Nek: «Il mio tour è un viaggio alla ricerca del puro istinto»
UDINE. Filippo Neviani in arte Nek si prepara a un bagno di folla, lunedì sera al Giovanni da Udine (alle 21, organizza Azalea Promotion con Zenit srl, Regione Fvg, Comune Udine e Live Nation), per il suo unico concerto in regione. Il pubblico friulano è già pronto a cantare assieme a lui Fatti avanti amore, Se io non avessi te, Congiunzione astrale, Laura non c'è, Sei grande, Se una regola c'è, Lascia che io sia e tanti altri brani del cantante emiliano.
Abbiamo chiesto a Nek di saperne di più sull'attuale tour e su cosa possiamo aspettarci a Udine. «Il concerto sarà come un viaggio. Partirò subito forte, in velocità, con tre singoli freschi: un pugno in faccia emotivo. Fin dal debutto di Orvieto ho voluto che la scelta delle canzoni potesse colpire il pubblico, a partire dalla prima nota. Rispetto ai tour precedenti stavolta ho ragionato con meno tecnica e molto più “di pancia”».
Un periodo molto intenso per la pop-star di Sassuolo, incessantemente on stage. «Il mio lavoro mi costringe a una vita da nomade, ma io resto un ragazzo di provincia che per Natale desidera solo tornare a casa dalla sua famiglia. Passerò con loro le festività e non vedo l’ora di accendere il caminetto».
Una pausa ristoratrice, in vista degli impegni che attendono Nek nel 2016, anno in cui compirà vent’anni il disco della sua svolta professionale: Lei, gli amici e tutto il resto, per intenderci quello che contiene la hit Laura non c’è. «Mi verrà certamente in mente qualcosa di speciale per festeggiare questa canzone. Il prossimo anno sarà pieno di impegni importanti e il tour dovrebbe andare anche all’estero».
Nel brano Il tuo vero nome un passaggio dice: “Non avere cura della paura / ama senza misura”. «Non parlo solo di amore romantico, ma anche nei confronti di chi fa bene il proprio lavoro o di chi dedica la sua vita agli altri. Quella è la forma d’amore più alta che ci sia e nel testo mi riferisco proprio all’amore in senso universale».
Provate a chiedergli cosa ne pensa dei talent. La sua risposta non avrà esitazioni: «Quando posso li guardo. Credo siano molto importanti per i giovani, visto che le porte delle case discografiche sono ormai chiuse. Una volta c'era la figura del talent scout, oggi tale ruolo è sostituito dai talent show. Rispetto ai miei inizi, agli albori degli anni 90, oggi si è più esposti. Ma per i giovani resta la strada principale per inseguire una vita da artista». E il suo consiglio, in tal caso, è quello di: «Fare tesoro di ciò che dice chi si confronta con te e delle impressioni che trasmette. Soprattutto i coach e i giudici: andrebbe ascoltata ogni singola loro parola.»
Nek trova molta della sua ispirazione anche nella spiritualità e spesso incontra i frati francescani di Assisi. «Lì c'è una particolare magia e viene inevitabilmente voglia di riflettere... è un buon modo per ritagliare del tempo per sè stessi. Il mio spirito è sempre quello di un bambino in un negozio di giocattoli. Torno spesso ad Assisi anche per pensare a quanto noi italiani siamo fortunati, al fatto che forse dovremmo concentrarci sulle cose pi. ù importanti ed allenarci a lasciare da parte quello che è superfluo.»
Riferimenti particolari, in questo difficile momento internazionale? «Beh.. penso ai cristiani perseguitati in Iran, in India, ai massacri dell'Isis. Penso agli operatori di pace contrapposti a chi strumentalizza il nome di Dio per i propri interessi e rifletto sul fatto che ad alcuni la storia non ha ancora insegnato nulla».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto