Quel delitto e i sette sopravvissuti di Pompei

UDINE. Una tragedia cristallizzata nel tempo, le storie degli uomini che l’hanno vissuta e la scoperta di verità sorprendenti. No, non vi stiamo parlando della prossima serie televisiva americana alla Cold Case, ma del nuovo libro di Alberto Angela, che sarà presentato oggi, alle 18.30 nella sala Madrassi di via Gemona 66.
Si chiama "I tre giorni di Pompei", il libro edito dalla Rizzoli, che già dal nome rivela molti indizi sul suo contenuto. Certo, Pompei. La sua incredibile e tragica storia, la grande ferita ancora viva, perché sorprendentemente visibile ancora oggi, che l'Italia si porta dentro.
Ma, c'è un ma. Di Pompei, infatti, è stato detto e scritto praticamente tutto. Tranne quei dettagli "umani" che proprio il noto divulgatore scientifico ha voluto catturare, dopo vent’anni di lavoro e studio e pochi mesi di scrittura («perché ormai la storia sentiva il bisogno di uscire di getto»), riportandoli nelle quasi 500 pagine del suo volume.
«È il libro che ho sempre desiderato scrivere su Pompei – dichiara il paleontologo piú famoso d’Italia –, mettendoci dentro tutto quello che ho imparato e scoperto, in piú di venti anni di lavoro, sulla vita nelle sue strade e sulla terribile eruzione».
Il volume, infatti racconta, come forse nessuno aveva mai fatto prima d'ora, la tragica fine di una città meravigliosa attraverso la descrizione delle ultime ore di vita di alcuni dei suoi abitanti, persone dunque realmente esistite, scoprendo alcuni dettagli particolarmente significativi.
Tra le pagine di “I tre giorni di Pompei” sono raccontate, a esempio, le vicende di sette sopravvissuti all’eruzione, oltre a un delitto misterioso. Storie che fanno da sfondo alle scoperte piú importanti, frutto delle ricerche decennali di Angela, che sono il vero cuore del libro che sarà presentato oggi, grazie all’organizzazione della Libreria Moderna Udinese. «Pompei, ma in generale l’età romana rappresenta la dimensione nella quale tutti vorremmo vivere. Noi - ci racconta Angela - siamo infatti figli di quell’epoca, dove la donna era già emancipata, dove la società era solare come testimoniano i coloratissimi affreschi ancora visibili. È per questo che ancora oggi non ci siamo stancati di raccontare e ascoltare la storia di Pompei».
A differenza dei tanti volumi giú usciti sull'argomento, però, lo studioso è riuscito ad aggiungere un ingrediente assolutamente non scontato. «Uso un linguaggio narrativo, quasi cinematografico. Nel libro cerco infatti di far proprio vedere al lettore i visi, i luoghi, persino il pane che si faceva nelle panetterie conservate sotto i pomici che hanno sommerso la città».
Uno scenario difficilmente immaginabile, metri di sassi e cenere a coprire la vita di migliaia di persone, morte scappando da una delle piú grandi tragedie dell'umanità, che rappresenta però la testimonianza piú ricca di quell’epoca. «Pompei è una moneta a due facce, da una parte la tragedia, dall'altra i dati tecnici e storici che nessun altro sito possiede. A noi – ammette Angela – spetta il compito di rispettarle entrambe».
Angela parlerà dunque delle sue circa 500 pagine indugiando, grazie all'esperienza fatta davanti alle telecamere, sui dettagli e sui particolari piú curiosi, portando cosí i presenti a scoprire anche i classici errori che vengono commessi quando si parla e si pensa a Pompei. «Con questo libro ho voluto che il lettore capisse tutto, da come vivevano i pompeiani, a cosa è successo prima, durante e dopo l'eruzione. Un'eruzione durata quasi un giorno, che ha congelato la vita di un'intera città, dei suoi abitanti, delle loro attività, personali, politiche e lavorative. Ho voluto farlo perché voglio bene a Pompei e credo sia una storia che debba appartenere a tutti ancora per centinaia e centinaia di anni».
Anna Dazzan
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