Friuli Venezia Giulia in mostra a Milano: arte, elementi e identità in viaggio

A Palazzo Morando una rassegna che celebra l’anima creativa del FVG tra fuoco, acqua, aria e terra. Un percorso tra grandi maestri del Novecento e arte contemporanea

Massimiliano Finazzer Flory, Lorenzo Michelli

Acqua, aria, terra e fuoco del Friuli Venezia Giulia. A Milano. Nel quadrilatero del lusso con un’indicazione di “viaggio da fare”. Dove il lusso qui diventa la necessità che l’arte sia poiesis ovvero creazione e produzione, accrescimento di vita. L’aria di Tullio Crali che nasce in noi dall’esperienza del volo anche interiore. L’acqua di Mascherini che è istinto del mare a farsi coscienza. La terra di Zigaina e di Mušič dove i colori sono materia e memoria.

Il fuoco di Leonor Fini come travestimento di un’energia che vuole il cambiamento. Una mostra che attraversa gli elementi naturali con un biglietto di viaggio gratuito che Spazzapan ha ben intuito ovvero “osservare attentamente saper cogliere l’essenziale l’espressione. ..” Con una domanda a cui il filosofo Carlo Michelstaedter presente in mostra con autoritratto pone: dov’è la libertà dell’uomo? È nel suo pensiero. Cosa sta succedendo a questa nuova Regione? Perché la sua visibilità e attività sono così presenti e puntuali sulla scena nazionale? Che ruolo recita oggi “io sono Friuli Venezia Giulia”?

Una regione che per molti anni è stata percepita ai margini del movimento turistico culturale italiano ora ha assunto una leadership libera da preconcetti e provincialismi che l’hanno legata a sé stessa. La sua rivendicata autonomia fu vissuta come anatomia di un corpo ferito, mutilato, rivendicativo di un’identità autoreferenziale. La fine della guerra fredda fu negli anni Novanta una liberazione da categorie politiche ma non cambiò le condizioni meteorologiche: congelata, cristallizzata nel suo essere sé stessa per sé stessa a partire da una terra a volte matrigna. Ora tutto è cambiato. Questo Friuli Venezia Giulia dinamico è deliziosamente relazionale e la cultura guida questo nuovo movimento. Quale la svolta? Esportare un’idea di viaggio da fare, uscire dai confini e non farne più una divisione ideologica ma spostarli come frontiera da attraversare a nome e per conto dell’arte, di un’idea di arte che declina identità e differenze con la consapevolezza di una memoria storica da trasmettere con onore e orgoglio senza puntare sulla polemica ma al contrario verso una nuova idea di comunità.

Se queste suggestioni, colte da chi per scelta è un migrante di quelle terre sono credibili, allora sarà chiaro perché questa mostra, voluta dall’assessore Mario Anzil e curata Lorenzo Michelli, invita a un viaggio da fare verso il Fvg, a bordo di artisti che con modalità diverse hanno anticipato e annunciato la nuova primavera di questa regione ora al centro dell’Italia.

Il rapporto tra il Friuli Venezia Giulia e Milano sotto il profilo culturale generale nel Novecento è stato fortissimo; si citano solo tre nomi Gillo Dorfles, i Bbpr, Giorgio Strehler. Per questo nuovo progetto espositivo, specificatamente rivolto alle arti visive, si è scelto di attingere ai giacimenti delle principali istituzioni culturali regionali, con una mirata selezione di opere di grandi protagonisti della storia ma agganciata alla fragrante contemporaneità.

A palazzo Morando la mostra rinsalda così fitte trame fra il Friuli Venezia Giulia di frontiera e la vita culturale milanese: una mostra passe-partout per aprirsi al paesaggio culturale del Friuli-Venezia Giulia e avviare un viaggio che si contamina dei tanti “altrove”. Milano resta interlocutore privilegiato di questo dialogo: con Luigi Spazzapan che apre la carrellata interna fra vestigia del passato, l’Esposizione Internazionale di Arti decorative e industriali moderne di Parigi del’25, quella del Déco, e il richiamo alla grande mostra visitabile proprio questi giorni a Palazzo Reale, Art Déco, il trionfo della modernità. Il grande arazzo esposto, Pittura murale (1925, tessitura: Arazzeria Scassa, prestito della collezione del Centro Culturale Casa Antonio Zanussi, Pordenone) valse esattamente cent’anni fa a Spazzapan la Medaglia d’argento per il bozzetto da cui è tratto; lo affiancano in mostra un arazzo di Luigi Spacal e Carnevale – Karneval di Bogdan Grom, Carnevale – Karneval, (arazzo, 1979, collezioni Erpac Fvg), a dimostrazione del significativo ruolo delle arti applicate, per gli artisti di confine, nel generale rinnovamento estetico e stilistico del secolo breve. Il percorso espositivo è anticipato, alle soglie di Palazzo Morando in via Sant’Andrea, dall’opera di Marcello Mascherini, L’estate del’36, proveniente dal Museo Revoltella: prologo espositivo di una rassegna che procede dall’avanguardia futurista con l’opera di notevoli dimensioni di Tullio Crali Prima che si apra il paracadute del 1939 (prestito di Casa Cavazzini, Udine). E ritroveremo con le loro opere, via via, ambasciatori dell’arte di frontiera come Afro Basaldella, Armando Pizzinato, Giuseppe Zigaina, e Anton Zoran Mušič con il suo Paesaggio roccioso del 1979 dalla Pinacoteca Palazzo Attems Petzenstein. Per chiudere con Leonor Fini e il Ritratto di donna del 1953 dalle collezioni dell’Università di Trieste, celebrata a Milano dallo scorso febbraio nella mostra Io sono Leonor Fini, a Palazzo Reale, e con Miela Reina, l’artista che Gillo Dorfles descriveva come creatrice di “una solitaria e inimitabile avventura della fantasia”. Nel cuore della ricerca artistica contemporanea in Fvg la selezione di opere di Marina Ferretti, Giulia Iacolutti, Francesca Piovesan, Anna Pontel, Banafsheh Rahmani, legate al progetto di valorizzazione del sistema dell’arte regionale Together; il tutto in dialogo “contrappuntistico” con Carlo Michestaedter presente con un autoritratto puntuale ed intenso della Biblioteca statale isontina di Gorizia e con una selezione di testi. 

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