Il ricevimento di nozze organizzato dalla friulana Tina Modotti per l’amica Frida Kahlo e Rivera

La fotografa udinese allestì la festa nella sua terrazza un libro scritto dalla figlia del maestro ne illustra i particolari

Elena Commessatti
Tina Modotti e Frida Kahlo
Tina Modotti e Frida Kahlo

«Tredici anni prima che io andassi a vivere con loro», scrive l’autrice, «Frida e Diego si sposarono nel municipio di Coyoacán. La data era 26 agosto 1929». E poi continua: «Tina Modotti, testimone di nozze e amica di Frida, diede il ricevimento di nozze sulla terrazza del suo appartamento».

Chi scrive è Guadalupe Rivera, figlia di “Master” Rivera, come lei stessa definisce il padre, in un gustoso – e raro – libro pubblicato a New York nel 1994 (e stampato in Giappone) dal titolo “Frida’s Fiestas. Recipes and Reminiscences of Life with Frida Kahlo”.

Perché ne parliamo oggi? Perché questi sono i giorni del celebre matrimonio tra due miti artistici del Novecento, Frida Kahlo, ventiduenne, e Diego Rivera, quarantatreenne, e perché il terzo mito, che più ci è vicino, è lei: Tina, Tinissima, l’udinese più celebre al mondo, la donna nata nel 1896 che ha rivoluzionato la propria vita e quella degli altri, dentro l’arte, la verità, la ricerca dell’uguaglianza.

Il libro offre notizie poche note, tra cui il brio di un menu che riportiamo, che inizia con la zuppa d’ostriche, servita perché «nella comune credenza messicana, i piccoli molluschi stimolano l’appetito, non solo quello sessuale, ma quello reale del cibo».

Il libro di Guadalupe con il menù di nozze
Il libro di Guadalupe con il menù di nozze

E poi la descrizione continua con cibi più modesti, come scrive Guadalupe, in piena tradizione messicana, come il riso bianco con le banane, i peperoncini con il formaggio o con il “picadillo”, cioè la carne di maiale stufata. Viene servito anche il famoso “Black mole from Oaxaca”, che è un piatto ricco e speziato, a base di tacchino. Cibi proposti da Tina – arrivata anni prima a Città del Messico in compagnia del fotografo Edward Weston –, che fu l’artefice dell’incontro decisivo tra l’amica pittrice Frida e il suo futuro marito.

Guadalupe scrive che è presente alla festa pure sua madre, cioè l’ex moglie di Rivera, intenta a cucinare insieme a Tina per i nuovi sposi, e che a un certo punto non si trattiene dalla gelosia. Alza le gonne a Frida e mostra a tutti la sua infermità (parla di “polio”), – è noto che Frida a diciotto anni ebbe pure un incidente in macchina che la rese menomata – e lei, l’ex moglie di Master Rivera, in preda al furore, mostra invece le sue gambe… dritte! Tina ha allestito la terrazza con nastri colorati, angoli dove bere Tequila, e scritte di gioia che fluttuano all’aria con “Long Live Diego”, “Long live Frida”.

Sono scene che si colorano di eccezionalità se i protagonisti sono loro: tre leggende del Novecento artistico. E se poi, aggiungiamo, a ritrovare il libro, disperso in una libreria londinese, è la friulana Marì Domini Toffoletti, moglie di Riccardo Toffoletti, questo segno del destino assume ancora di più un significato da raccontare.

In giorni ancora prossimi al compleanno di Tina, è corretto ricordare che se c’è memoria in Italia (e nel mondo) di quella che è stata la vera vita della Modotti, lo dobbiamo all’udinese Riccardo Toffoletti, il fotografo scomparso nel 2011, “operatore culturale” come lo definisce la moglie, che al tempo, nel 1973, –a circa e soli trent’anni di distanza dalla morte di Tina, avvenuta in solitudine in un taxi a Città del Messico nel 1942-, fa nascere proprio a Udine, per la prima volta in Italia, la prima mostra su Tina. È il 1973 e l’esposizione si chiama “Tina Modotti, garibaldina ed artista”, è curata da Riccardo Toffoletti per il Circolo Elio Mauro, ed è stata possibile, grazie all’incontro di Riccardo con Vittorio Vidali, di origine triestina, l’ultimo compagno di partito e di vita di Tina. Vidali interverrà nel catalogo: “Tina fu sempre per istinto di classe una rivoluzionaria”. In America Latina l’artista è ricordata, in Italia non ancora. Si deve dunque a Toffoletti la scoperta, nazionale e non solo, di Tina, e ora, nel 2025, grazie al lavoro instancabile della moglie Marì “la riscoperta”.

Nel 1979 seguirà un’altra mostra, sempre a Udine, con la collaborazione pure di Rafael Alberti. Da lì oltre cinquanta sono le esposizioni. Negli anni Ottanta nascerà il Comitato Tina Modotti, che continua ancora oggi, con l’attivo mostre in tutto il mondo da centomila presenze, a lavorare per la valorizzazione della vita di Tina. Ha membri accademici internazionali, ed è l’unico comitato esistente ad avere legittimità in Europa e nel mondo.

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