Novello Zorzi Zuccheri Pordenone scommette sui giovani di “Tre/1”

Artisti emergenti della “terra di mezzo” alla Sagittaria Una mostra che riflette i cambiamenti in atto nella società
Di Angelo Bertani

ANGELO BERTANI. Le personali di Elisabetta Novello, Alessandro Zorzi e Beppo Zuccheri, attualmente in corso alla Galleria Sagittaria della Casa dello Studente di Pordenone, sono state riunite sotto un titolo al tempo stesso semplice e propositivo: “TRE/1. Tre modi di interpretare oggi la pittura”.

Qualcuno potrebbe dire che tutti sanno che cos’è la pittura e che dunque non c’era bisogno di una mostra su questo tema. In realtà non è proprio così, tant’è vero che permangono alcuni fraintendimenti. E’ bene ribadire che non si può più cadere nell’equivoco di credere che sia il soggetto a fare la pittura; tutt’al più quest’ultimo determinerà il genere: ad esempio quello della figura, quello del paesaggio, quello della natura morta. Altrimenti, se il fondamento della pittura consistesse nell’aderenza figurativa riguardo a un certo soggetto, la fotografia sarebbe davvero la forma più alta di pittura. D’altro canto la sostanza della pittura stessa non coincide nemmeno con la fedeltà a un’unica tecnica, tradizionale ed esclusiva: nel corso del secolo scorso hanno avuto luogo così numerose ibridazioni e confluenze tra i linguaggi dell’arte che un certo purismo tecnico-accademico apparirebbe oggi decisamente fuori luogo.

Per avvicinarsi al cuore del problema converrà dunque rifarsi a una definizione su cui tutti possono concordare: la pittura è quella forma d’arte caratterizzata da una superficie dipinta con modalità il più possibile originali e il meno possibile meccaniche. Questa definizione in verità è piuttosto generica, ma almeno abbiamo un punto fermo (o quasi) da cui partire. Se poi vogliamo andar oltre al fine di orientare l’interpretazione di un’opera, possiamo allora paragonare la pittura a un campo di forze, a una sorta di campo gravitazionale in cui tutti gli elementi (forme e colori) interagiscono mediante articolate e complesse relazioni reciproche, si attraggono e si respingono, danno origine a piccole galassie, a piccoli mondi: tanto che un’opera può dirsi davvero riuscita se riesce a costruire davvero un proprio microcosmo.

I giovani artisti di “TRE/1” rappresentano modi molto diversi di interpretare oggi la pittura, ma di certo ne evidenziano alcune significative direttrici. Alessandro Zorzi realizza le sue opere sulla base delle potenzialità del colore così come sono state analizzate dall’arte moderna a partire da Kandinsky e Klee, ma, grazie anche all’uso sapiente di un supporto in plexiglas, ne offre un’originale interpretazione fatta di luce. Elisabetta Novello parte dalla sfida genialmente paradossale di rendere pittorica la cenere, una materia solo all’apparenza sorda e incolore: ne scaturiscono lavori raffinatissimi, addirittura con richiami cosmici. Beppo Zuccheri propone invece una pittura fortemente espressionistica, aggettante, polimaterica, che finisce per coinvolgere inevitabilmente lo spettatore. Così, per tutto ciò e altro ancora, una visita alla mostra forse potrebbe risultare interessante anche per chi crede di saper già tutto sulla pittura.

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