Paola Del Din, l’agente segreto che venne paracadutato in Friuli

La gioventù, la Resistenza e gli studi negli Usa: l’Utet pubblica la biografia della partigiana “Renata”

Andrea Zannini
Paola Del Din in divisa britannica col padre Prospero a Roma nel 1945
Paola Del Din in divisa britannica col padre Prospero a Roma nel 1945

Per chi non l’ha conosciuta, magari incontrandola a Udine, per chi in questi anni non l’ha sentita raccontare nelle scuole di tutta Italia o nelle serate la sua storia di Resistenza, il libro che qui si presenta permetterà di conoscere una donna straordinaria, Paola Del Din “Renata”, classe 1923 e medaglia d’oro al valore militare.

Alessandro Carlini, giornalista e romanziere, ne ha raccolto i ricordi, restituendo le sue parole con una vivacità e un’immediatezza degne di un’intervista televisiva.

Il libro che ne è uscito, Nome in codice: Renata. Storia di Paola Del Din, combattente della Resistenza e agente segreto, Utet, in questi giorni in libreria (che sarà presentato il 21 aprile alle 17 nel Salone del Popolo del municipio a Udine) ricostruisce la sua storia con un’attenzione minuta per gli aspetti umani delle vicende che la medaglia d’oro friulana ha attraversato.

Di padre militare, che serve nell’esercito del duce ma si rifiuta di prendere la tessera fascista, e per ciò rimane al grado di tenente colonnello, Paola è di poco più giovane del fratello Renato che, sottotenente degli alpini, dopo l’armistizio è tra i fondatori della brigata Osoppo-Friuli.

Con lui, studentessa universitaria, collabora a smistare informazioni, senza entrare in clandestinità.

Il salto di qualità avviene dopo il 25 aprile 1944 quando Renato “Anselmo” muore in un assalto a una caserma fascista a Tolmezzo.

Per Paola è il crollo di un pilastro che regge la sua vita ma il dolore si trasforma in reazione attiva, per onorare la memoria e continuare l’impegno del fratello da cui eredita il nome di battaglia. Viene incaricata di una missione pericolosissima, passare la linea del fronte e portare un’importante documentazione ai comandi alleati che stanno risalendo la Penisola.

Significa attraversare indenne mezza Italia occupata dai nazifascisti, portando addosso documenti che, se scoperti, nella migliore delle ipotesi portano diritti a un campo di concentramento.

La parte centrale del libro è dedicata al viaggio da Udine a Firenze dove Renata, finalmente, arriva ai primi d’agosto 1944. La città è divisa in due, i tedeschi stanno ritirandosi, distruggendo quanto più possibile. Il 15 agosto, con l’ennesimo sotterfugio, Renata riesce a passare le linee e a portare a compimento la sua missione.

Il passo successivo è l’entrata nello Special Operations Executive (Soe) britannico, in una missione composta da italiani che vengono addestrati a operazioni sotto copertura oltre le linee del fronte.

Ma i mesi passano, tra addestramento, preparazione e… discussioni politiche, dalle quali Paola si tiene alla larga. Tanto forte è il suo patriottismo, quanto la sua repulsione per la politica, anche quella fatta di ragionamenti e discussioni tra giovani italiani che di lì a poco avrebbero dovuto ricostruire una nazione. Ma Paola Del Din è fatta così, sincera e radicale in tutte sue idee, ad esempio nel negare la componente femminista nel suo pensiero, o l’anticomunismo che negli anni gli valse l’accusa di aver fatto parte di Gladio (smentita anche nel libro). Il liberalismo patriottico di stampo risorgimentale fu una delle componenti a tutti gli effetti della guerra di Liberazione, e Paola Del Din ne è uno degli esempi più limpidi.

I lunghi mesi passati tra la Puglia e la Toscana per preparare la missione degli agenti Soe sembrano non finire mai. Solo il 9 aprile 1945 Renata parte con un aereo e viene paracadutata – “unica donna in Italia” recita la motivazione del suo riconoscimento d’onore – nel Friuli ancora occupato. I giorni che seguono sono carichi di tensioni e di prove delicatissime, in una terra che tedeschi e cosacchi stanno abbandonando lasciando dietro di loro una scia di sangue.

Poi l’entrata degli alleati, l’abbraccio del padre rientrato dalla prigionia con la madre che aveva dovuto attraversare la prova del carcere fascista con l’accusa di connivenza con i partigiani, e via via la ripresa di una vita normale.

Che avrebbe portato Paola a laurearsi, a studiare negli Usa, a sposarsi, ad avere quattro figli, ed ora nipoti e pronipoti che compaiono anche sulle pagine del libro quando vengono a trovare la bisnonna. Sotto lo sguardo attento della fi glia Anna.

Il libro di Carlini su Paola Del Din può essere letto in molti modi. La biografia di una delle ultime partigiane. La storia di una donna di una tempra eccezionale, letteralmente senza paura. Sul piano storico e politico a chi scrive sembra la risposta migliore a tutti coloro che sostengono che “tanto gli alleati ci avrebbero liberato lo stesso”. La storia di Paola e, in filigrana, quella di Renato, spiegano invece che senza queste donne e questi uomini, rimanendo semplicemente ad aspettare, una nuova Italia veramente libera non sarebbe mai nata

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