“Aquilee”: la storia di Aquileia diventa danza di narrazione
Stasera la prima nazionale dello spettacolo firmato da Mattia Cason: un viaggio corporeo tra mosaici, radici afroasiatiche e memoria pasoliniana

Prima nazionale oggi, sabato 31, alle 21 in Piazza Patriarcato ad Aquileia dello spettacolo “Aquilee”, una coproduzione vicino/lontano ed En-Knapp, in partenariato con Balletto Civile, Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe, Fondazione Aquileia e Società per la Conservazione della Basilica di Aquileia. Ideazione, drammaturgia e coreografia dello spettacolo sono a cura di Mattia Cason, che sarà in scena con Ruben Gombač e Ahmad Kullab, con il fisarmonicista Paolo Forte, autore delle musiche originali, e con un coro di 30 elementi diretto da Nicoletta Taricani.
Reduce da una tournée di 28 date tra Carinzia e Croazia con il suo spettacolo Sentieri per l’Europa, che ripartirà in estate, Mattia Cason è atteso oggi ad Aquileia per Vicino/Lontano. La scommessa del danzatore, attore e autore bellunese è un lavoro sulle immagini attraverso il corpo con una cifra che ritorna costantemente: la ricerca storica continua di dialogo e reinterpretazione del contemporaneo e dell’attualità.
«La scommessa – spiega Cason – è essere un corpo solo in scena nel tentativo di sviluppare qualcosa che per ora chiamo danza di narrazione, una danza che racconti una storia, quella di Aquilea, o meglio di più Aquilea, Aquilee appunto”
Cosa muove questa esigenza artistica?
«Questa esigenza artistica, di metodo, lo scorso anno durante la tappa in Friuli del mio ultimo spettacolo, ha incontrato la possibilità di concentrarsi su Aquileia: ho capito che questo mi avrebbe dato la possibilità di parlare per slittamento sineddotico di ciò che mi sta più a cuore, ovvero dell’Europa Afroasiatica, delle influenze afroasiatiche sulla cosiddetta civiltà europea e della necessità oggi per noi Europei di ritrovarci nella riscoperta di queste stesse radici».
Perché Aquileia è per Lei sineddoche ossia simbolo di tutto questo?
«Aquileia oggi è soprattutto i mosaici della Basilica, straordinari sia come soggetto sia come argomento, parlano di un cristianesimo dalle origini molto lontane rispetto a quello a cui siamo abituati. Tanto l’uso contenutistico che stilistico rimandano a orizzonti altri, all’influenza che in epoca romana Alessandria d’Egitto aveva su Aquileia».
C’è un ultimo tassello però…
«Il fascino della presenza di ciò che resta del porto fluviale di Aquileia, di una foto di Pasolini che, nel ’57, a 36 anni, la mia stessa età oggi, la visita. Fatto questo che mi ha consigliato di vivere la suggestione dello “gnostico moderno” come lo definì l’amico Zigaina quale guida spirituale in questa stesura di appunti per danza. Il Pasolini storico certo, ma anche e soprattutto la sua passione per le lingue straniere, il suo bisogno di andare oltre la nazione, la sua fede, riprendendo parte di una sua poesia tratta dal documentario le mura di Sana’a: “…in nome della scandalosa forza rivoluzionaria del passato”. Per me questa forza scandalosa è scoprire come tanta parte della civiltà europea arrivi da altrove, spesso dalle stesse terre da cui giungono oggi questi stranieri. Dietro c’è un meticciato di culture che ci ha accomunato e fatto diventare ciò che siamo».
Sul fronte produttivo-organizzativo qual è il frame del progetto?
«È una coproduzione di Vicino/Lontano – organizzazione a cui devo moltissimo, con cui ho partecipato a un bando regionale che ha consentito di fatto la realizzazione dello spettacolo - e di En Knap la compagnia di danza slovena dove lavoro. Poi ho coinvolto come consulente storico-culturale la Società per la Conservazione della Basilica con Andrea Bellavita e la Fondazione Aquileia dove la stessa funzione è stata svolta da Tiziano Tiussi. Volendo sviluppare questa “danza di narrazione”, ho sentito la necessità di chiedere consiglio, da una parte ad una coreografa che lavora molto sull’intenzione teatrale, Michela Lucenti di Balletto Civile, e dall’altra ad un regista teatrale che mette il corpo al centro della sua pratica, Claudio de Maglio dell’Accademia civica Nico Pepe». —
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