Paolo Tosini, dal Friuli al Messico: l’America Latina ama il cinema

PORDENONE. Fuga di cervelli. Ne aggiungiamo un altro, direzione Messico. Paolo Tosini si allontanò da Cordovado per un master a Città del Messico. Tre anni fa. «Sono un adottato, nasco a Roma, in...

PORDENONE. Fuga di cervelli. Ne aggiungiamo un altro, direzione Messico. Paolo Tosini si allontanò da Cordovado per un master a Città del Messico. Tre anni fa. «Sono un adottato, nasco a Roma, in realtà. La famiglia di mamma, però, è friulanissima da cinquecento anni. La nostra casa è datata 1400». Diciannovenne, Tosini, bussa alle Giornate e gli viene aperto. È un ragazzo sveglio e il materiale centenario lo affascina. Il decennio speso bene dentro la pancia del festival top lo aiuta a evadere dal Paese. «Non c’è molto da fare qui, in America Latina, invece, è tutto ancora da fare. Il gioco di parole penso ben esprima il concetto». Ora vive nella capitale «proprio di fronte il museo dedicato a Frida Kahlo», precisa. È il direttore del laboratorio di restauro digitale della cineteca nazionale.

«Ci occupiamo di molte collezioni, ci arrivano film da molti Paesi, non ultima la prima opera mai prodotta in Uruguay. L’Italia è nazione cinematograficamente molto amata dai messicani. Fanno volentieri code sia per materiale rivitalizzato sia per la commedia contemporanea. Tanto per rendere meglio l’idea della passione, la retrospettiva su Fellini è stata presa d’assalto. E non soltanto spettatori locali. Abbiamo ricevuto prenotazioni dagli States, dall’Argentina, insomma una gran fame del maestro riminese. Pure Antonioni fece il pieno».

Non sottovalutiamo la potenza del Messico. Vi morì Luis Buñuel, pur spagnolo di nascita, ma nel 1940 diventerà legalmente messicano. In quel circuito dirigerà molti lungometraggi brillanti, fra cui Adolescenza torbida (1950), Salita al cielo (1951), Una donna senza amore (1951), La figlia dell'inganno (1951), Il bruto (1952). E, si sa, un grande può fare molto.

«Non abbiamo molte sale, però gli arrivi sono must internazionali, da Cannes, Venezia, Berlino», racconta Tosini. «Quando proiettammo Il divo di Paolo Sorrentino fummo costretti a diverse repliche per accontentare un pubblico determinato a non perderselo». Un ritorno in Friuli? «Chissà, può darsi. Non si sta male a Città del Messico. Però le avventure spesso finiscono. Anche le migliori. Come questa». (Gpp)

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