Pasolini e Fortini, due poeti uniti nel segno della contraddizione

A Casarsa l’appuntamento del Centro Studi Desogus: «Restò fedele al Pci nonostante le derive staliniste»

Mario Brandolin

Due tra i più rigorosi, accesi e partecipi protagonisti del dibattito culturale e intellettuale del secondo ‘900, Pier Paolo Pasolini e Franco Fortini, saranno al centro dell’annuale convegno che il centro Studi di Casarsa dedica alla figura del suo grande concittadino, «nella convinzione – così la sua presidente Flavia Leonarduzzi che approfondirne l’opera e la figura contribuisca non solo o tanto a mantenerne viva la memoria, quanto a stimolare la riflessione sul nostro presente partendo proprio dalle sue di riflessioni e prese di posizione».

“Nel segno della contraddizione. Pasolini e Fortini due poeti del Novecento”, questo il titolo del convegno in programma venerdì novembre 3 (dalle 15) e il 4 (dalle 9), nella sala consiliare di Palazzo Burovich (sede del Municipio), curato da Paolo Desogus (Sorbonne Université), che presiederà anche i lavori. “

«Il titolo del convegno – afferma Desogus – riprende un elemento che caratterizza sia la produzione poetica di Pasolini sia quella di Fortini: la contraddizione. Nel caso di Pasolini è nota, come da lui stesso espressa ne Le ceneri di Gramsci “con te e contro te”, anche in Fortini è ben presente questo aspetto relativo alla contraddizione».

In Pasolini la contraddizione era soprattutto data dal suo essere omosessuale, dominato dalla passione a fronte di una lucidità di pensiero critico che quella passione comunque non dominava. In Fortini?

«No, in lui la contraddizione è soprattutto politica, ha a che fare con la posizione del poeta, della poesia rispetto ai processi storici. Cosa peraltro presente anche in Pasolini, in quel suo essere fedele al Pci, ad esempio, nonostante le derive dello stalinismo».

Ma tra i due, oltre a questa posizione critica e interrogativa tra l’essere poeta e l’impegno politico, ci sono altri punti di contatto...

«Come l’amicizia intellettuale, la questione biografica, le critiche reciproche che ci furono e anche vivaci, il senso dell’impegno politico. Che verranno affrontati nel corso del convegno la cui importanza però sta nel fatto che i due hanno usato questo dialogo per rispecchiarsi l’uno sull’altro e comprendersi meglio. Come testimoniato dalla raccolta “Attraverso Pasolini” che Fortini ha pubblicato nel 1993, in cui mette insieme tutti i testi che ha scritto su Pasolini. Volume in cui non c’è solo uno studio su Pasolini ma anche una sorta di autobiografia: insomma il rapporto tra i due serve a tracciare la traiettoria autobiografica e intellettuale di entrambi».

Al di là di questo dato, di per sé illuminante, quale novità può emergere dal convegno?

«Fortini è di qualche anno più grande di Pasolini e per certi versi è stato anche un suo maestro soprattutto sulle questioni critiche e sull’avanzamento degli studi nell’ambito politico marxista. In qualche modo Fortini ha fatto da apripista per molti ambiti culturali, ad esempio facendo conoscere in Italia la Scuola di Francoforte, la poesia di Brecht, il pensiero di Lukacs. E Pasolini che seguiva Fortini con grande attenzione e da quello straordinario intellettuale che era molte volte sapeva sfruttare queste nuove introduzioni per elaborarne di nuove e più efficaci».

Un esempio?

«Il concetto di neocapitalismo, introdotto da Fortini, che nello svolgimento del pensiero di Pasolini diventa lo sfondo di quelle nuove forme di fascismo che egli denunciava a proposito del consumismo e dell’omologazione».

Un convegno, tutto all’insegna di interventi (tranne quello inaugurale affidato a Luca Lenzioni e la tavola rotonda conclusiva che prevede la presenza di critici quali Goffredo Fofi e Filippo La Porta) di giovani studiosi di Pasolini, in un passaggio di consegne...

«Almeno ce lo auguriamo, che si arrivi a mostrare la forza intellettuale di due personalità che nel secondo dopoguerra hanno riflettuto sull’Italia e sulle sue trasformazioni cercando anche di immaginare un’alternativa all’affermazione del neocapitalismo. Hanno elaborato categorie per comprendere la realtà, e spero che queste categorie possano essere trasmesse anche se ho dei dubbi, visto il livello molto precario e basso del dibattito culturale oggi».

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