A Cervignano arriva Paolo Hendel: «L’ironia scaccia la paura e ci avvicina alla bellezza»
Il comico si esibirà con il suo recital domenica 1 giugno al Parco di Villa Chiozza a Scodovacca. «Lo stare ogni sera davanti a un pubblico diverso, mi creda, è un’immensa fortuna».

Contro il logorio della vita moderna — e ora è ben peggio di quando Calindri sorseggiava in mezzo al traffico il liquore al gusto di carciofo — lo dice anche Paolo Hendel, l’arma più efficace è il sorriso intelligente, il riderci sopra le cose «e così facendo si spera di andare a dormire un po’ più sereni. Non cambia il fondale, uno però almeno s’illude», chiarisce l’attore che ha contribuito a migliorare lo spirito del pubblico in decenni di carriera onoratissima.
Parliamo di lui per una buona causa: domenica 1 giugno, sarà al Parco di Villa Chiozza a Scodovacca di Cervignano in compagnia del suo nuovo recital, “Tempi moderni”, tabù e contraddizioni del presente, a cura di “Palchi nei Parchi”. Il prologo spetterà a Paolo Del Medico della “Giant Trees Foundation”, la conoscenza dei grandi alberi.
Il titolo dello show evoca Charlot. Immagino sia stata una scelta precisa?
«È un rimando audace, lo ammetto. Ci ritroviamo tutti in movimento dentro ingranaggi imponenti e con circonferenze ampie a guardare increduli l’evolversi di un ciclo terribile fra guerre, ingiustizie e brutture umane».
Qualcuno ci tirerà un salvagente? Abbiamo bisogno di respirare immersi come siamo nella disperazione.
«Infatti con l’ironia cerchiamo di alleggerire la tensione, di scacciare le paure, che sono troppe, di riprendere confidenza con la bellezza. Purtroppo, alla fine, gli affari sporchi restano sporchi, sarebbe velleitario pensarla diversamente, ma forse ci sentiamo meno oppressi. E lo stare ogni sera davanti a un pubblico diverso, mi creda, è un’immensa fortuna».
Fra terrapiattisti, complottisti, pessimisti e quant’altro, lei come si smarca?
«Oddio, parlando con chi vede la Terra piatta, va detto di come ’sta gente la pensa quando dici loro che anche dall’alto il globo vien fuori tondo, non c’è verso. Ti rispondono che il complotto è ordito dai produttori di mappamondi, i quali impongono un modello che va bene al loro commercio. Vuole che parliamo di cambiamento climatico? Altri, al proposito, sostengono un piano segreto generato da un nuovo ordine mondiale che fa capo al Papa. Accanto al Santo Padre siederebbero Soros, Bill Gates, Tom Hanks e Celine Dion. A ben vedere manca solamente l’orso Yoghi, non le pare?».
Era più facile scrivere testi quando si stava meglio o adesso in mezzo al caos?
«La risata è più amara adesso, non è difficile da immaginare. Le dirò, gli anni volano, però io proprio tutti non me li sento addosso, nonostante ci siano. Questo non mi toglie affatto la curiosità del dopo. E mi chiedo, a volte: vanno cancellati i numeri dei morti dalla rubrica telefonica? Con dolore assisto a molte perdite di persone care. E lo chiedo alla platea: «Ma voi i numeri dei defunti li lasciate sul cellulare?». Tantissimi mi dicono di sì. E se un giorno ti scappasse una telefonata e questo ti risponde davvero? E gli dici: «Ehi, bischero, ma non sei bello che morto tu?». E lui: «Sì, ma sai com’è, il 5G arriva dappertutto». E vorresti chiedergli: ma Dio c’è o non c’é? «Non so bene, sono arrivato da poco. Vedo però un cartello con sopra scritto un numero di telefono per eventuali rimostranze. Aspetta che chiamo. «Salve sono San Pietro, rispondo per reclami celesti dall’Albania, come posso esserle utile?».
E CarCarlo Pravettoni, che fine ha fatto?
«Devo dire che uno così manca ora e non capisco perché sia così trascurato dal governo. Un ministero lo potrebbe pur coprire».
Chi ebbe l’idea di crearlo?
«La Gialappa’s Band e poi ricordo volentieri Walter Fontana che curava le schede introduttive».
Possiamo dire che, allora, lui era avanti?
«Abbiamo visto lungo, è vero. Tornando a prima, quando si parlava di paura, sa cosa mi ha spaventato? Il discorso di Papa Francesco quando disse: “Troppe guerre in giro, sono pessimista”. L’epoca è più buia di quanto immaginiamo».
E se Gesù tornasse tra noi?
«Probabilmente il Padreterno glielo chiederà, sì. Io penso che lui risponderebbe: “Ma babbo, io però in Palestina non ci torno, sia chiaro”».
Parliamo di bellezza. Il “Ciclone” di Pieraccioni ha ventinove anni. Che mi dice?
«Manca pochissimo ai trenta, pensa te. Glielo chiedo spesso a Leonardo: “Ne facciamo un altro di film tre decenni dopo? Eh?”». —
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