Ermal Meta al Teatro Verdi di Pordenone: «Sul palco racconto cosa c’è prima delle canzoni»

Il cantautore in duo a Pordenone con uno spettacolo intimo tra musica, parole e inediti. «Una sceneggiatura che cambia ogni sera, come l’ispirazione».

Elisa Russo

«Questo concerto ha una sceneggiatura che si riscrive a ogni data. Non sarà mai lo stesso, tutto rigorosamente dal vivo»: così Ermal Meta descrive il suo tour attuale, partito il 28 marzo da Orvieto. Stasera alle 21 il cantante, autore, produttore e polistrumentista albanese naturalizzato italiano fa tappa al Teatro Verdi di Pordenone (biglietti disponibili in cassa): dopo aver attraversato la penisola con una lunga tournée, ha deciso di tornare nella dimensione più intima dei teatri.

Un’ascesa continua quella di Ermal Meta, dal terzo posto a Sanremo nel 2017 cantando “Vietato Morire” e nel 2021 “Un milione di cose da dirti”, passando per la vittoria nel 2018 con “Non mi avete fatto niente” in coppia con Fabrizio Moro (brano presentato poi all’Eurovision Song Contest), dischi d’oro e di platino, un’attività live senza sosta, è stato anche giudice tv ad “Amici di Maria De Filippi”, conduttore Rai del concertone del primo maggio in piazza a Roma, autore di due romanzi.

Cosa vedremo al Verdi di Pordenone? Come è strutturato questo tour teatrale?

«Sul palco porto un dialogo a due tra me e Davide Antonio Pio, pianista e regista dello spettacolo che dà ampio spazio all’improvvisazione. La scenografia rappresenta un camerino e la domanda a cui cerchiamo di rispondere è: “Cosa c’è prima delle canzoni?”. L’ispirazione, che è un lampo, una visione da afferrare prima che svanisca. E così che nascono tutti i brani, come in un sogno ed è questo che cerchiamo di raccontare sul palcoscenico. È un percorso molto intimo e anche la scelta di ambientare lo show in un camerino va in quella direzione».

In Friuli Venezia Giulia l’abbiamo vista in full band a sei elementi e anche con il GnuQuartet, questa volta sarà dunque in duo?

«Si, siamo solo io e Davide Antonio Pio, bravissimo musicista, persona di grande ironia e arguzia. E tanti strumenti».

La scaletta sarà incentrata sull’ultimo album “Buona Fortuna”, con incursioni nelle hit della sua carriera?

«Ho scelto i brani del mio repertorio che meglio si adattassero al tipo di percorso proposto in questo show. Inoltre, facciamo anche tre inediti, brani non ancora incisi. È bello e prezioso vedere la reazione del pubblico che li ascolta per la prima volta».

Da poco è uscito il nuovo singolo “Ferma gli orologi”, e prima “Il campione”. Questi due singoli anticipano un intero disco?

«Sono sempre al lavoro su nuove canzoni, vedremo cosa poi finirà nel prossimo album. Sto vivendo un momento personale di grande leggerezza e “Ferma gli orologi” nasce proprio dal desiderio di fissare questa sensazione».

È impegnato con gli instore nelle librerie per presentare il suo romanzo “Le camelie invernali” pubblicato da La nave di Teseo. Cosa può dirci di questo secondo libro?

«Parla del conflitto viscerale tra due famiglie, di vendetta, terribili tradizioni ancestrali e anche amicizia, il tutto ambientato in Albania. Può essere considerato un seguito di “Domani e per sempre”».

Si è schierato spesso a difesa delle donne, contro ogni forma di violenza. Continua ad essere attivo?

«Certo, faccio parte dell’associazione “Una, nessuna e centomila”. Qualcosa sta cambiando ma si può e si deve fare molto di più».

Che estate la aspetta?

«Si dividerà tra famiglia (mia figlia Fortuna compirà presto un anno) e il nuovo tour che partirà l’11 giugno». —

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