Ovadia: dall’enciclica di Papa Francesco la difesa del pianeta, casa di tutti gli uomini
Il suo intervento aprirà la nuova edizione di Avostanis. Il tema del sacro sarà il filo conduttore della rassegna

Sarà il tema del “sacro” a fare da filo conduttore della 32a edizione di Avostanis, la rassegna di cultura e sensibilità friulana che si terrà a partire dal prossimo 2 agosto ai Colonos di Villacaccia di Lestizza. “Sacro” nella sua accezione più ampia, «tra suggestioni spunti di riflessioni e angolature diverse, in dialogo tra l’antico e il contemporaneo attraverso il filtro della sensibilità religiosa e di quella laica», così una nota degli organizzatori.
A inaugurare Moni Ovadia che, prendendo spunto dalla seconda enciclica di Papa Francesco, Laudato sì, intesserà una riflessione sul nostro stare al mondo oggi partendo dal carattere profondamente rivoluzionario dello scritto papale, al cui centro c’è la denuncia dell’attuale crisi ecologica e l’assoluta necessità di un mutamento radicale nella condotta dell’uomo. Il cjant dal creât / Il canto del creato si intitola il reading di Ovadia, che sarà affiancato per le letture in friulano dall’attore Fabiano Fantini. Quella del 2 agosto sarà per Ovadia la seconda volta ad Avostanis e col sacro.
Era il 2 settembre del 1999, si festeggiava “Il mus d’aur”, il premio-riconoscimento dedicato agli ultimi, agli eroi silenziosi della vita quotidiana. In quell’occasione lesse alcune pagine della storica Bibie par furlan, sette volumi preziosi, pubblicati da Ribis, con progetto grafico di Ferruccio Montanari, che Ovadia tiene tra i volumi più cari della sua biblioteca. A lui, agnostico, che col sacro non ha mai smesso di confrontarsi, abbiamo chiesto che cosa è per lui il sacro.
«Per quello che ne so – esordisce Moni Ovadia – la sacralità è un attributo dei luoghi, ma è il concetto di santo che mi interessa di più, vale a dire i comportamenti. Io non sono molto attaccato ai luoghi della sacralità, di cui ho grandissimo rispetto come per coloro che li vivono come luoghi dotati di un’energia spirituale e di un significato pratico e simbolico, mi coinvolge molto di più ciò che sta nell’interiorità dell’essere umano, della sua vita e delle sue relazioni.
Sacra è la vita, sacra è la persona umana, e per me sacri sono anche valori come quello dell’uguaglianza, della dignità, della giustizia: questi per me sono i luoghi e gli spazi della sacralità. Dove spiritualità è ricerca della propria interiorità».
Nel nostro presente così pesantemente secolarizzato il sacro sembra avere perso ogni incisività, in che misura questa cancellazione del sacro dall’orizzonte della nostra vita e quotidianità, costituisce qualcosa dei negativo?
«La secolarizzazione molti credono sia un portato delle culture e dei pensieri che si sono staccati dal rapporto col divino, atei o gnostici. Sono convinto invece che la secolarizzazione nefasta nasce da fenomeni di tipo economico, commerciale, portata dalla società consumistica. Che è talmente pervasiva e potente nella sua proposta di appagare desideri – e sappiamo come la forza del desiderio nell’uomo è immensa – da legare questa forza solo a oggetti e servizi. Nel cui appagamento trovi la felicità. Anche se la logica del consumismo è quella dell’usa e getta, spesso causa di insoddisfazione e frustrazione. Invece una spiritualità forte dovrebbe ammaestrare a capire che di meno hai bisogno e più sei felice, che quanto di meno desideri e di più sei libero».
Che è un po’ l’insegnamento di questa enciclica del Papa. «L’enciclica di Papa Francesco è un documento straordinario perché pur contemplando le ragioni della fede, parte con istanze che riguardano tutti gli esseri umani a prescindere dal loro credo. In particolare l’istanza che il pianeta sia casa comune di tutti gli uomini, quindi bene comune».
E questo praticamente cosa significa o significherebbe?
«Significa che questo pianeta non è a disposizione delle speculazioni economiche. Noi dobbiamo custodire questo bene, anche per le generazioni che verranno. C’è poi, in questa eccezionale lettera papale, la denuncia molto meticolosa dell’economia di morte, di spoliazione del pianeta di espropriazione e di disuguaglianze terrificanti, che mossa da interessi di pochi incide drammaticamente sul destino di tutti. Mentre i processi naturali hanno la caratteristica di continuare a rinnovare le risorse, questa economia capitalistico iperliberista del profitto ipertrofico le consuma le estingue e le distrugge, avvelena il pianeta, impoverisce le persone, alcune le mette alla soglia di non avere neanche l’acqua potabile. Naturalmente tutto questo per Francesco, che crede alla sacralità del mondo, è distruttivo. Per un credente, essendo stato creato dal divino il mondo è sacro e va custodito».
Questo messaggio del papa che orecchie ha trovato?
«Ha trovato buone orecchie soprattutto fuori dal mondo cattolico, tra pensatori e appartenenti alla sinistra militante, ma la radicalità con cui Papa Francesco si esprime gli ha creato non pochi nemici, anche all’interno della sua cerchia. Perché mentre una parte della Chiesa cattolica è davvero ammirevole nel suo impegno per gli ultimi, per la salvaguardia del pianeta, una parte è invece molto più legata a certi circoli politici di potere».
Come si può fermare questa deriva che, stando così le cose, porterebbe dritta dritta alla distruzione del pianeta e dell’umanità stessa?
«Innanzitutto con la formazione, che è la prima base di ogni cambiamento. Bisogna smettere di pensare secondo la logica del “più ho e più valgo e più conto”. Si deve cominciare a pensare a una formazione che non sia necessariamente religiosa, ma che laicamente punti a far si che ci si distacchi dalla logica del desiderio e quindi del possesso. Il vero grande privilegiato è colui che ha bisogno di pochissimo. E questo non può che far bene anche al pianeta. In fondo quella proposta da Francesco è una conversione ecologica globale, per un’ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità».
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