Nick Cave, parole e musica per raccontare una vita divenuta solitudine e dolore



Parole e musica. Letteratura e canzone. Il racconto di una vita che si è fatta nel tempo solitudine ed elaborazione del dolore, l’immagine di un uomo con il suo pianoforte nella fissità di uno spazio vuoto, come una porta aperta che cattura il nostro sguardo nella folle realtà che stiamo vivendo.

Escono in contemporanea come un battito d’ali in un cielo plumbeo: Idiot Prayer, fedele colonna sonora dell’omonimo documentario, ultimo canto sospeso tra dolore e ricordo di Nick Cave, abbracciato alla sua lunga storia di piccoli incanti sonori tra meditazioni oscure e soffi di dolcezza infinita, e Bad Seed. La ballata di Re Inkiostro, opera di Massimo Padalino, scrittore friulano di avventure musicali, pubblicata da Odoya Edizioni – Meridiano Zero, imprescindibile per tutti coloro che hanno amato, e amano, il percorso artistico del grande musicista australiano.

Pagine che andrebbero lette ascoltando la lunga e dolente confessione interiore di Cave, che in questo disco affronta, da solo con il suo pianoforte, l’intera sua produzione in uno stato di coscienza lucida e di sincera riflessione, che approda, oggi, nel definitivo, quanto doloroso appagamento.

Nick Cave suona e canta divinamente, Massimo Paladino racconta nel suo libro, senza troppi particolari, e noiosi, scrupoli biografici, la profondità di uno sguardo che nel tempo ha sublimato l’essenza del rock in un flusso emozionale di esemplare intensità lirica, con cui l’autore, nella sua maturità umana e artistica ha bussato, per davvero, alle porte del paradiso.

Canzoni che diventano un vero e proprio romanzo, non solo rievocativo delle tappe di “una irripetibile via crucis discografica”, dalle origini del furore punk dell’“adolescente asociale amante della poesia” con i suoi Birthday Party, fino al rintocco delle murder ballads di un “portatore sano di fantasie”, che ha elevato la fusione degli opposti, bene e male, da normale tensione religiosa a “virulenta invettiva sociale”.

Paladino riesce nell’intento, esemplare nel campo della critica e divulgazione musicale, di trascendere la normale, seppur accurata, analisi delle proposte discografiche di un artista (la produzione trentennale di Nick Cave é cospicua, oltre che di qualità elevatissima), per dipingere l’ultimo ritratto emotivo di un uomo innamorato dei suoi patemi interiori, “sempre pronto a rituffarsi con gioioso dolore in quell’oceano di tristezza che è la sua vita, anche quando era sembrato emergerne sano e salvo”.

Le canzoni riescono così a piegarci alla storia che raccontano, la letteratura suona come arma salvifica nel sentiero tumultuoso del destino, diventa amante e compagna di lotte, collante risolutivo tra vita e arte, amica intima che riesce a farci arrivare in alto “come il sogno di un bambino dagli anelli di Saturno”. —

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