Rivelazione Martina Badiluzzi, da Udine a Nanni Moretti: «Un’esperienza che arricchisce»
La regista friulana al fianco del regista a Torino: sabato 4 novembre il suo spettacolo al San Giorgio

UDINE. Arriva oggi (sabato 4 novembre) a Udine, alle 21 al Teatro San Giorgio, per la stagione del Css Penelope, lo spettacolo rivelazione dell’udinese Martina Badiluzzi.
Un’infanzia e adolescenza tutta made in Udine, la sua, un anno alla Nico Pepe e poi il grande sbarco a Roma dove ha studiato con maestri quali Anatolij Vasil’ev, il duo Deforian/Tagliarini, Lucia Calamaro, Christiane Jatahy, Romeo Castellucci, e dove si sta imponendo per un suo percorso originale e personale. Tanto che il grande Nanni Moretti l’ha voluta al suo fianco come aiuto regista per la sua prima regia teatrale, due atti unici, Dialogo e Fragole e panna, di Natalia Ginzburg andati in scena qualche settimana fa allo Stabile di Torino.
Ed è proprio da qui che cominciano il nostro incontro con Martina.
«Stare accanto a un uomo come Nanni Moretti, è un’esperienza incredibile, molto arricchente perché al di là dell’artista, del creativo, dell’uomo di cultura per cui ascoltarlo è come fare un viaggio attraverso la storia del cinema italiano, Nanni è una persona che sa ascoltare, di estrema sensibilità, di una capacità di dialogare con gli attori straordinaria. Il lavoro sugli attori non è mai impositivo, o invadente, rispettoso invece della natura di ciascuno anche se alla fine tutti corrispondono alla visione che lui ha di un testo».
Che cosa si è portata casa la Martina regista da questo incontro?
«Sicuramente l’idea che quando metti inscena qualcosa a sorreggerti deve essere una visione di insieme che ti permette di tener sotto controllo tutto quello che accade in scena come se si fosse sul set. In questo modo i copioni si impreziosiscono di sottotesti e motivazioni inconsuete».
Veniamo allora alla sua Penelope, giunta ormai al secondo anno di repliche. Quanto corrisponde o di quanto si allontana dalla Penelope che abbiamo conosciuto sui banchi scuola, donna silente e moglie fedele?
«In realtà sono stata molto fedele all’originale classico, che attenzione! non è riducibile all’immagine consegnata dalle antologie, anche se racconto una Penelope molto contemporanea, decontestualizzata dal tempo dell’Odissea. Una donna che si interroga, che cerca le ragioni del potere e si sottopone a un apprendistato amoroso che passa attraverso le relazioni col maschile, dal padre ai compagni di scuola, il branco dei maschi, fino all’incontro con l’uomo della sua vita Ulisse. Anche se alla fine questo incontro si tradurrà poi in un’assoluta solitudine. Lavora di fantasia e immaginazione la mia Penelope, donna di oggi, che ha conti in sospeso col maschile ripercorrendo a livello simbolico e fantastico gli incontri e i personaggi che scandiscono la sua Odissea».
Nello spettacolo c’è un’interprete, Federica Carruba Toscano, ma non è sola.
«Infatti non è sola pur in una situazione di solitudine amplificata da un caldo afoso: a tenerle compagnia infatti ci sono tanti ventilatori che puntellano il corridoio in cui si rifugia e i quali come in un contrappunto musicale evocano i vari personaggi. Fino a immaginarsi il tanto sospirato incontro col marito lontano».
Prossimi impegni?
«Portare a termine la trilogia sul femminile, cominciata tre anni fa con The Making of Anastasia con cui avevo vinto il bando Biennale College Registi Under 30 e che metteva in scena la storia di Anna Anderson, la donna che per tutta la vita ha detto di essere l’ultima Romanov senza peraltro essere mai creduta, proseguita con questa Penelope e che concluderò con due lavori sulle Sorelle Bronte. Il primo Cattiva sensibilità che debutterà a novembre a Carrozzerie Not di Roma, dedicato al personaggio di Jane Eire e a Charlotte Bronte. Il secondo, l’anno prossimo, una scrittura su Cime tempestose di Emily Bronte».
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