«Nel mio Venezuela si muore di fame»

L’appello di Manuela Montero la virtuosa ospite stasera al Verdi. «Tragedia immane»
Di Gabriele Giuga

GABRIELE GIUGA. «Scriva che è una tragedia umanitaria, faccia sapere che con il colpo di stato il Venezuela è caduto in una dittatura atroce, la gente muore per la fame, gli stenti e la mancanza di medicinali!». Protagonista del concerto in calendario oggi, alle 20.45, al Verdi di Pordenone, con l'orchestra Leonore diretta da Daniele Giorgi per eseguire il “Concerto per pianoforte op.16” di Grieg e la “Sinfonia n. 4” di Brahms, la pianista venezuelana Gabriela Montero è visibilmente coinvolta nel dramma che sta attraversando il suo paese. Bambina prodigio, nata in Venezuela, cittadina americana, Gabriela è nota per il suo virtuosismo pianistico, ha inciso per due delle etichette più importanti al mondo la Deutsche Grammophon e la Warner Classics, suona periodicamente con Marta Argerich, e visita spesso l’Italia soprattutto da quando risiede in Spagna.

«Ho iniziato a suonare il pianoforte a 8 mesi» ci racconta. Otto mesi? «Le assicuro che è andata così, nei racconti delle mia infanzia ricorreva il fatto che mi avessero regalato una tastiera e che a otto mesi producevo delle piccole melodie. Sono stata un “enfant prodige”, certo, ma la mia infanzia è stata divertente e felice come quella di tutti i bambini. Con la costante della musica, però. I primi concerti in pubblico a 4 anni, e poi tutto il resto».

È famosa per le sue improvvisazioni. «Infatti, anche il pubblico a Pordenone mi suggerirà delle melodie e io improvviserò, sarà divertente!»-

Lei è stata invitata a esibirsi per la cerimonia di insediamento del presidente Obama, come si è sentita in quella circostanza? «È stato un momento storico. L’elezione di Obama, la svolta degli Sati Uniti, la mia presenza come musicista venezuelana in rappresentanza delle donne latine, le madri, un’emozione indimenticabile». Non le chiedo di Trump, allora. «Io ho votato per Obama, visto che ho la cittadinanza statunitense, Trump è un pericolo sul serio. Ma da oltre sette anni tutte le mie energie sono dedicate al Venezuela. Ricevo quotidianamente richieste di aiuto, dai fan e da gente comune. Sono console di Amnesty International e mi occupo di far sapere al mondo il dramma del mio paese. Non ci sono medicinali, la gente muore per strada, e non è la classe povera, ma il ceto medio. Io raccolgo farmaci più che posso e li spedisco in Venezuela, ma la tragedia è immane, e purtroppo tutta la sua gravità non arriva in Europa».

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