Rampini: la sinistra deve ritrovarsi partendo dall’immigrazione

Il giornalista riceverà il Premio Hemingway venerdì 21 giugno a Lignano Nel suo ultimo libro una radiografia scomoda e feroce della crisi della politica

mario brandolin

“Osservatore in prima fila, nomade globale che ha descritto la provincia americana di Trump così come la Cina del boom economico, con lucidità di analisi e attenzione alla ricostruzione storica dei fenomeni, Rampini ci ha insegnato a guardare dietro le apparenze della realtà di oggi, per renderci più consapevoli di quello che potrà essere il nostro futuro”: questa la motivazione con cui viene assegnato il Premio Hemingway 2019-Testimone del nostro tempo, al giornalista e scrittore Federico Rampini, corrispondente da New York de “La repubblica”. Rampini sarà a Lignano il 21 giugno alle 18 al Kursaal dove presenterà il suo ultimo libro, una radiografia molto scomoda e a tratti feroce della crisi che sta attraversando la sinistra, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. E lo fa senza l’acrimonia di tanti osservatori e opinion maker televisivi ringalluzziti dai successi della destra che da Trump a Salvini sta affermandosi a macchia di leopardo in molte parti del mondo.

Il volume di Rampini, “La notte della sinistra”, offre invece al lettore molti spunti di riflessione documentata su come e perché quella parte politica che avrebbe dovuto garantire equità, giustizia e coesione sociali e lotta alle disuguaglianze abbia finito col perdere il suo elettorato di riferimento (popolo, classe operaia, nuovi poveri, ceto medio impoverito...), ridursi a una sorta di consorteria di radical chic e consegnare, nel caso dell’Italia, il paese alla destra. Abbiamo sentito Rampini e gli abbiamo chiesto innanzitutto di dirci che tempo è questo nostro.

«Risposta facile, la prendo da un altro mio libro: L’età del caos!»

Venendo al nuovo volume, quanto è profonda la notte della sinistra?

«Nel libro non parlo solo dell’Italia, perché da sempre il mio sguardo tende a essere mondiale, in questo caso occidentale. Per cui stando ai risultati elettorali europei di Francia e Germania, i due Paesi dove la sinistra è nata nell’800 e dove quasi non esiste più, devo dire che siamo ancora in piena notte. C’è poi un caso interessante in controtendenza, la socialdemocrazia danese che è riuscita a imporsi e tornare al governo con una linea molto più rigorosa sull’immigrazione, che è esattamente uno dei temi centrali del mio libro».

Ecco l’immigrazione, un problema che la sinistra non ha saputo affrontare nei giusti termini.

«L’immigrazione è un problema, che deve essere regolato, gestito in modo che non vada a creare tensioni, paure, insofferenze. La crisi della sinistra, la sua perdita di consenso presso le classi popolari, nasce ad esempio nelle banlieux francesi, dove gli immigrati magrebini di seconda generazione venivano vissuti come pericolo dagli operai della Renault o della Cytroen, che votavano Le Pen (il padre di Marine), mentre la sinistra, siamo negli anni di Mitterand, un grande della politica non uno come questi politici di oggi, si arroccava sulla rive gauche di Parigi. Quel processo di distacco dal suo tradizionale elettorato di riferimento, è continuato sino a oggi».

Lei descrive molto puntualmente come la sinistra abbia lasciato che la destra facesse propri temi che invece erano nel dna della sinistra. Passaggio che nella narrazione, ad esempio dei nostri governanti gialloverdi diventa: non esiste più destra né sinistra. Ma è proprio così?

«Non è così! La sinistra ha ancora un senso, deve ritrovarsi soprattutto attorno al tema delle diseguaglianze sociali. Tema che alla destra non importa affatto. E da lì che deve ripartire!»

Quanto è pericolosa questa destra?

«Non tanto da paventare un ritorno del fascismo. Il pericolo principale che vedo oggi nel governo italiano è il tasso di incompetenza, sono dilettanti allo sbaraglio, in campagna elettorale permanente, non hanno fatto avanzare di un millimetro la soluzione dei problemi reali che sono il lavoro, l’occupazione, la qualità dell’educazione».

Il Pd di Zingaretti potrebbe diventare soggetto di una ripresa della sinistra?

«Non so quanto valga, ma il fatto che proprio nei giorni che sarò a Lignano, contemporaneamente sarò a Marzabotto, dove i dirigenti del Pd mi hanno invitato a tenere una conferenza alla scuola di formazione politica del partito, qualcosa vorrà dire. Evidentemente il mio libro ha colpito anche loro». —



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