 26 anni, all’anagrafe Enrico (“solo Enrico”), vive e lavora in uno studio – il Mushroom - a Lunghet nella foresta della Val Colvera, in Friuli. Una scelta di vita che testimonia come la sua terra non sia un semplice sfondo, anche in questo nuovo disco: «È quasi un personaggio. Crescere in un certo luogo forgia mente e abitudini. Ho vissuto a Torino e Milano, ma sono fan della mia terra, seppur critico quando serve. Queste montagne isolate e incontaminate hanno influenzato la mia visione del mondo e anche la mia carriera».

Nei suoi brani il Friuli è Eden e campo di battaglia, luogo dell’infanzia e della fuga, dove si incontrano spiritualità e disillusione, fiume e fango, ballate.

Nei suoi testi – intensi, visivi, spesso sospesi fra incanto e disagio – convivono realismo magico e trauma, spiritualità e cronaca. «Ho sempre letto molto. Mi hanno influenzato Borges e Calvino, in musica amo Battiato, Capossela, mi piacciono Madame e Izi, il rapper genovese».

Rapper, sì, Rumo, ma con riserve: «Nel 2025 i generi sono ibridi. Mi piace definirmi rapper perché c’è quell’impronta, ma alterno sempre rap e cantautorato».

“Ci siamo persi” è un disco che sembra un film: orchestrale, cinematografico, con suoni che aprono vasti panorami per poi stringersi in intime ballate.

Registrato quasi interamente da solo, con la collaborazione del producer friulano Pooli su cinque brani, ci immerge nelle atmosfere di un Friuli mistico e disturbato: fra Magredi e boschi, carri armati e amianto, si muove un’umanità fragile e poetica. Insetti, figure folkloriche, citazioni pop e malinconie concrete si intrecciano in un ecosistema narrativo toccante.

Anche il corpo e la mente trovano spazio. In “Mosche”, ad esempio, parla di ansia, pensieri intrusivi, disturbi alimentari: “Uno sciame di mosche che ti ronzano nella testa”. Ma c’è sempre una via d’uscita, anche se provvisoria: raccontare. «Le storie sono il modo in cui diamo senso al caos. Condividerle crea legami, dà significato alle esperienze».

Rumo non cerca scorciatoie. Non ci sono pezzi costruiti per funzionare, né featuring acchiappa-streaming. «Sono contento di uscire con La Tempesta, un’etichetta che pubblica per scelta, non per mercato. E che ha le radici qui». Come lui. E come le sue storie, che fanno male ma fanno anche luce. 

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