Profili di donne friulane forti in un’Italia maschilista FOTO

“La mia patria è il mondo intero”, diciannove interviste di Elisabetta Pozzetto. Ieri al Giovanni da Udine l’affollata presentazione del libro edito da Forum
Udine 02 dicembre 2013 Presentazione del libro di Elisabetta Pozzetto (nella foto) "La mia patria e' il mondo intero". Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Udine 02 dicembre 2013 Presentazione del libro di Elisabetta Pozzetto (nella foto) "La mia patria e' il mondo intero". Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

UDINE. Diciannove interviste per raccontare il mondo delle donne, ma soprattutto per fornire uno spaccato di una società, quella friulana, di figure femminili forti. A raccoglierle è stata la giornalista Elisabetta Pozzetto, che ieri, al Giovanni da Udine, presenta il libro che le raccoglie, il suo secondo, La mia patria è il mondo intero. Donne che segnano il cambiamento (Forum).

Moderato dal direttore Messaggero Veneto, Omar Monestier, l’incontro ha come protagoniste, oltre all’autrice, alcune delle intervistate: Fiorenza Cedolins, Alessandra Verona, Tiziana Finzi, Patrizia Moroso e Anna Puccio.

Dopo i saluti portati dal direttore prosa del Nuovo, Giuseppe Bevilacqua, dal presidente del Consiglio regionale Franco Iacop e dall’assessore comunale Federico Pirone, la discussione si indirizza sulle esperienze personali delle donne ospiti, che tra ricordi e sogni si raccontano numeroso pubblico.

Tra gli argomenti trattati, quello della difficoltà di vivere e operare in una società prettamente maschilista come quella italiana.

«In Italia le donne non hanno le condizioni sociali per realizzarsi – chiarisce Monestier –. Quando una donna diventa madre è costretta a scegliere tra lavoro e famiglia. Mi appello al presidente Iacop affinché la Regione si attivi per la risoluzione di queste problematiche».

Un libro, quello della Pozzetto, in cui si parla di friulanità in maniera moderna, dal quale le esperienze e i caratteri delle donne intervistate emergono non soltanto grazie alle parole, ma anche agli scatti fotografici della coppia Da Pozzo-Laureati.

Sul tema delle radici si sofferma la Cedolins, che ha aggiunto una “s” al suo cognome per dare merito al paese di origine, Cedolins, appunto. «Le mie radici si trovano in un paese che non esiste più per come lo conoscevo io a causa del terremoto del 1976. Questo mi ha aiutata a uscire dalla mia dimensione natale per inseguire il mio sogno di esibirmi in tutti i più grandi teatri del mondo».

E se la Verona ha trasferito la disciplina appresa nella danza anche al mondo imprenditoriale, la Finzi denuncia «il maschilismo intellettuale e politico» che le ha chiuso le porte del lavoro al suo rientro in Italia, dopo anni vissuti ad altissimi livelli all’estero.

In una serata di donne, non può mancare una riflessione sulla preferenza di genere e sulla scarsa rappresentatività femminile in politica e nei cda delle società. A chiudere, come da copione, è l’autrice, che dopo i ringraziamenti di rito dedica il libro «alla donna che sogna di diventare», sua madre Marcella.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto