Novembre 1380, i veneziani mettono sotto assedio Marano

Cristiano Caracci

Daniele di Chinazzo, giovane apotecario trevigiano, venne sorpreso dalla guerra a Chioggia nell’agosto 1379 e, dopo la sconfitta genovese e il ritorno trionfale dei veneziani nel giugno successivo, si trasferì prudentemente a Venezia in attesa della conclusione del conflitto proseguito in Adriatico e nella terraferma trevigiana.

Si trattava della quarta guerra veneto genovese pure se c’è da credere che il confronto armato delle navi delle due repubbliche marinare fosse endemico e ben volentieri ci si scontrasse ovunque anche fra singole navi di mercanzia; ma la guerra di Chioggia, ultimo confronto veneto genovese, fu sicuramente la più violenta e sanguinosa e soprattutto di grande pericolo per Venezia, tuttavia alla fine vittoriosa.

Infatti Genova aveva saputo stringere alleanze con l’Ungheria, con i Carraresi di Padova e con il Patriarca del Friuli per modo che doveva sembrare ai collegati sicura la sconfitta della Serenissima tanto che già si era programmata la divisione delle spoglie.

Il manoscritto della Cronica che di quella guerra redasse il di Chinazzo, manoscritto ritrovato casualmente in Danimarca più di cinquecento anni dopo, costituisce certo la fonte di conoscenza più sicura di quegli avvenimenti che sconvolsero l’alto Adriatico e non soltanto; l’autore infatti, liberata Chioggia come detto, si fermò a Venezia e riferì anche dell’episodio del 10 novembre 1380 quando il porto patriarchino di Marano subì il maggiore assedio da parte di Carlo Zen, Capitano Generale da Mar, rientrato con la flotta dal Levante in Adriatico a difesa della patria.

Marano costituiva allora il maggiore porto patriarchino in Friuli, difeso dalla laguna che ne faceva, in pratica, luogo difficilmente accessibile e tantomeno facilmente assediabile a motivo delle acque basse che non consentivano, come oggi, di raggiungere la città se non percorrendo i canali naturali scavati principalmente dal fiume Stella; un porto, quindi, specialmente utile per la logistica, per la riparazione delle navi genovesi e il rifornimento delle stesse con le vettovaglie di cui il Friuli veniva spogliato dagli alleati liguri.

Era accaduto, per esempio, che il giorno 4 ottobre la flotta veneziana avesse appreso “chome Çenovexi avea scrito al patriarcha de Freul ch’el fosse axiado panaticha per .38. galie a Maran, che lor sarave adì .6. octubrio a Maran.”

Nei giorni successivi erano proseguiti, credibilmente, i pattugliamenti sia veneziani sia genovesi lungo le coste istriane, quarnerine e dalmate, fino quando i veneziani di Pirano salparono il 25 ottobre “a hore .IIIJ. de note” alla volta di Marano per tentare il colpo convinti di essere adeguatamente armati, raggiungendo il porto friulano due giorni dopo preparandosi all’assedio, tuttavia, lasciata di guardia in altura la “galia Faliera” vennero tempestivamente avvertiti del sopraggiungere di una maggior flotta genovese per cui, nella notte sul 28 ottobre fuggirono a Venezia.

Carlo Zen, recentemente nominato Capitano Generale da Mar in sostituzione del defunto Vettor Pisani, ritenne di insistere per l’occupazione di Marano preparando una maggior forza tramite navi che si sarebbero dovute ricongiungere, così come avvenne, provenendo da Venezia, da Grado e da Pirano con apprezzabile coordinamento logistico.Insomma, quello di Marano fu uno dei pochi insuccessi di Carlo Zen, il quale pure aveva preparato e diretto lo sbarco, insuccesso di cui anzi fu chiamato a rispondere dal Senato dove si difese assai energicamente ricordando i propri indiscussi meriti e sacrifici pregressi.

Comunque la guerra doveva concludersi un anno dopo con la Pace di Torino e l’arbitrato di Amedeo di Savoia, il Conte Verde, sicuramente a favore di Venezia e con grave danno dei collegati e specialmente dei patriarchini condannati anche nelle spese.

Allora, Daniele di Chinazzo aprì la sua farmacia a Treviso in Piazza delle Erbe all’insegna “della Colonna”.

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