Museo nei sotterranei del Castello: così Udine racconta il suo passato

Mercoledì l’inaugurazione dell’ala espositiva, in futuro visite guidate nei depositi

Paola Visentini

In un Museo tre quarti dello spazio risulta “sommerso” e celato all’interno dei depositi. Lo confermano anche indagini condotte a livello internazionale secondo cui i grandi musei espongono solo il 5% delle loro collezioni.

Ciò si deve in parte ad un cambiamento intervenuto in ambito museologico: i musei di antica tradizione esponevano tutto, pensiamo solo alle wunderkammer, mentre quelli di impostazione moderna ne propongono una selezione ragionata.

Va tuttavia tenuto presente che per un Museo avere un deposito molto ricco non è un dato necessariamente negativo.

Ad un esame ravvicinato e puntuale, i beni in deposito, se conservati idoneamente, non saranno mai esposti a luci e umidità dannose, non subiranno rischiose movimentazioni e costituiranno una riserva importantissima alla quale attingere per studio, per esposizione a rotazione nelle sale permanenti, per prestiti finalizzati a mostre e attività al pubblico.

Potranno cioè costituire un vero “Museo parallelo” e offrire uno spazio realmente dinamico. Per arrivare a questo obiettivo è necessario pensare a questi spazi e costruirli come luoghi di conservazione, ricerca, restauro e catalogazione, ma anche visibili e visitabili dal pubblico, come peraltro è previsto dal D.M. del 21 febbraio del 2018 “Adozione dei livelli minimi uniformi di qualità per i musei e i luoghi della cultura di appartenenza pubblica e attivazione del Sistema museale nazionale”.

Conformemente all’obiettivo di dare visibilità a questi particolari spazi museali voluto dall’Assessorato alla Cultura della città, i Civici Musei di Udine aprono al pubblico i depositi del Museo Archeologico, posti nei sotterranei dell’ala est del Castello.

Un’operazione nata anche dalla volontà di raccontare la storia della città attraverso i materiali archeologici, che sono parte importante di un complesso Progetto di “Archeologia Urbana”, coordinato dal Museo Archeologico di Udine e finalizzato alla restituzione alla collettività della conoscenza di un quadro aggiornato della lunga storia della città.

L’apertura al pubblico dei depositi avverrà in modo frazionato nel tempo: l’inaugurazione il 15 febbraio riguarderà l’esposizione dei materiali che sono stati oggetto di studio nell’ottica di comprendere/ricostruire la complessa evoluzione della città, dopo oltre 250 anni dal rinvenimento dei primi reperti.

Dalle urne cinerarie di età romana a Porta Pracchiuso, il cui ritrovamento risale al 1769, fino ai dati degli scavi degli ultimi trent’anni.

Sarà l’occasione per conoscere le prime fasi di sviluppo della città attraverso i reperti protostorici rinvenuti in via Mercatovecchio, in piazza I Maggio e sul colle del Castello; la conoscenza delle fasi romane e altomedievali sarà consegnata principalmente all’esame dei materiali provenienti da Viale Vât, da fuori Porta Grazzano, da piazza Duomo, da via del Gelso e naturalmente dal Colle del Castello. Ricchissima la documentazione rinascimentale e basso medievale emersa dai contesti di piazza I maggio, Palazzo Ottelio, Casa della Confraternita, piazza Venerio e via Brenari.

A questa prima apertura, visitabile su prenotazione e accompagnati da operatori specializzati (per informazioni e prenotazioni contattare il Servizio Didattico Civici Musei Udine, tel. 345 2681647, email didatticamusei@comune.udine.it), seguirà entro l’anno, la possibilità di visitare gli altri spazi del deposito, ed in particolare le strutture precedenti alla costruzione dell’attuale edificio del XVI secolo, probabilmente risalenti all’epoca tardoromana-altomedievale (VI-X sec. d.C.), e molti dei reperti archeologici che per ragioni di spazio non hanno trovato la giusta esposizione nelle sale permanenti.

I prossimi passi del lungo processo di conoscenza dei 3.000 anni di storia della città del Progetto “Archeologia Urbana a Udine” prevedono a marzo la presentazione del volume monografico dedicato all’archeologia del colle del Castello di Udine, per poi chiudere entro l’anno con un volume sui dati degli scavi archeologici degli ultimi trent’anni in città.

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