Quando Virna Lisi arrivò a Lignano

Una bellezza perfetta, persino troppo per un’attrice brava come Virna Lisi. Solitamente il fascino aiuta a distogliere lo sguardo dalla mediocrità. Da giovane lei era capace di confonderti, da signora faceva risaltare il suo savoir-faire ugualmente esibendo i tratti di una magnifica creatura che si lascia invecchiare.
La morte l’ha raggiunta nel sonno. Un mese fa la diagnosi e poche speranze. Lisi ne aveva compiuti settantotto da poco e ancora di levarsi i fari dalla faccia non ne voleva sapere.
Ognuno di noi l’associa a un film - ne ha girati un centinaio, gli ultimi tutti diretti da Cristina Comencini - a una sequenza, a uno sceneggiato - la collezione è ampia: una quarantina - a un carosello. La réclame della Chlorodont, al tempo di una certa preistoria catodica, fece scivolare la dea bionda nei salotti degli italiani. «La bruttezza è un malanno che forma l’infelicità di una donna, ma la gioia delle altre... ho detto qualcosa di sbagliato?». «Con quella bocca può dire ciò che vuole». Fu uno slogan d’acciaio, in quanto a resistenza nei decenni.
Il cinema se l’era già presa, la televisione la smistò nelle case e il mito stava radicandosi in un Paese in surplus di divinità e lassù, in cima, ci arrivavi soltanto se in possesso di un pedigree mitologico.
In realtà si chiamava Pieralisi, nasce marchigiana di Jesi e già quattordicenne, seppure murata dalla famiglia, entra nel cinema e firma il primo contratto.
Virna - il babbo suo aveva deciso per Siria, ma il comune gli bocciò la scelta - si manifesta, crescendo, come la risposta italiana a Marilyn Monroe. Troppo aristocratica e algida per fare la controfigura dell’americana; diremmo più una Grace Kelly. Sbagliamo?

Hollywood la cerca disperatamente e se la porta via. Lei sta al pari delle star, gira parecchi film (su tutti Come uccidere vostra moglie con Jack Lemmon), rifiuta la corte spietata di Frank Sinatra, il ruolo di Bond girl in 007 dalla Russia con amore e se ne torna in Patria col marito Franco e con il figlio Corrado, dopo un altro no al personaggio di Barbarella nel film di Vadim, che poi fece la fortuna di Jane Fonda.
Senza per forza far sempre i campanilisti, ma stavolta una discesa nella cantina casalinga è obbligata se non altro per riportare in superficie una foto scattata dal fotografo del Messaggero Veneto Gigi Morandini il 29 giugno 1966 sulla spiaggia di Pineta, diventata un’emblema di Lignano al pari di quella di Hemingway un decennio prima. Virna Lisi, sotto l’ombrellone con la tata del bimbo, è avvicinata dal cronista Enea Fabris. Morandini è ben appostato. Sulla rivista Stralignano, in un numero del 2013, Ivano Movio stende la storia nei minimi dettagli. Manca un particolare, però, subito rivelato dalla ferrea memoria dello storico Carlo Gaberscek: «L’attrice, proprio quell’estate, stava girando in Friuli La ragazza e il generale di Pasquale Festa Campanile con Rod Steiger e Umberto Orsini. Alloggiava all’Ambassador di Udine e, appena staccava dal set allestito fra Tolmezzo e Amaro, scappava al mare».
L’anno prima Pietro Germi la dirige in Signore e Signori, un cult della provincia italiana dei Sessanta che trova l’ideale location a Treviso, a Conegliano e nella pordenonese Polcenigo. Lisi è la cassiera Milena Zulian, il miraggio di una nuova vita del ragionier Polegato/Gastone Moschin. Immortale.
Con Va’ dove ti porta il cuore, Virna torna in Friuli Venezia Giulia. La chiamata è di Cristina Comencini, è il 1996. Con la regista, la signora, concluderà la sua stagione sul grande schermo. Il più bel giorno della mia vita (2002) e Latin Lover, che uscirà nella primavera del 2015. La ricordiamo, fra i tantissimi, ne Le diciottenni di Mattoli, in Totò, Peppino e le fanatiche, nel Casanova 70 di Monicelli, nel celeberrimo Al di là del bene e del male della Cavani e, perché no?, in Sapore di Mare, ancora una donna bellissima.
È con Orgoglio e pregiudizio, di Daniele D’Anza, l’entrata nel piccolo mondo della tv. 1957. Rieccola un paio d’anni dopo in Ottocento, altro fulcro del neonato elettrodomestico e via via fino a Baciamo le mani - Palermo New York, la fiction 2013.
Ma è in Caterina e le sue figlie che la Lisi apre il cuore delle telespettatrici. La rivedremo, a gennaio, in Madre aiutami. Un’artista, in realtà, non muore mai.
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