La ricerca della libertà: l’attivista iraniana Mersedeh Ghaedi ospite di Cinemazero a Pordenone
L’incontro giovedì 6 marzo per la proiezione del film My stolen Planet di Farahnaz Sharifi. «Il compito dell’Occidente è ascoltare e dare voce alle proteste»

Quello delle donne iraniane non è solo un cammino di resistenza, ma un viaggio che parla di forza, coraggio e della ricerca di una libertà che va oltre ogni frontiera politica.
Ne è testimone l’attivista iraniana Mersedeh Ghaedi che sarà ospite oggi, giovedì, alle 20.45, a Cinemazero grazie anche alla collaborazione con l’Associazione Neda Day, per la proiezione del film My stolen Planet di Farahnaz Sharifi. Una serata speciale per il quarto appuntamento di Aspettando Pordenone Docs Fest – Le voci del documentario, il festival di Cinemazero giunto alla sua XVIII edizione, che si intreccia ad Anteprima Dedica, il programma di appuntamenti che anticipano la XXXI edizione del festival dedicato quest’anno allo scrittore iraniano-olandese Kader Abdolah.
Il documentario (Germania/Iran 2024, 82 minuti, in lingua persiana, con sottotitoli in italiano) racconta la storia di Farah, nata nel 1979 durante la rivoluzione islamica in Iran, che all’età di sette anni, si rende conto di vivere su due pianeti: quello degli Ayatollah e un altro, nascosto, dove osa essere sé stessa. Quando acquista una cinepresa, il suo mondo cresce, nutrito dalla danza e dalla gioia.
Nel “pianeta privato” di Sharifi le donne iraniane sono libere di essere sé stesse e il banale diventa bello. Vengono ripresi momenti di passaggio, intimi, che ritraggono un aspetto opposto e più tranquillo della resistenza, ma anche i coraggiosi atti di protesta nelle strade. Dall’altro lato, il mondo esterno è sempre documentato, con i telefoni cellulari puntati in faccia e gli occhi digitali che osservano in continuazione.
L’Iran e tutto il suo mondo emergeranno con forza anche nell’appuntamento di venerdì 7 marzo, nel teatro Ruffo di Sacile, alle 20. 45, ultimo di Anteprima Dedica: l’attivista e nota scrittrice Pegah Moshir Pour presenterà il suo romanzo d’esordio, La notte sopra Teheran, in dialogo con la giornalista Anna Piuzzi. Un’opera toccante che affronta i temi della libertà e dell’emancipazione femminile attraverso una storia personale e universale.
«Il ruolo delle donne nella storia dell’Iran – spiega Mersedeh Gaedhi nel corso di un’intervista rilasciata al nostro giornale – è sempre stato importante fin da quando la Repubblica islamica ha preso il potere. Basti pensare alla protesta dell’8 marzo del 1979 quando a Teheran iniziò una manifestazione contro la decisione di Khomeini di far indossare l’hijab alle donne al lavoro e nei luoghi pubblici. Nel 1982 – ricorda –, io, i miei fratelli e mia cognata fummo arrestati brutalmente dalle guardie della Repubblica islamica.
Eravamo attivisti pacifici: ci accusarono di essere antirivoluzionari. Subii torture atroci, mentre la mia salute peggiorava a causa della mancanza di cure. Condannata a morte senza un processo equo, riuscii a salvarmi grazie a un permesso medico, che divenne la mia via di fuga dal Paese. Racconterò a Pordenone la mia storia per onorare i miei fratelli Sadiq e Reza, mia cognata e tutte le vittime che hanno dato la vita per le loro idee. Non dobbiamo dimenticare e dobbiamo impedire che simili atrocità si ripetano».
«Dopo la rivolta “Donna, vita, libertà” nel 2022, a seguito della morte in carcere di Mahsa Amini – prosegue Ghaedi – la protesta non si è fermata. Prende altre forme e in questa direzione, si conferma fondamentale a favore del cambiamento il ruolo delle donne in ogni luogo: dalle aule scolastiche ai luoghi di lavoro. Purtroppo, la repressione e gli arresti sono aumentati. Moltissime donne e ragazze vengono picchiate, imprigionate in modo arbitrario o multate perché sfidano le severe leggi sull’obbligo di indossare il velo, il simbolo della Repubblica islamica. Addirittura, un mese fa, lo Stato ha intensificato la sua oppressione con nuove leggi. Nel mese di febbraio sono state impiccate 86 persone, il 37 per cento erano donne».
Morti che avvengono spesso nel silenzio e rappresentano il pugno di ferro della repressione politica. A questo proposito, lo scrittore Kader Abdolah a conferma di quanto già evidenziato dall’attivista, afferma che le donne hanno un ruolo importante in Iran nel creare le condizioni di un vero cambiamento. Noi pensavamo di cambiare il Paese con una rivoluzione, invece loro non credono in un mezzo di rottura violenta. Hanno ragione».
Infine, in questa lotta per la libertà, qual è il compito dell’Occidente? «Ascoltare e dare voce a cosa sta accadendo in Iran – conclude Ghaedi– dove le donne e uomini, rischiando la vita, continuano a manifestare fianco a fianco per reclamare i propri diritti. E per cambiare un giorno, il volto del loro paese». —
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