Quando nel 1938 in Libia Ardito Desio scoprì l’oro nero nel deserto
Le prime spedizioni alpinistiche e geologiche di Ardito Desio, il futuro conquistatore del K2, avvennero sui bastioni della fortezza di Palmanova, dov’era nato il 18 aprile 1897, giorno di Pasqua. Le...

Le prime spedizioni alpinistiche e geologiche di Ardito Desio, il futuro conquistatore del K2, avvennero sui bastioni della fortezza di Palmanova, dov’era nato il 18 aprile 1897, giorno di Pasqua. Le mura perimetrali fecero da teatro e da palestra ai giochi dell’infanzia e alle esplorazioni nei sotterranei della città stellata, dove la guida preferita era un vecchio garibaldino, di nome Tin, con la barba bianca tagliata alla Francesco Giuseppe. Prime scoperte, prime ebbrezze, primi sogni d’un personaggio straordinario che studiò poi al collegio Di Toppo Wassermann di Udine, al Ginnasio di Cividale e allo Stellini, periodo in cui maturò la passione per la montagna sotto la guida del professor Ciro Bortolotti con ascensioni sul Canin e sulle vette delle Carniche e delle Giulie.
Dettagli che appartengono a una biografia eccezionale, cominciata dunque nel 1897, anno significativo per gli scienziati friulani perché in quei mesi nascono Desio ed Egidio Feruglio e viene fondato il Circolo speleologico e idrologico, prima associazione a occuparsi di carsismo nell’allora Regno d’Italia. L’intreccio di queste vicende, da ricordare adesso nel centoventesimo anniversario, ha fornito lo spunto per una mostra, intitolata “In Libia cent’anni fa”, che sarà inaugurata venerdì 9, alle 19, nella galleria Tina Modotti (ex Mercato del pesce) di Udine dove rimarrà aperta fino al 25. L’esposizione, voluta dal Museo friulano di storia naturale con la collaborazione dell’Archivio Desio di Roma e del Circolo speleologico di Udine, proporrà, attraverso bellissime immagini, tutte inedite, un racconto dettagliato sulle ricerche geologiche svolte in Africa dallo stesso Ardito Desio, culminate nel 1938 con la scoperta di giacimenti di petrolio.
La mostra svela utilmente un aspetto importante e forse poco conosciuto nelle attività dello scienziato palmarino, il cui nome è popolarmente noto per le infinite esplorazioni nel mondo e per aver guidato efficacemente la celebre spedizione italiana sul K2 nel 1954. Echi spettacolari ed eventi rilevanti, certo, ma che oscurano alla fine la sua intensa opera scientifica, pure di assoluto valore, comprendendovi i primi studi in Friuli, come quelli effettuati nella valle del Fella o per il rilevamento del Foglio geologico di Pontebba. Anni che segnarono la formazione del giovane Ardito, cresciuto con Egidio Feruglio e Lodovico di Caporiacco, suoi compagni di studio a Udine e poi a Firenze dove, dopo la Grande Guerra (alla quale Desio partecipò da volontario ciclista), si laurearono tutti assieme. Due geologi e un entomologo, tre figure di spicco per la Scuola geografica friulana voluta e plasmata da Giovanni e Olinto Marinelli, che li spronarono a impegnarsi con la Società Alpina friulana (fondata nel 1874) e con il Circolo speleologico, per formarsi anche nella ricerca, grazie all’opportunità di poter seguire le orme di maestri del livello di Michele Gortani e Giovanni Battista De Gasperi. Le carriere scientifiche e professionali di quei giovani studiosi a un certo punto si divisero, anche se in seguito tornarono a incrociarsi alle volte sulle strade del mondo. Uno degli aspetti meno appariscenti riguarda appunto le spedizioni africane di Desio che le alternava con l’insegnamento all’università di Milano. Il suo apporto, in qualità di esperto geologo, era ritenuto decisivo per trovare giacimenti minerari e idrici da sfruttare in Libia e nell’Africa orientale, divenute colonie italiane. E infatti nel’38 individuò tracce di petrolio durante una perforazione. A causa della guerra imminente tutto venne al momento sospeso.
A quel periodo è dedicata la mostra, che ora ci svela il tipico ambiente desertico con all’opera i protagonisti di questa storia, tra i quali spicca lo stesso Desio. È un pianeta remoto, ai confini dell’ombra, come fu narrato in un bellissimo romanzo di Alessandro Spina oppure, venendo a un nome a noi più vicino, nelle lettere scritte dalla Libia dal giornalista Renzo Valente, pubblicate alcuni anni fa a cura della Biblioteca Joppi. La mostra sarà visitabile fino al 25 giugno con questi orari: giovedì e venerdì dalle 15. 30 alle 19, sabato e domenica dalle 10. 30 alle 13 e dalle 15. 30 alle 19. È un piccolo gioiello dedicato a un grande della storia friulana.
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