Raffaello Balzo: "Basta col bel tenebroso, adesso amo la commedia"

UDINE. L’attore cerca la sua completezza. Raggruppare per bene tutte le sensazioni possibili. Le famose due facce della maschera del teatro. Che sottintendono altrochè cinquanta sfumature d’arte. Ben di più e meglio assortite.
Ed eccoci giunti al quibus della faccenda, con davanti Raffaello Balzo, uno dei belli d’Italia, che non ha, in realtà, pigiato sempre sull’acceleratore dell’esteriorità, nella sua carriera; anche se essere brutti e bravi comunque penalizza.
Meglio guardabili e abili, e scusateci l’ovvietà degna del povero Massimo Catalano di Quelli della notte. Il salto di Balzo nel teatro - e non vuol essere una battuta cercata, eh, ci è venuta fuori da sola - è la novità 2015 per un uomo di spettacolo - nato ad Artegna, ricordiamolo - che non si è fermato al primo step. «Il tipo inquietante, o bel tenebroso, è già stato messo ben piegato nell’armadio», dice. «Elisa di Rivombrosa rappresentò un mio fondamentale televisivo. Nascondendomi dietro lo stereotipo forse più congeniale, non avrei fatto alcun passo avanti. E ora, fresco quarantenne, mi ritroverei a dialogare con il me ventenne».
Harry ti presento... i miei con Gianfranco D’Angelo, Patrizia Pellegrino, Raffaello Balzo, per l’appunto, Giulia Fiume, è una riuscita manipolazione cinema-prosa. Ricordate le peripezie di Ben Stiller/Greg Fotter e di De Niro/Jack Byrnes di Ti presento i miei e seguenti? Bene.
Dallo schermo grande al palcoscenico non sempre la metamorfosi è difficoltosa, tutt’altro. «Mi chiama Patrizia - racconta Balzo - ricordandomi una sua vecchia promessa. “Appena trovo qualcosa di carino fatto su misura per te, ti chiamo”. Penso alla commedia e sgancio il primo ragionamento: la saprò fare? Meglio essere sinceri, almeno con se stessi. Insomma, vado al provino. Eccomi sul proscenio con un paio di scene a memoria in testa. Ne vengo fuori con discreto onore. Fatto sta che mi pigliano. Gianfranco è il più pignolo dei pignoli. Sta cercando la battuta perfetta dai tempi di Drive in. Mi sono fatto ’sta idea. Giusto per dare un’immagine concreta della situazione. In una sequenza devo girarmi verso lui. Be’, me l’avrà fatta rifare cinquecento volte. O troppo veloce, o troppo lento, o non funzionava lo sguardo, una tragedia. Però, a scherzi a parte, ha ragione D’Angelo. Questo è un lavoro a incastri perfetti, se ne sbagli uno sei fritto».
A leggere in giro su Harry ti presento... i miei si scoprono trionfi un po’ dappertutto. «La gente ha bisogno di uscire dal teatro con la pancia piena di risate. La vita è già buia, se non accendi la luce ogni tanto, no? Decine e decine di repliche mi hanno fatto letteralmente innamorare del genere. Non ci avrei scommesso un penny dieci anni fa. Una droga? Capito? Pazzesco».
Balzo - tra l’altro un volto noto di Centovetrine e di Un posto al sole - ha sempre sfoderato un’occhiata multipla da ragazzo multitasking. Il periodo cosiddetto dell’Alba Boreale - armato di macchina fotografica - non è del tutto passato di moda.
«La fotografia resta un mestiere di fascino assoluto. E fare da spalla ai grandi è davvero eccitante. Fra poco ripartirò con la reflex nello zaino per seguire i creatori della campagna di Ferrè. Bisogna muoversi, inutile. E ogni tanto risalgo in Friuli; l’aria di casa riempie i polmoni».
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