Monica Guerritore e la “beat generation”

GRADISCA D’ISONZO. Parla di poesia, tradimento, beat generation, meschinità, talento, competizione. Ma non solo. C’è davvero tanto in Qualcosa rimane, commedia drammatica di Donald Margulies (premio Pulitzer 2000) in scena oggi, in prima regionale, al Teatro comunale di Gradisca d’Isonzo (ore 21). In più, a interpretare il testo, che parla della scrittrice Ruth Steiner, ci sarà un’attrice dalla riconosciuta intensità, Monica Guerritore, qui anche regista. A lei spetterà il ruolo dell’autrice di successo che alterna la pubblicazione di romanzi all'insegnamento a pochi giovani allievi dotati. Sul palco si confronterà e scontrerà con una giovane scrittrice, Lisa Morrison, (Lucilla Mininno).
Steiner ha alle spalle un vissuto misterioso, che è allo stesso tempo dolore e nascita del suo sé più profondo. La trama si gioca sul suo rivelare alla sua allieva/amica questo passato, ma solo a seguito dell'intimità che si verrà a creare tra loro. A lei racconta la complessa relazione con il poeta e filosofo Delmore Schwartz, mentore tra l'altro di Lou Reed, nel bel mezzo della rivoluzione culturale di una generazione eccitata dalle menti di Ginsberg, Kerouac, Borroughs. Lisa percepisce la potenza di un mondo di cui non fa parte ma del quale vuole impossessarsi, a qualsiasi costo. Insomma, tanta carne al fuoco, che cerchiamo di capire meglio con Monica Guerritore.
Tra i temi cardine che questo testo sembra affrontare c’è il dolore che si lega alla nascita del diventare scrittrice. Un sentimento, nello specifico, causato dalla relazione con un grande poeta.
- Secondo lei che rapporto c’è tra dolore e creatività?
«Ruth Steiner ha una vocazione, un talento percepito. Incarna la verità dell’anima nel corpo. La sua svolta arriva in un momento di grande dramma, durante una relazione per nulla romantica. L’uomo che incontra, aldilà del poeta, si disperde nelle droghe e nell’alcool, facendole sperimentare una profonda mancanza di considerazione. “Di quell’anno non sono particolarmente orgogliosa” - dirà lei in alcuni momenti di lucidità. Immagino che la creatività possa emergere da una grande messa in discussione, ma solo se dentro, come in questo caso, c’è una voce che ti sostiene e un talento che si fa sentire».
- C’è poi il tema dello scontro generazionale. Qual è la sostanziale differenza tra l’artista giovane e quella esperta?
«Più che uno scontro generazionale è uno scontro tra due modi di vedere. Il tempo per Steiner è il suo cardine, si porta dietro la saggezza e la riflessione. A ciò si contrappone l’altro personaggio, con la sua fretta, l’ambizione, la mancanza di etica che la porterà a rubare l’opera dell’altra. Il suo comportamento è del tutto censurabile, anche nella furia della giovinezza»
- È insomma un personaggio negativo…
«Assolutamente, non c’è scampo. Sbaglia non solo perché ruba, ma perché resta solo una storia che pubblica. Il libro è robaccia. La salva solo una battuta, dove ammette: “Io non ho niente da raccontare, non attingo a niente”. Il vuoto è ciò in cui galleggia».
- Ed è un vuoto senza tracce di grandezza..
«Esatto, non c’è remissione. Non è nemmeno in grado di percepire la grandezza del poeta che c’è dietro.
- A proposito di poesia, fra pochi giorni sarà di nuovo a Trieste con"...Mentre rubavo la vita...!", spettacolo su Alda Merini..
«Sì, ma non pensi che si tratti di un recital con le poesie a leggìo. È un’opera con grandi musicisti che interpretano 20 brani che la Merini scrisse come travolgenti testi da musicare. Sono una vera esplosione. Non aspettatevi qualcosa di noioso, lei si sarebbe sparata al solo pensiero.
Emanuela Masseria
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